RUMOR(S)CENA – INEQUILIBRIO – CASTIGLIONCELLO (Livorno) – Castello Pasquini ha chiuso i battenti. Armunia e i suoi uffici sono stati trasferiti a Rosignano. Ora il maniero, sede del festival Inequilibrio di Castiglioncello, è sottoposto a lavori di restauro e consolidamento per l’usura accumulata negli anni. Le sale, i corridoi, le stanze per la foresteria, i camerini appaiono come piccoli palcoscenici vuoti, silenziosi: il teatro non li abita più e gli artisti dovranno trovare ospitalità in altre sedi. La malinconia traspare in chi si aggira nel parco e rievoca le sere festose e allegre durante le tante edizioni del festival: nel 2019 si è conclusa la 22 esima edizione con un bilancio lusinghiero per affluenza di spettatori e artisti partecipanti, tra cui si è dato ampio spazio al settore danza. «La scena contemporanea è alla ricerca perenne del nuovo, in realtà basterebbe fermarsi e osservare quello che c’è e che c’è stato. La vera sovversione non è oggi ribaltare e trasformare il presente o il passato, ma guardare ad essi per capire come andare avanti» – si legge nel programma che introduceva il calendario degli spettacoli. Angela Fumarola divide la direzione artistica del festival insieme a Fabio Masi e ci spiega alcune scelte fatte: «in questo momento storico la danza ha il sostegno, il supporto di molti operatori che hanno messo in rete, a sistema i servizi, le residenze artistiche, l’opportunità di offrire attività di mentoring, curatela e anche per quanto riguarda la distribuzione. Tutto questo ha favorito negli ultimi dieci/quindici anni di essere riconosciuta e convalidata come una forma artistica dotata di autorevolezza e valorialità. All’interno dell’arte coreutica ci sono differente modalità per rappresentarla e il gesto come codice classico si sta perdendo e scardinando, ma assume un’importanza come atto politico e non più esclusivamente estetico. Questa scelta è stata fatta in Italia da parte del settore danza.
Gli artisti stessi fanno delle scelte radicali politiche e non cercano di sottostare alle logiche del semplice sistema festivaliero dedicato alla danza. Lucia Latour coreografa (scomparsa nel mese di aprile del 2019, ndr) è stata una pioniera della danza contemporanea già negli anni ‘80 , un’artista e sperimentatrice molto originale, svolgendo una ricerca d’avanguardia sui linguaggi del corpo e per questo non era stata capita in quegli anni, troppo anticipatrice rispetto al suo tempo anche se da lei hanno attinto in molti coreografi, alcuni tra questi si sono visti durante il festival di quest’anno. Molti artisti anche nel teatro scelgono di restare radicali – spiega Angela Fumarola – e penso, ad esempio, ad Enzo Cosimi; la sua qualità poetica è altissima ed è sempre stato coerente dando spazio alla parola che pari passo con la coreografia, mantenendo la sua radicalità. La stessa tematica la ritroviamo anche in Salvo Lombardo che si occupa di guerre dimenticate, di luoghi abbandonati, di periferie oscurate del mondo. Un filo rosso che è riuscito ad intrecciare il teatro e la danza toccando questi temi».
La conversazione con la direttrice di Inequilibrio è un bilancio a fine stagione, dopo un successo in termini di presenze di pubblico che ha animato per due settimane il castello e il parco di Castiglioncello. Il futuro di questo festival è nelle mani dell’amministrazione di Rosignano e sarà interessante capire il suo futuro per il 2010. «Stiamo assistendo a mutamenti radicali e noi siamo testimoni privilegiati, sociali e atmosferici, culturali e antropologici e il programma dedicato alla danza li ha intercettati – prosegue Angela Fumarola – come in “Celeste” di Raffaella Giordano. La danza rispetto al teatro non la parola ma ha molto spazio e considerazione da parte degli operatori (su questo è necessario aprire una riflessione più ampia visto un genere di teatro contemporaneo spesso di scarsa qualità, ndr) che finanziano e scambiano in modo indipendente. Questo ha favorito la nascita e il consolidamento di alcuni autori coreografi e dentro questa rinascita la linea politica sta emergendo in modo molto visibile. Inequilibrio ha colto questa linea, la condizione umana che si rifà al concetto di insieme, di transgenerazionalità capace di unire i giovani e gli autori più adulti. Una matrice in comune da dove viene presa l’ispirazione, da dove si è venuti, cosa è stato colto e come si è evoluti. Un esempio: la Compagnia Abbondanza Bertoni con la loro Trilogia de “La morte e la fanciulla” “Orbi” e “Pelléase e Mélisande”».
La danza contemporanea era presente al festival di Armunia con artiste di grande valore e prestigio: Alessandra Cristiani con Corpus Delicti dove si è esibita in una assolo ispirato all’opera di Egon Schiele. Davide Valrosso e i danzatori Indiani della Compagnia Attakkalaridi Bangalore (spettacolo ospite del progetto internazionale in rete “Crossing the sea” vincitore del bando Boarding pass plus Mibac. Ne faceva parte anche Dandans Artgroup e la coreografa della Korea Sunyoung Kim e Goblin Party con Jin ho Lim, kyung min ji e Sung eun Lim. Artisti ospiti internazionali invitati a Castello Pasquini per una mini rassegna della danza orientale a confronto con la danza a noi conosciuta per aver visto i protagonisti della scena italiana. Marco D’Agostin e Teresa Silva, il Collettivo Cinetico di Francesca Pennini, Silvia Gribaudi e la Compagnia Abbondanza Bertoni, Cristina Kristal Rizzo, Luna Cenere.
