RUMOR(S)CENA – ROMA – Accompagnato da un’aura di scandale – che tutti i suoi spettacoli propongono in una certa misura -, Milo Rau è uno dei nomi di punta nel cartellone del Romaeuropa Festival, dove ha richiamato una gran folla al Teatro Argentina. Il regista svizzero (classe 1977) firmava Grief & Beauty, seconda tappa di una trilogia dedicata alla vita privata dopo lo sconvolgente Familie del 2020, incentrato sul suicidio di un’intera famiglia (da un fatto vero di cronaca).
Grief & Beauty non è da meno: affronta direttamente la morte e i suoi effetti collaterali. Quella linea d’ombra, territorio indicibile dove ci si ritrova spesso impacciati o impreparati. Non Johanna B., fulcro della pièce, apparizione fantasmatica su un grande schermo al centro del palcoscenico. L’anziana signora che accoglie con sguardo sereno gli spettatori, infatti, ha scelto l’eutanasia per andarsene consapevolmente. La vediamo nel video nel giorno prima di morire (ma la vedremo poi anche quando riceverà l’iniezione fatale), mentre i quattro attori – che l’hanno incontrata e conosciuta – intrecciano le loro storie fittizie o quasi alla sua, vera, interagendo in diversi modi.
Un bel colpo allo stomaco, anche se due anni di pandemia e la guerra in Ucraina hanno tolto parecchio di quella rimozione collettiva che la civiltà occidentale riserva alla morte, e dunque all’impatto che Milo Rau forse si prefiggeva. E pure un tema forte come la scelta di determinare la propria fine impallidisce di fronte ai tanti che sono morti senza volerlo per malattia o per la guerra. Quanto al campionario di disgrazie che ognuno degli attori va elencando – dalla donna che taglia la pancia della gatta morta investita per sentire ancora il suo calore (splatter degno di Jan Fabre) alle squassate radici familiari di una ragazza nera approdata in Europa – poco aggiunge al pathos generale che stiamo vivendo. E’ un po’ come se lo spettacolo arrivasse fuori tempo massimo, quando la realtà ha superato la tragedia. In Italia persino i video di Johanna arrivano secondi, perché già nel 2014 Pippo Delbono filmava l’agonia della propria madre.
Più interessante è l’oscillazione costante di Milo Rau fra realtà e rappresentazione. Hot point delle sue elaborazioni teatrali che coglie la profonda ambiguità della nostra civiltà dell’immagine, soprattutto dei media (non per caso il regista è anche un critico televisivo). Ci nutriamo oggi di visioni sconcertanti come quando i cronisti raccontano la guerra accanto al corpo scomposto di una poveretta. Assistiamo ai rimpalli tra Russia e Ucraina simili a una metastoria alla Riccardo III. O capita che il funerale di una vecchia regina diventi spettacolo planetario (peraltro grandiosamente teatrale). Insomma, è un po’ come scoprire all’improvviso che siamo fatti della stessa materia dei nostri incubi. Quelli con cui Milo Rau impasta i suoi lavori.
Visto al Romaeuropa Festival Teatro Argentina di Roma il 29 settembre 2022