Spettacoli — 15/04/2025 at 15:55

La ricerca della perfezione nella luce di scena definisce la “Sagoma” perfetta dell’attore

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RUMOR(S)CENA- ROMA — Uno e bino senza timor di eresia. Nando Paone dopo un giorno saltato per influenza, evitando il rischio dell’annullamento delle repliche del week end,  si ripresenta nella suggestiva cornice del Teatro Basilica per una prova d’attore che ne riassume il potere di sintesi: interprete e performer su misura. Per la verità nella finzione vorrebbe cumulare altri incarichi: autore (ma in realtà il testo è di Fabio Pisano), regista  e tecnico della luci (qui la funzione è svolta da Davide Iodice, anche regista). Metafora del teatro. Ispirazione e tecnica .Al secondo punto le luci come elemento fondamentale della recitazione. E dunque un’ora di dialogo quasi ai crismi dell’incomunicabilità con il giovane assistente che dovrebbe assecondarne la ricerca della luce perfetta.  Per disegnare la sagoma in cui l’attore sparisce. Perché non deve essere conosciuto ma al massimo riconosciuto.

Nando Paone crediti Gianni Biccari

Perché nella sparizione dell’identità  sta la magia del teatro. L’annullamento del corpo per esaltare l’attore, l’anonimato della figura nella valorizzazione misteriosa della luce. Dunque uno scopo parossistico e megalomane con tratti di empatia. L’attore litiga con il tecnico, poi ci riappacifica, E l’alter ego risponde solo a gesti cambiando angolazione, introducendo filtri colorati. I suoi gesti indicano consenso o disapprovazione, la parola è negata. Uno scotch fissato sul parquet sta a significare il punto incontro della volontà di rappresentazione. No, anche quello viene tradito.  La scala si sposta, il protagonista diventa sempre più inquieto e, nei momenti di transizione, riflette sulla solitudine del teatrante, esalta le luci e il loro infinito potere di sintesi. Non un reading ma una performance e un’invettiva in cui gli oggetti sono un tramite essenziale per stabilire un contatto tra autore e pubblico. Proposta raffinata e non intellettuale ma vivacemente concreta. Il bianco e nero la fa da padrone con il suo fascino innegabile. Le luci cercano il nero dei vestiti di scena.

Nando Paone con Matteo Biccari, crediti Gianni Biccari

La sagoma smilza di Paone è la presenza costante e fonte di attrazione.  Le ombre e la sagoma desiderata nel furioso corpo a corpo con la ricerca dell’utopia. Con la maestranza che sembra continuamente destinata a subire gli apparenti capricci del protagonista per poi riappacificarsi completamente nell’abbraccio finale. Uno spettacolo esauriente, soddisfacente, essenziale e gratificante dove quella che sembra la sola piccola idea di partenza dilata i confini come metafora della rappresentazione, ancora più vastamente, della vita. Non ha pretese metafisiche e essenziali ma fa intravedere le fissazioni di un attore, i suoi tic, la sua nevrosi, la sua aspirazione a quella sintesi assoluta che poi si scontra con le esigenze commerciali, con la necessità di uno spettacolo vendibile e accattivante.

Nando Paone con Matteo Biccari, crediti Gianni Biccari

La luce accesa è la speranza di sopravvivenza dell’esercizio teatrale in Italia, il rifiuto della desertificazione autorale. La preparazione della scena è fatta di minimi particolari. La prova sviluppa un tempo indefinito, ad libitum in cui la collaborazione tra le diverse componenti è quasi un duello e una sfida. Si respira la precarietà di una professione che a volte è anche mestiere. “Il baratro è solo un quarto di passo dopo il segno fissato”. Il successo e lo scacco sono separati dal fiato di un amen. La scena è scarnificata e ci si muove con levità Nando Paone  nella sua riflessione sul teatro suscita e smuove emozioni impensate.

Nando Paone credit Gianni Biccari

L’urgenza del teatro è il riflesso della sua vanità: utilità e inutilità combattono dialetticamente una battaglia intelligente e non banale. Per chi si accontenta di meno ne ricaverà una piccola lezione sull’uso della luci di scena e sulla sue infinite possibilità di variazione. L’ambientazione sobria trova nella sala di San Giovanni la perfetta accogliente bomboniera davanti a un pubblico giovane e quanto mai partecipe per una prova d’attore che conferma la solidità e la maturità dell’interprete, quanto mai omogeneo a testo e regia. .   

SAGOMA, monologo per luce sola, testo di Fabio Pisano, per e con Nando Paone, con Matteo Biccari. Regia e luci di Davide Iodice. Assistente alla regia Carlotta Campobasso. Collaborazione: Francesco Guardascione e Francesco Piciocchi. Organizzazione e comunicazione Gabriella Diliberto. Produzione Artgarage Teatro.

Visto al Teatro Basilica di Roma il 12 aprile 2025

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