Icona della danza contemporanea italiana, Raffaella Giordana ha presentato al festival“CELESTE appunti per natura”, delicata e poetica creazione per la scena. Un dialogo sussurrato con la natura a cui si rivolge con un’intensa partecipazione dettata dal movimento capace di entrare in sintonia con lo spazio rarefatto. La natura si svela attraverso i passi della danzatrice seguendo i ritmi delle stagioni, la sua perfezione nel creare la vita fino alla sua conclusione terrena. C’è una dolcezza d’animo in questa artista di rara bellezza e perfezione. Sinuosa nei movimenti, Raffaella Giordano si esprime con la massima leggerezza disegnando figure evocative che emergono dal buio rischiarato da luci soffuse. La collaborazione con Danio Manfredini è visibile per l’apporto che l’artista sa offrire alla danzatrice nel suo percorso di creazione: «una straordinaria umanità condivisa» e trova in questo assolo la possibilità di esprimere la sua poetica. “CELESTE appunti per natura” tra ispirazione da “L’estate della collina” di J. Baker definito un «bizzarro e misterioso scrittore inglese che racconta e descrive unicamente la natura. Il suo sguardo è posato sulla più piccola manifestazione, fino alla vertiginosa grandezza che lo comprende». La traduzione per immagini diventa un lungo e meditato lavoro di sintesi attraverso il corpo che traduci in singoli gesti minimalisti fino alla creazione di un disegno coreografico espressivo di straordinario impatto.
Una delle presenze ormai stabili al Festival è rappresentata da Roberto Latini: la collaborazione artistica con Sandro Lombardi e Federico Tiezzi si è consolidata da tempo dove la realizzazione di spettacoli, la cui matrice, denota un forte impegno nel dare vita a progetti come quelli basati su testi di Giovanni Testori. La capacità interpretativa di Latini è tale da poter affrontare l’imponente architettura linguistica di In Exitu (dall’omonimo romanzo dello scrittore), portando sulla scena con dirompente energia espressiva la drammaticità di un uomo la cui vita è stata segnata dalla tossicodipendenza. Una condizione di emarginazione, solitudine, evasione che si trasformerà in comportamenti eversivi, antisociali, sull’orlo di un abisso in cui cadere dentro. Un vortice linguistico che aumenta sempre più fino a raggiungere un sonoro, quasi indecifrabile, gutturale. Latini da vita ad una rappresentazione carica di significati denso di rimandi dove l’umana disperazione si fa carico di un dolente lamento che risuona dentro le nostre coscienze. La parola in Testori diventa materica, carnale, sottoposta a contorsioni tali che la voce recitante del protagonista la deve plasmare, afferrare e interiorizzarla. Emerge dolorosa nel suo calvario e la scena composta da veli bianchi circonda lo spazio dove una rete calata all’inizio e un’enorme pallina da tennis che appare alla fine, suggerisce come la partita non finisca mai e le parole continueranno a rimbalzare all’infinito.
Il festival ha visto la presenza anche di Oscar de Summa con il suo nuovo spettacolo dal titolo “Soul music dal lato opposto” un assolo monologo a più voci trascinante, in un tripudio e mescolanze di parole e suoni che si rincorrono a vicenda, si infrangono e riecheggiano tra loro. L’artista si esibisce con la sua consueta energia e presenza scenica dando vita ad una novella dai toni agrodolci in cui rievoca, ancora una volta, la sua terra pugliese e un sud che cerca di trovare un suo spazio che meriti attenzione. Parla di giovani in cerca di un riscatto sociale dove il loro talento per la musica li porta a fare una scelta rischiosa: creare un gruppo di soul music. Un’impresa assai ardua dove i singoli personaggi che compongono la band si palesano attraverso la voce di De Summa: storie di vita con tutto il portato di fragilità, soprusi famigliari, incomprensioni e diffidenza da parte di chi dovrebbe sostenere il coraggio e non osteggiare la creatività di giovani in cerca di successo. La storia ruota intorno ad un uomo di nome Vladimiro il cui ruolo di cantante è fondamentale per dare vita alla band musicale. La voce che mancava e Oscar De Summa la interpreta dando sfoggio di ottime qualità canore. Un artista poliedrico capace di trasportare il pubblico nelle atmosfere dello spettacolo concerto. Non è tutto scontato però: Vladimiro vive a i confini di una società dove il suo disagio è fonte di emarginazione, di solitudine, di sofferenza. Ma è da questa condizione che nasce la possibilità di riscatto e di inclusione accolto a braccia aperte dal gruppo. Un’esperienza di breve durata ma con l’entusiasmo di aver provato a sognare, a vedere realizzato un progetto fuori dagli schemi, senza per questo sentirsi falliti e inutili. Scrittura raffinata e ricca di emozioni per un vero protagonista della scena italiana.
Festival Inequilibrio 2019 Castiglioncello Castello Pasquini