RUMOR(S)CENA – “Messa in discussione l’apertura dei Teatri…” «ma possibile continuino a dire queste sciocchezze?…non andava presa nemmeno in considerazione dai sani di mente … per i Donizettiani Dulcamara alla ricerca di consensi… beh quello è il circo .. poi entrano gli elefanti» – a scrivere queste parole sul suo profilo Twitter il 9 marzo scorso è Gianluca Guidi (attore, cantante e regista teatrale, figlio di Lauretta Masiero e Johnny Dorelli) dopo aver letto un commento dal sito del Corriere.it alla voce: “Cinema e teatri”, in sui si spiega che “in questa situazione di alto rischio torna in discussione anche la scadenza – già fissata per il 27 marzo – (apertura sempre più a rischio per la situazione pandemica in evoluzione negativa. La decisione definitiva verrà presa l’ultima settimana di marzo, ndr) per la riapertura di cinema e teatri”. L’attore che ha esordito in teatro nel 1992 nella commedia musicale “Parole d’amore parole” con Nino Manfredi, ha preso una posizione netta e molto critica nei confronti dell’auspicata (e desiderata) riapertura da parte di molti dei suoi colleghi artisti, dimostrando la sua totale perplessità rispetto alle norme di precauzione sanitarie che dovrebbero seguire per poter andare in scena.
Sempre su Twitter il 26 febbraio scorso, scrive: «Non ho letto il protocollo che il Comitato tecnico scientifico ha redatto per noi attori che dal 27 marzo dovremmo recitare, contravvenendo alle regole a cui è sottoposto il pubblico. Immagino siano 1/3 del Cast. Tutti mascherinati – un metro e mezzo di distanza e soprattutto dobbiamo essere congiunti?».
Non manca l’ironia cosa che non guasta mai in questi casi, visto la totale confusione che regna sovrana e aleggia sopra tutta l’economia generale, tra promesse di ristori, ritardi e caos generalizzato nel decidere di chiudere (il famigerato lockdown) e riaprire a fasi alternate. Tra proclami di aperture contingentate e decisioni di abbassare le serrande, va in scena quotidianamente una narrazione politica veicolata dai media capace di disorientare chiunque cerchi di trovare una strategia coerente, una direttrice lineare, senza contare la tavolozza dei colori distribuiti Regione per Regione, tipo arancione rafforzato o rosso scuro. Scelte cromatiche ad uso e consumo di un’informazione che genera solo apprensione e disagio tra la popolazione.
Nel frattempo è interessante scorrere ancora il profilo Twitter di Gianluca Guidi: «Adesso la mia curiosità sale alle stelle nell’attendere, chi, alla riapertura del 27, saprà essere coerente in favore della categoria, schierarsi con i colleghi che non apriranno e tenere le saracinesche abbassate. E qui è compresa tutta la “gerarchia” teatrale. 27 marzo…». Il riferimento è chiaro e fa capire come sia conflittuale la proposta del ministro Dario Franceschini di permettere la riapertura, e anche in questo caso la posizione dell’attore è netta: «Cari lavoratori dello spettacolo, adesso vi hanno dato la “data certa”. Dopo la grande manifestazione della categoria vi hanno accontentati. A grande richiesta aprono i teatri: 200 posti al chiuso e 400 all’aperto. Spero che adesso vi rendiate conto dell’immensa s… che avete fatto. Perché dal 27 marzo non solo non riaprirà (per scelta propria) nessun teatro (o forse solo qualche Nazionale) ma non sarete nemmeno più considerati come professionisti impossibilitati al lavoro.
