RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del Film STORIA DI MIA MOGLIE di Ildiko Enyedi – Sulla scia del melo letterario di ampio respiro (circa 3 ore) sui complessi rapporti sentimentali fra uomo e donna, Fassbinder con Effi Briest da Theodor Fontane e Manoel De Oliveira con Francisca da Agustina Bessa-Luis hanno firmato due sontuosi capolavori. Se ne affianca ora un terzo con la trasposizione da parte della grande autrice ungherese Ildiko Enyedi (XX Secolo, Anima e Corpo) del romanzo del suo connazionale Milan Fust. Legato agli altri due film da una doppia prospettiva di sguardi, che non si incontrano mai. Quello di Jacob, capitano olandese di lungo corso e quello di Lizzy la donna che per scommessa (la prima che varcherà la porta) decide di sposare. Lizzy disinvolta,misteriosa, figlia del nuovo secolo con le sue emancipazioni (siamo nel 1920) accetta.Jacob che la lascia sola per mesi andando per mare, ogni volta che la ritrova la trova cambiata,nonostante la promessa della moglie di ‘aspettarlo’. In sette capitoli Enyedi disegna infatti un trattato sull’incomunicabilita’ di coppia, basata sul vivere senza condivisione psicologicointellettuale e vedere cosi’ cose diverse. Jacob che controlla in mare ciò che è incontrollabile (come dice in apertura) si illude di poter controllare anche la moglie,osservandola ma non capendola. Sicché Lizzy si trasforma via via in Quell’oscuro oggetto del desiderio Bunueliano, che la rende inafferrabile e desiderabile ad un tempo.In un gioco di asincronicita’,come se precipitassimo in uno sfasamento percettivo del vedere e del sentire. Fatto di giochi di sguardi,sfumature,mezze parole.Fino all’ossessione della gelosia di Jacob e la s/materializzazione sfingea di Lizzy. Andar per mare solcando l’acqua,ovvero solcare l’inconscio non significa comprenderlo e penetrarlo. E lo stesso accade con Lizzy , che Jacob penetra solo materialmente in più sequenze di sensualità e sessualità torride, in particolare una bellissima in campo lungo fra due porte, come se assistessimo a un rito più che a un amplesso. Che ci travolge , ma ci resta oscuro quanto Lizzy resta un mistero per Jacob. La messinscena è assolutamente magnifica,viscontiana per scene costumi e ombre sugli stessi. Lea Seydoux/Lizzy e’ pura meraviglia, incanto ed enigma femminino fino alla smaterializzazione e riapparizione ultraterrena come è tipico in Enyedi (indimenticabile il doppio sogno del cervo in Anima e Corpo) e come fu per l’immensa Romy Schneider nello splendido Fantasma d’amore di Dino Risi. Gijs Naber/Jacob bello altissimo e potente in mare, ha uno sguardo perso,offuscato sulla terraferma ,che gli fa vedere Lizzy come corpo non come anima. Ma anche lì qualcosa accade e il tempo contingente diventerà un per sempre. Incandescente, sublime, oscuro. Capolavoro assoluto.
Storia di mia moglie regia di Ildiko Enyedi
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