CAGLIARI – In volo mentre l’ aereo inizia la discesa, scorgi dal finestrino le coste della Sardegna, lambite dal mare e l’isola ti appare tra le nuvole. In viaggio c’è stato il tempo di leggere il comunicato stampa di “ Invisible Space. Viaggio nelle città invisibili” che spiega essere “uno spettacolo sensoriale itinerante” allestito all’interno dell’Orto Botanico, di Cagliari, con la regia di Karim Galici in occasione dell’apertura del Find: Festival Internazionale Nuova Danza, andato in scena lo scorso mese di settembre. Le premesse per essere un evento unico nel suo genere c’erano tutte e la curiosità di assistere ad uno spettacolo ispirato a “Le città invisibili” di Italo Calvino, era tale da far venire il desiderio, una volta atterrato, di acquistare in libreria una copia del romanzo, con l’intento di rileggerlo come se fosse la prima volta. Il regista scrive di aver pensato ad «Una nuova interpretazione del celebre romanzo dove il protagonista sarà lo spettatore/viaggiatore alla scoperta delle tante città dell’impero che altro non sono che l’uomo stesso. Un site specific itinerante, in cui il pubblico diventerà protagonista e attraverserà con i suoi cinque sensi i mondi ispirati alle città di Calvino».
Potrebbe essere una coincidenza fortuita ma il nome Calvino appare anche nella storia di questo Giardino dove si possono ammirare migliaia di specie (anche rare ) di piante e vegetali: qui la madre dello scrittore, Eva Mameli Calvino ne fu la direttrice tra il 1925 e il 1929, la quale conosceva l’Orto da quando nel 1906, aveva pubblicato i risultati delle sue ricerche, eseguite in un luogo che non è errato definirlo un’ oasi verde sorta in mezzo alla città (si estende su cinque chilometri quadrati). Bisognerà attendere la notte per entrare e lasciarsi trasportare in un viaggio dove le suggestioni sensoriali si susseguiranno a ritmo continuo. Non veniva chiesto di essere un semplice spettatore ma un partecipante attivo nell’interazione che si creava con i performer-attori e danzatori (oltre ai partecipanti del workshop “I sensi nello spazio”, condotto dallo stesso regista nella fase preparatoria). Calvino è un autore che a Karim Galici ha suscitato molti interrogativi se lui stesso ammette di studiarlo da 14 anni e aver creato “Invisible Space”, ispirandosi ad un testo “rivoluzionario per lavorare su reale e immaginario, naturale e virtuale, fisico e metafisico, rendendo labili tutti i confini. L’orto botanico diviene uno spazio dove perdersi e immaginarsi diversi”.
Sito su un’area archeologica compresa tra l’Anfiteatro Romano, l’Orto la cui gestione è affidata all’Università di Cagliari, vede al suo interno la presenza anche di una cava utilizzata per la costruzione dell’Anfiteatro, e in seguito utilizzata come carcere e infine cisterna, oltre la Villa di Tigellio che presenta i resti di alcune domus romane e di un coevo edificio termale. Ospita tre cisterne di epoca romana in buono stato di conservazione, di cui una anche visitabile. La Storia si incrocia con l’Arte e l’ambiente naturale diventa un palcoscenico all’aperto o meglio un luogo reale che cede le sue coordinate fisiche per assumere le sembianze di un sogno, di una visione onirica, dove tutto è creato da miriadi di luci soffuse, ombre che si muovono nell’oscurità, suoni sussurrati emessi da piccole case appese agli alberi. La vegetazione lussureggiante crea un effetto straniante e tremule candele indicano il percorso da seguire. Il passo deve essere calmo per non perdere nessuno degli effetti scenografici che riproducono delle case in miniatura appese agli alberi. Emettono bagliori di luci violacee e all’interno si odono come delle voci. Sono le città satelliti che stanno ad indicare come il viaggio stia per iniziare.
L’accesso al pubblico è limitato per dare modo di assistere alle azioni performative con la giusta attenzione e partecipazione individuale. L’intento di Karim Galici, supportato da 25 artisti, ognuno di loro coinvolto in diversi ruoli, è quello di creare un ambiente sensoriale immersivo stimolando la percezione tattile e corporea al buio, una volta bendati la mente non può opporre resistenza e l’empatia /fiducia verso chi ci guida deve essere scevra da qualsiasi condizionamento o sovrastruttura mentale. Non è facile trovarsi in simile condizione vista la nostra predisposizione a controllare ogni azione ci venga rivolta verso di di noi, mantenendo sempre il controllo per paura di cedere facilmente alle emozioni. Le “Città invisibili” sono luoghi dove le suggestioni provate. Permettono di dimenticare per una sera, di abitare in spazi metropolitani caotici, disordinati e alienanti, difficili da vivere per chi sente di avere ancora desiderio di libertà, se pur interiore e spirituale. “Ombretta Leonia” sono “le città degli arrivi e delle partenze che hanno accumulato così tanta spazzatura da implodere in se stesse. I confini di una hanno bloccato i confini dell’altra. Hanno continuato a svilupparsi solo attraverso le loro ombre”. I “viaggiatori”, vengono invitati a ricostruire le due città in modo armonico ed equilibrato. L’interazione avviene a coppie e la propria creatività si confronta con quella di uno sconosciuto/a, così come può accadere di frequente nella vita di tutti i giorni.
