“L. I. Lingua Imperii”, terzo appuntamento della rassegna “Altri Percorsi” del Teatro Stabile di Bolzano, va in scena mercoledì 12 marzo alle 20.30 al Teatro Studio del Comunale di Bolzano, allestito dalla compagnia teatrale Anagoor di Castelfranco Veneto che mescolano i linguaggi della nostra quotidianità in un intarsio continuo di frammenti verbali, visivi e sonori, coniugandoli alla rielaborazione di archetipi e dei miti della nostra classicità.
Con questi strumenti affilati e pungenti la giovane compagnia percorre in questo ultimo spettacolo i meandri della storia e della letteratura per mettere in scena la tragedia della guerra e il lamento cantato della caccia. «Ciò che ci sta a cuore in L. I. Lingua imperii è operare l’attivazione dei processi del ricordo attorno ad antiche odiose abitudini secondo le quali, nelle forme della caccia, alcuni uomini si sono fatti predatori di altri uomini e, ancora nel XX secolo, hanno intriso il suolo d’Europa del sangue di milioni di persone» afferma Simone Derai regista degli Anagoor. Le lingue, la caccia e quindi il potere sono i tre snodi fondamentali attorno a cui si dipana il plot narrativo.
In questo senso il titolo “L.I. Lingua imperii” denota la lingua dell’impero inteso come dominio coercitivo. È la lingua povera, bruta e ingannevole delle propagande fasciste e naziste. Sono gli alfabeti e le lingue insegnate a forza. Ma è anche il bavaglio o l’assenza di voce imposti come un dono violento dai dominatori. Il linguaggio stesso della violenza. La forma scelta da Anagoor per portare in scena la “caccia” dell’uomo nei confronti dei suoi simili, in questo lavoro che ha debuttato l’anno passato al festival Drodesera, è quella del coro della tragedia greca dove il canto e la musica, il gesto e la visione profetica si intrecciano in continuazione. Sul palco la compagnia sguinzaglia un coro di Erinni che, di fronte al ricordo delle vittime, lamentano il peso della colpa della caccia cruenta. Il Caucaso, limite estremo dell’Europa, montagna delle lingue e intreccio fittissimo di popoli, è stato scelto come epicentro della memoria e luogo mitico di questo giudizio, proprio come nella poesia di Eschilo. Con grande rigore gli Anagoor lasciano interagire molteplici livelli espressivi: voci, movimenti, filmati e parole scorrono su pannelli luminosi a connotare ogni frammento di memoria lungo i millenni. Dall’urlo strozzato di Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone, alla disquisizione fra un gerarca nazista e un linguista su lingue e razze in area caucasica, passando dalla furia venatoria di San Giuliano, patrono dei cacciatori.
Prodotto da Fies Factory e vincitore del premio Jurislav Korenić per la regia al GRAND-PRIX del Festival MESS di Sarajevo 2013, “L. I. Lingua imperii” è una vera e propria discesa negli abissi dell’anima più oscura del nostro passato e presente. Un percorso quasi ipnotico grazie al canto dal vivo dell’armena Gayanée Movsisyan che con il suo fascinoso registro vocale raggiungere momenti di rara intensità. Nel suo denso percorso intellettuale regala momenti di vera emozione, nella continua combinazione di suggestioni che riconducono ogni volta l’azione sul palcoscenico sul quale agiscono Anna Bragagnolo, Mattia Beraldo, Moreno Callegari, Marco Crosato, Paola Dallan, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Eliza Oanca e Monica Tonietto diretti da Simone Derai.