Sarete solo disoccupati. Invece che chiedere a gran voce la sicurezza sanitaria e finanziaria per poter riaprire, avete manifestato solo il vostro smisurato ego. Questo porterà i più fortunati a fottersene altamente e gli altri (meno fortunati) a cercare di arrivare a fine mese per lo meno mangiando». Un 25% di affluenza consentito è una cifra che non risolve nulla e impedisce la possibilità di non andare in perdita con gli incassi. Chi, invece, non ha dubbi in merito, e si è anche cointestato il merito di aver fatto decidere di riaprire i teatri, è Stefano Massini, diventato un opinion – leader sulle reti televisive. Lo ha scritto e ribadito sui social attirandosi le ire di molti lettori. Lo stesso Massini, a supporto della sua idea che è fattibile la riapertura, ha citato – ospite del programma Piazza Pulita di Corrado Formigli su La 7 -, uno studio dell’Università di Berlino che consentirebbe l’accesso alle sale teatrali. Notizia che non corrisponde alla realtà dei fatti dove (sempre su Twitter) la spiegazione di una lettrice risponde a Guidi: “Massini cita uno studio basato sul calcolo dell’Rt (…) ma lo ha stravolto credendo che quelle siano le percentuali. Così sostiene che al supermercato ci sia la probabilità dell’1% di contagiarsi. No, R1 vuol dire che un soggetto positivo è in grado di contagiare 1 persona” (commento supportato dalla fonte pubblicata sul berliner- zeitung.de “Expert: High corona risk in closed rooms”). Consultato il sito, si evince come sia stato frainteso il risultato della ricerca.
Abbiamo raggiunto Gianluca Guidi al telefono per intervistarlo e capire come sta vivendo questo periodo di forzata inattività. Quando è stata l’ultima volta che ha recitato in teatro?
«Era il 18 ottobre scorso del 2020 al Teatro Sala Umberto di Roma dove abbiamo smesso dopo 9 repliche (su 30 previste) dello spettacolo Maurizio IV. Su 200 posti avevamo un’affluenza di 160/165 spettatori al giorno e ci eravamo ridotti la paga del 60% visto che abbiamo un produttore privato. I sacrifici devono essere condivisi da tutti perché è la realtà dei fatti che lo richiede. Solo rendendoci conto della gravità anche della situazione sanitaria potremo tornare al nostro lavoro con delle regole serie e rispettose della salute di tutti. Pensare di riaprire ora con i dati di contagio analizzati 10/15 giorni prima significa rincorrere quello che è accaduto poco prima e non si risolve nulla. Va incentivata prima la vaccinazione e poi il pubblico potrà tornare a teatro e la proposta è quella di riaprirli a giugno in modo definitivo. Facendo così si garantirebbe sia l’incasso che la protezione sanitaria per tutti. In Italia esistono due tipologie di teatri: il teatro pubblico come il Piccolo di Milano o l’Argentina di Roma che vengono sovvenzionati (giustamente) con finanziamenti statali e che non corrono il rischio d’impresa privato, e gli altri a gestione privata dove l’impresario rischia di suo. Dovremmo seguire il metodo serio che hanno deciso gli inglesi al tempo della pandemia. Loro sono un popolo non facile da espugnare mentre noi parliamo tanto ma non c’è un’iniziativa concreta che permetta la ripresa nella massima sicurezza ma anche per l’aspetto economico».
Aprire ora sarebbe troppo rischioso a suo parere?
«Dobbiamo prima capire che scenario abbiamo di fronte (riferito alla pandemia da sars-cov-2, ndr) e poi decidere. A maggio, giugno dell’anno scorso il rapporto tamponi e persone positive era molto basso. Con l’estate è stato riaperto tutto, con i pessimi risultati che sappiamo, e sulla base di quegli stessi errori ora CTS da il via libera? Il teatro ha bisogno del pubblico ma il teatro è anche palcoscenico e un protocollo per chi ci lavora è stato redatto? Immagino si pensi oniricamente al Vaccino Shakespeare che immunizza naturalmente chi entra in palcoscenico. Al Brancaccio se decido di rimettere in scena “Aggiungi un posto a tavola” dove siamo in 50 che facciamo? Recitiamo tutti a un metro di distanza?
