RUMOR(S)CENA – TEATRO E COVID-19 – INTERVISTE – PRATO – ROSIGNANO MARITTIMO – Prosegue il dibattito sul futuro del comparto artistico teatrale (e non solo) italiano: a rispondere ai molti quesiti sul come investire risorse e idee nel presente e nel futuro, in era Covid-19, abbiamo chiesto ad alcuni direttore artistici di teatro e festival nazionali, su come intendono dare un senso al loro lavoro. Domande aperte e non esaustive, a cui nessuno sa e può dare delle risposte conclusive , vista la fase di attesa e di transizione rispetto ad un impegno da parte delle istituzioni e del governo, sollecitato a trovare delle soluzioni economiche, gestionali, e di messa in sicurezza dello spettacolo dal vivo. Le polemiche non mancano e molti artisti stanno gestendo la loro professione mediante il digitale, strumenti audio video in Rete, sul Web, e alternative provvisorie e curiose come la poesia e la recitazione attraverso il telefono. Offerta virtuale e mediatica che in alcuni casi risulta eccessiva a rischio di saturazione. Chissà cosa ne pensa il pubblico: il cliente investito di una responsabilità futura quando si potrà ritornare a teatro. Nulla sarà come prima e le regole del distanziamento, delle norme di protezione sanitarie, del numero contingentato saranno un deterrente o un incentivo a ritornare seduti in platea? Nel frattempo viene annunciata la notizia di un gruppo di artisti, attori, musicisti e lavoratori dello spettacolo decisi a scendere in piazza in forma di protesta e provocazione a Roma il 18 maggio prossimo. La scelta è quella di dare vita ad una rappresentazione all’aperto da tenersi in Piazza san Giovanni in Laterano, sfidando il divieto del governo. Una scelta per protestare la decisione di riaprire le chiese per officiare le messe e mantenere il divieto degli spettacoli teatrali e proiezioni dei film nelle sale cinematografiche. L’idea è venuta al collettivo Spin Off a cui stanno aderendo in molti (tra gli altri anche il direttore del Teatro Pavarotti di Modena Aldo Sisillo e del regista – sceneggiatore Massimiliano Bruno) al fine di ottenere le stesse concessioni rilasciate alla Chiesa: una “Messa (in scena)” di uno spettacolo all’aperto con attori e artisti per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa e dei media ma soprattutto della politica chiamata a rispondere ad un appello urgente: salvare la cultura. Ogni giorno si assiste alla cancellazione di festival previsti per l’estate e la decisione di annullare manifestazioni di rilevanza nazionale come Umbria Jazz (previsto dal 10 al 19 luglio). Altri come il Bif&st International Film Festival di Bari rimandato a settembre in attesa di una decisione finale. Tutto dipenderà se il contagio del coronavirus – Covid-19 cesserà o sarà ancora lui a “riprendersi” la scena e far cancellare definitivamente tutti i programmi artistici previsti per il 2020.
r.r
Interviste a cura di Renzia D’Incà
Franco D’Ippolito è il direttore artistico del Teatro MET di Prato. Qual è la situazione attuale al Metastasio e cosa state facendo per far ripartireil vostro Ente da questa grave crisi di settore a causa del COVID-19? Quando pensa potrete ricominciare a lavorare e quali saranno secondo lei i problemi da affrontare?
«Stiamo facendo quello che ci è consentito provando a immaginare possibili scenari. Il Teatro Metastasio è stato chiuso l’8 Marzo scorso. Io stesso sto lavorando in remoto. È necessario azzerare alcune questioni – per quanto riguarda l’ amministrazione – rispetto al lavoro che già avevamo programmato, avendo chiuso in anticipo le attività annullate per forza maggiore a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19. Il nostro obiettivo attuale è quello di cercare di recuperare il pregresso riproponendo la produzione avviata sia per gli artisti che per i tecnici, con la speranza di poterlo realizzare dentro lo scenario possibile di una riapertura. L’ipotesi a cui lavoriamo è quella di riprendere dopo ferragosto, ovvero ricominciare ad operare con una proroga della stagione 2020/2021, mantenendo il Festival Contemporanea previsto in calendario per il 20 Settembre prossimo.
La Stagione non è stata contrattualizzata, per cui l’unico scenario possibile a cui agganciarci, è quello preesistente dal momento interrotto dell’ 8 Marzo scorso. Se riusciremo a riprendere la nostra attività in palcoscenico con gli spettacoli alla presenza del pubblico (nel mese di settembre, dicembre o Gennaio del 2021), sarà necessario rivedere tutta l’organizzazione delle attività dal momento che sono state interrotte. Se ripartiremo, come tutti ci auguriamo, comunque non sarà più nel modo precedente; dovremo convivere con questo virus. Ora stiamo lavorando con l’AGIS per predisporre un protocollo d’intesa con gli scienziati e capirne insieme le modalità. Si riaprirà nell’interesse della salute di tutti i lavoratori, degli artisti e del pubblico, ma è necessario ricominciare perché abbiamo bisogno del Teatro! Oggi la stragrande maggioranza dei dipendenti sono a reddito zero. Dobbiamo riportarli al loro posto di lavoro. Per quanto riguarda il pubblico, la nostra idea è quella di ridurre di un terzo la capienza dei nostri Teatri.