Il suono: esistono città dove la loro configurazione ambientale e paesaggistica si scopre attraverso i suoni. A “Sonoria” è la voce di Calvino che guida i visitatori, privi momentaneamente della vista, si immergono in un mondo fatto di suoni che provengono da lontane metropoli, i loro rumori sembrano avvolgere il corpo degli astanti, come carezze uditive fino a quando la luce calda e rassicurante delle candele (accese dalle mani stesse di chi è presente) rischiarano il buio e fanno intravedere gli oggetti di cui le città sono composte, dando loro vita. Difficile rendere per iscritto quanto vissuto soggettivamente e allo stesso tempo mantenere la neutralità necessaria. Partecipare a “Invisible Space” è un continuo lasciarsi sorprendere da apparizioni fantasmagoriche, capaci di suscitare a momenti la sensazione di qualcosa di perturbante; qualcosa di nuovo che suscita diffidenza e paura perché è altro da noi e da ciò che conosciamo. Come nel caso delle “Città sotterranee”, in cui si accede lungo uno stretto cunicolo scavato nella roccia (la scelta del regista di ambientarle nelle cisterne romane suscita da subito stupore), spingendo un cancello di ferro. Ad attendere i “viaggiatori” c’è un re che attira verso di sé l’attenzione per raccontare come il suo regno, la città di Zora, sia andato distrutto. O di Isaura , costruita sopra un grande lago sepolto, versandoci da bere dell’acqua di quella città. Racconta anche della città di Argia con cui ha ancora contatti attraverso la terra. E poi si arriva a “Eusapia”, la città dei morti. Una città mondo dove la morte ha lo stesso spazio della vita, Due città speculari. L’una il positivo dell’altra. Potrebbe sembrare che la città dei morti sia creata dai vivi, ma in realtà vive anche in autonomia.
Sono percorsi individualizzati che nei giorni di repliche potevano essere vissuti distintamente e molti hanno chiesto di poterlo fare, così come testimoniava la lista d’attesa che si allungava di ora in ora. Segno di un vero interesse suscitato da un evento creato con la sinergia e la collaborazione di diversi enti. L’Orto Botanico in prima fila per aver concesso un luogo così particolare nella sua preziosa cura delle piante ivi conservate; il coinvolgimento delle scuole superiori e del Conservatorio musicale di Cagliari i cui allievi hanno realizzato le musiche e i video con la supervisione di Alessandro Olla. Le installazioni sceniche realizzate dagli studenti del Liceo artistico “Foiso Fois”, coordinati da Gianluca Melis, i costumi di Stefania Dessì che si è avvalsa degli allievi dell’Istituto professionale “Sandro Pertini”. Questo sta a significare una cosa sola: creare uno spettacolo con giovani maestranze artistiche in formazione permette di valorizzare e far conoscere al pubblico l’importanza di come agire in un contesto urbano e sociale, determinando la possibilità di depositare dei saperi, delle conoscenze, dei talenti, patrimonio della città.
Da invisibile diventa visibile e Karim Galici ha saputo creare con la sua immaginazione un viaggio dentro e fuori le proprie esistenze, culminato con l’ultima sosta alla “Taverna” definita come “uno spazio di decompressione, un luogo dove fermarsi, bere, mangiare e ricordare. Pensare al viaggio vissuto o alla vita nel viaggio. Dove condividere le proprie sensazioni e lasciarle scritte su un foglio. Qui termina un’esperienza che determina la necessità di ripensare a quello che ognuno ha provato e una volta usciti dal viaggio nelle città invisibili ci si appresta a continuare a viaggiare nella vita reale.
Invisible Space – Viaggio nelle Città Invisibili
Spettacolo sensoriale itinerante liberamente tratto da “Le città invisibili” di Italo Calvino
Regia: Karim Galici.Aiuto regia: Veronica Gotay Rodriguez. Performers: Davide Brai, Erika Di Crescenzo, Karim Galici, Veronica Rodriguez Gotay, Cristina Locci, Lucrezia Maimone, Alvaro Sebastian Perez e con gli attori/danzatori partecipanti al workshop I sensi nello spazio: Alexandra Baybutt, Claudia Benaglio, Marta Cannella, Francesca Maria Cogoni, Maria Valeria Cingolani, Manuela Corona, Martha Giuliani, Rosetta Lo Nardo, Giuseppina Mannai, Milena Meloni, Adriana Monteverde, Francesca Murru, Giulia Paderi, Valentina Sulas, Roberta Uscidda, Alessandra Zurrida
Voci narranti: Davide Brai e Daniela Vargiu
Coreografie: Cristina Locci
Scenografie: Gianluca Melis
Installazioni sceniche a cura degli studenti del Liceo Artistico Statale di Cagliari Foiso Fois con il coordinamento di Gianluca Melis. Costumi: Stefania Dessì, in collaborazione con gli allievi dell’Istituto per i Servizi Sociali di Cagliari Sandro Pertini. Musiche e video a cura di Michele Uccheddu, Emanuele Balia, Mirko Atzori, Valentino Nioi (Conservatorio di Musica Pierluigi Da Palestrina – Cagliari) con il coordinamento di Alessandro Olla
Produzione ASMED e Impatto Teatro in collaborazione con TiconZero, In\Visible Cities Urban Multimedia Festival, Associazione Raccontamela Ancora
Organizzazione e ufficio stampa: Silvia Ferrari
visto a Cagliari il 10 settembre 2016 in occasione della 34 esima edizione Find – Festival Internazionale Nuova Danza.
Testimonianze del pubblico