Con un quarto del cast? Perché non se ne parla? Oggi se dovesse riaprire un teatro privato di 500 la capienza massima ammessa sarebbe di 180 persone. Un numero che quasi mai si riesce ad ottenere in quanto le poltrone a “due posti vicini” possono essere vendute solo a congiunti. Se un singolo acquista un biglietto, l’altra poltrona rimane vuota.
Mediamente è un risultato ottimale riuscire ad avere una media di 160 spettatori a replica che permette un incasso di 3500/4000 euro lordi. Tolta la SIAE, i costi di montaggio e smontaggio, vigili del fuoco, spese pubblicitarie, e ammortamento produttivo. Mi baso solo su una singola replica citando i costi di gestione finanziaria applicata all’attività fine a se stessa. Sull’incasso sopracitato va tolto un 25% (esclusa la quota ammortamento sul costo totale lordo di investimento iniziale) e vanno pagati anche i contributi, gli attori, i tecnici, le bollette, il personale di cassa e di sala. Su 3500 euro ne rimangono si e no 200. Vogliamo ancora parlare di riaprire i teatri in queste condizioni?».
Stefano Massini pensa invece che sia una scelta dovuta quella di riaprire….
«Ho visto Piazza Pulita, il programma sul La 7 di Corrado Formigli in cui Massini si dichiara a favore della riapertura. Lo considero il Requiem del Teatro e dello spettacolo dal vivo. Quello che ha detto sui dati dello studio di Berlino è errato. È una follia pura! Ricominciare a lavorare per noi significa contenere la pandemia con delle regole severe e rispettate. Invocare l’ammorbidimento delle restrizioni significa prolungare l’agonia. Se a Londra, Johnson con 20 milioni di vaccini da due mesi e lockdown fino a 8 marzo con curva contagi in discesa (circa 8000 contagi al giorno) ha dichiarato che riapre i teatri il 15 giugno. Noi un decimo di vaccini, senza lockdown, con 20.000 casi in crescita vogliamo riaprire il 27 marzo (cosa per altro rimessa in discussione dallo stesso governo Draghi, ndr). Dobbiamo esigere che vengano erogati i Ristori e stiamo aspettando ancora quello del mese di dicembre del 2020 con l’ultimo Decreto Conte deciso con lo scostamento di bilancio che non è mai partito. Dobbiamo dimostrare di essere tutti uniti. Giorni fa in Largo Argentina qui a Roma ho ascoltato un’attrice che manifestava con l’hashtag #ioaprose… riferendosi al contratto nazionale e altre rivendicazioni: ma è mai possibile rivendicare queste cose in un momento così drammatico causato dalla pandemia? Bisogna avere il senso del momento…in guerra chi sta in trincea non chiede al Comandante di ridiscutere il Contratto Nazionale di Categoria.. chiede che gli vengano date le munizioni per difendersi»
Altro problema che ha sollevato polemiche e critiche feroci, anche tra voi artisti, quello del teatro in streaming. Qualcuno la considera pornografia teatrale. Che ne pensa lei?
«Io credo si possa utilizzare con delle tecniche di ripresa televisiva innovative e non certo quella di 30 anni fa. Esiste di fatto una generazione di ragazzi che plausibilmente certi spettacoli teatrali non li ha visti e sarebbe utile diffonderli. Io ho scaricato, ad esempio, una versione di “Spirito allegro” di Noël Coward, interpreti Noel Coward stesso e Lauren Bacall. Lo sviluppo di questa modalità di visione dovrebbe salvaguardare il repertorio e dedicarlo specificatamente su streaming così che diventi propedeutico alla visione del teatro dal vivo. Penso alle scuole. Esiste un repertorio di tanti titoli teatrali e bisognerebbe creare sulla rete un patrimonio culturale creando una biblioteca teatrale, magari con titoli che non si producono più “dal vivo”, implementando la diffusione del wi-fi. Una filiera che si muove in tutte le direzioni e darebbe lavoro agli attori e ai tecnici con un indotto straordinario. Il teatro va conosciuto anche in questo modo. Ovviamente avendo i Teatri aperti che ospitano o producono una produzione contemporanea».