Il Metastasio da 600 posti ne potrà contenere solo 200, il Fabbricone da 360 si passerà 120 e lo stesso vale per il Magnolfi. Al Metastasio avremo uno spettatore ogni due sedie vuote. Le file saranno occupate in alternanza: una sì e l’altra no. Stiamo ragionando con degli architetti per capire come fare per restituire al futuro pubblico il piacere di tornare a teatro dentro un luogo di bellezza, evitando la sensazione di disagio, come quello di fruire uno spettacolo come fosse uno spazio di guerra. Il primo comandamento che ci siamo dati è riuscire a mantenere il binomio Arte e Bellezza anche se la situazione del settore è difficile ma sono convinto di potercela fare».
Come sono i vostri rapporti col Ministro del Turismo e Spettacolo Dario Franceschini, rispetto alla ripresa del lavoro?
«Per quanto riguarda la ripresa economica dei lavoratori, inserito nel Decreto Cura Italia, dovrebbero essere inclusi degli ammortizzatori sociali. Stiamo collaborando col ministro Franceschini e con i suoi uffici per definire un biennio speciale in stato di emergenza. L’anno 2020 è andato perduto. Il 2021 rischierà pesantemente le attività sospese dal 2019/20. Tutti lavoreremo per un rientro graduale: la prospettiva è quella di una nuova normalità però diversa da prima, ma che ricominci dal , nel senso che torneremo ad una proposta calendarizzata delle attività e della Stagione triennale solo a partire dal 2022. Non ci sarà una Stagione triennale regolare 2021/2023 ma una programmazione speciale per due anni fino al 2022. L’ambizione è quella di definire a partire da quest’anno di una nuova normalità, organizzativa sia per gli artisti che per i lavoratori del MET; in una prospettiva a cui stiamo pensando per offrire un modo diverso di fare teatro in totale libertà creativa riservato agli artisti dentro un tempo per ora sospeso».
Cosa pensa del dibattito attuale sul ruolo dell’artista di teatro in tempi di Covid-19 e Social? È favorevole a questo spostamento di campo dal teatro dal vivo al digitale?
«Io sono favorevole. L’artista vive in questo momento l’occasione per ampliare in maniera decisiva il dialogo e il confronto con altri artisti e con se stesso. Questo è un fattore molto importante nel presente e nel dopo emergenza. Ben vengano quindi le piattaforme sui social, utili quando si possa veicolare l’arte teatrale per i propri lavori artistici, come ad esempio, usufruire dell’archivio in Rete su Facebook o i canali come you tube. Tutto questo aiuta a mantenere un dibattito vivo fra artisti, operatori e un collegamento virtuale col pubblico. In attesa di un ritorno allo spettacolo dal vivo. Sono gli artisti il nostro propulsore di idee. Il loro “narcisismo” è in funzione dell’arte e della creazione quindi ben vengano proposte e idee da parte loro.
Per quanto riguarda invece la mia responsabilità di direttore di un Teatro pubblico sugli artisti, tecnici e organizzatori, sta a me garantire una maggiore incisività di prospettive lavorative. Coloro che oggi sarebbero sotto scrittura e non hanno contratti, posso provare a mantenere loro lo stesso reddito, le stesse giornate lavorative nel momento in cui ci sarà la ripresa. Il mio primo criterio da funzionario per gli artisti e lavoratori del MET è il recupero della produzione con la riprogrammazione delle attività interrotte l’8 Marzo. Per il momento mi sento di dire: arrivederci a Prato al Festival Contemporanea previsto il 20 Settembre».
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Angela Fumarola è la condirettrice artistica insieme a Fabio Masi del Festival Inequilibrio – Armunia di Castiglioncello – Rosignano Marittimo.
Qual è la situazione attuale ad Armunia e cosa state facendo per far riemergere le attività produttive, le Residenze e il Festival Inequilibrio da questa grave crisi del settore dovuta al COVID -19? Quando pensa si possa ricominciare a lavorare e quali saranno i problemi da affrontare per poter ripartire in sicurezza?
«Noi continuiamo ad utilizzare dalla chiusura dopo l’8 Marzo in poi degli spazi e delle attività, lo strumento digitale: un tavolo di riunioni in team. Le teniamo in collettivo anche con i tecnici e il personale di accoglienza una volta alla settimana in video chat, mentre con l’ufficio stampa e social team ne facciamo una al giorno. Abbiamo anche aperti dei tavoli internazionali. L’eccezionalità della fase ci porta ogni giorno anche a confrontarci a livello regionale con le Residenze artistiche toscane. Per quanto riguarda il Festival Inequilibrio (spostato per ora a settembre), il compito degli operatori è quello di creare le condizioni per la cura degli artisti, pensando al futuro immaginato in termini di desideri.
In questo momento di totale incertezza con tutte le attività sospese, preferisco pensare alle potenzialità artistiche che questa emergenza Covid-19 sta fornendo al nostro settore. Cerco gli artisti e il loro sguardo, il ripensamento in questa fase in cui l’idea dell’Arte diventa quella dell’agire in ambito speciale, in quanto Armunia nel suo ruolo istituzionale di residenza artistica. Attualmente siamo al primo step indoor in vista della riapertura “in prossimità”e poi procederemo per successive tappe cominciando dalla sanificazione di tutte le strutture del Castello di Rosignano Marittimo: la nostra sede attuale dal 2019, dopo la chiusura del Castello Pasquini per ristrutturazione. Si tratta di una struttura dotata di foresteria per gli artisti e di cucina (con personale esterno). Stiamo tutti vivendo un senso di spaesamento dopo il trasferimento da Castiglioncello avvenuta l’anno scorso e la crisi sanitaria ci ha colti in un momento di riorganizzazione in corso.
Avevamo attivato i laboratori con Giorgio Rossi, Antonella Questa, Maurizio Lupinelli e altri artisti. Il blocco imposto ci ha portato alla totale precarietà e costretti alla chiusura delle attività spostando Inequilibrio a settembre. C’è l’obbligo di non potersi muovere fra regioni, cosa che per le nostre collaborazioni artistiche sono necessarie. Sono saltate le ospitalità internazionali previste nei mesi di Giugno-Luglio con la Cina e col Canada, spostate al 2021. Il nostro Festival si terrà tutto all’aperto negli spazi fra le mura medievali del Comune di Rosignano Marittimo. Ci piacerebbe che il pubblico, i cittadini potessero partecipare anche dai propri balconi e non vogliamo parlare di recupero del calendario di questa stagione bloccata, quanto piuttosto guardare avanti.
Cosa pensa del dibattito attuale sul ruolo dell’artista di teatro in tempi di Covid-19 e Social? È favorevole a questo spostamento di campo dal teatro dal vivo al digitale?
«Oggi il tempo per noi di Armunia ha acquisito una dimensione non più lineare ma diagonale. La sfida che lanciamo insieme a Kilowatt come centro di Residenza della Toscana è stato di creare un bando per Residenze digitali già operativo (si trova sul sito e sulla pagina Facebook di Armunia), che servirà a trasformare la mancata prossimità fra gli artisti, il pubblico e gli operatori attraverso la dimensione del digitale.
Gli artisti sono invitati a presentare il loro progetto che avrà come canale di comunicazione il web. La nostra proposta certo non potrà sostituire le residenze ma stimolare nuove forme di ricerca autorale e interrogarsi sul presente. Non è un’alternativa al Teatro dal vivo, tuttavia sono convinta che il web possa essere interessante in questo momento, penso, per esempio, a come gli adolescenti abbiano vissuto meglio di noi adulti questa fase di quarantena a causa della pandemia Covid-19 19.
Per quanto riguarda poi la gestione del lavoro negli uffici, I problemi che stiamo affrontando e le paure, riguardano oggettivamente la normativa relativa all’ordinanza sulla sanificazione degli ambienti di lavoro. Immaginiamo si possano creare dei pannelli di divisione fra uffici. Altri invece lavoreranno in smart working. Per gli artisti dovremo capire quanti potranno lavorare a distanza di sicurezza sul palco. Ad Armunia prosegue il lavoro di Maurizio Lupinelli (Nerval Teatro) con un laboratorio permanente con attori disabili, che dura da 12 anni e che sta proseguendo tramite una piattaforma on -line dove possono incontrarsi ed interagire tutti i giorni.
A livello dei vostri rapporti col Ministro della Cultura e Turismo Dario Franceschini, cosa sta accadendo rispetto alla ripresa del lavoro?
«Per quanto riguarda i dispositivi per ripartire in sicurezza ancora non abbiamo ricevuto nessuna indicazione dal Ministero. Un altro grande problema è quello dei finanziamenti: stanno lavorando con AGIS, CreSco e FederVivo per cercare di garantire i Festival, le Residenze e il comparto spettacolo dal vivo. È in fase di discussione al tavolo del Governo la garanzia delle risorse per il 2020 con gli stessi finanziamenti concessi lo scorso anno. È necessaria una interlocuzione continua garantendo un dialogo con gli artisti dal vivo. Personalmente sto riflettendo su come questa grave crisi abbia messo in luce interrogativi come quello del rapporto fra l’Uomo e la Natura. Ci siamo accorti in questi due mesi di quarantena di un aspetto fondamentale: abbiamo un corpo. Proprio nella fase in cui siamo stati costretti a rinchiuderlo dentro le nostre mura di casa, ci siamo accorti di averlo. Ci siamo accorti che oltre a noi esiste l’Altro, quello con cui dobbiamo interagire in modo diverso da prima, dobbiamo osservare la distanza, evitare il contatto fisico. Forse bisogna ripartire pensando come tornare a stare insieme in modo graduale e il teatro può essere uno strumento che restituisce fiducia.
(prosegue)
foto di copertina https://www.enteteatrocronaca.it