RUMOR(S)CENA – PRATO – Un forte impatto emotivo quello che esplode (e si implode) in scena e nella platea del Teatro Metastasio di Prato con Il Risveglio di Pippo Delbono, il suo nuovo lavoro dopoAmore. Le domande che vengono poste sono: Di cosa hai paura? e Eppure noi continuiamo a vivere. Sembrala griglia di un processo mentale che ci viene regalato a fine spettacolo sotto forma di cartolina di ex Poste italiane, mentre si esce dalla sala dalle maschere nel foyer del Teatro. E proprio da queste elementari-essenziali, filosofiche domande, ha inizio Risveglio in perfetta risonanza coi suoi attori della Compagnia Pippo Delbono. Si presenta in scena seduto su una sedia intento a recitare un monologo. Quasi un’evocazione da Peter Brook ma soprattutto sempre e solo sé stesso, inimitabile, con e fra i fogli della partitura che legge e poi getta a terra (a teatro non si dovrebbe mai fare per scaramanzia) per narrare una ulteriore sezione della sua autobiografia, proiettata fra azioni ed emozioni, che sparge con concisione riferite alla sua vita e che tanti riconoscimenti ha avuto in Italia e all’estero.
E insieme la sua idea di Teatro che ha conquistato (proveniente da un piccolo paese della Liguria affacciato sul mare di Varazze), anche le scene internazionali. Appena lascia la sedia appare claudicante, dopo aver ricevuto i fogli in mano consegnati da Pepe Robledo, uno dei suoi attori più noti, da cui legge il copione mentre l’attore gli porge il microfono. E il suo pubblico che tributa loro tanti applausi in piedi, a lui e ai suoi attori-danzatori. Pippo nel suo nuovo lavoro Il Risveglio parla di se stesso, la sua lingua parlante che è corpo, corpo significante, foriero di tanti successi nei Paesi francofoni in Francia, in Belgio e anche in Italia. Lo ricordo in una delle sue apparizioni in Piazza dei Priori a Volterra dentro un Festival che poi sarebbe diventato la storia trentennale di Armando Punzonelcarcere della Fortezza, forse l’inizio di quello che in Italia si sarebbe chiamato Teatro Sociale o Teatro Sociale d’Arte (cit. Andrea Porcheddu). Il Risveglio è la sua autobiografia più recente.
Tratta dei suoi lutti e in particolare di quelli per Pina Bausche Bobò, il suo attore cult e lei, Pina, la sua musa. In realtà Bobò emerge in visionarietà in chiusura dopo 60 minuti di spettacolo, attraverso un video, traccia mnestica della storia e della poetica Bobò- Delbono a cui Pippo dedica un afflato di sorellanza-fratellanza. Entrambi non ci sono più. Del resto, ciascuno ha i suoi lutti. Il protagonista parla della sua storia privata e pubblica di uomo di Teatro che ha incontrato in privato e sulle scene chi non c’è più. Parla di sé. Ma parla anche d’altro. Di attualità. Di guerra. Racconta degli ultimi anni appena storicizzati, della nostra specie umana, quelli del Covid e della Guerre (fra inizio 2020 e adesso, quelli che Trump e Silicon Valley, colonizzeranno).
Quella fra Ucraina e Russia. Fra Israele e Palestina. Anni della sua – nostra solitudine. Certo, quanto è molto diverso da quando avevo visto alla mezzanotte a Volterra Piazza dei Priori, circa trent’anni al Festival allora unito tra Volterra e Pontedera. Lo spettacolo insorge con scene di sabbie-clessidre del tempo, girotondi fra danzatrici diversamente giovani, diversamente magre. Una lacrimuccia scende, comunque.
Visto al Teatro Metastasio di Prato il 3 Novembre 2024
Il Risveglio di Pippo Delbono
Compagnia con Dolly Albertin, Gianluca Ballaré, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Mario Intruglio,Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Giovanni Ricciardi, Pepe Robledo, Grazia Spinella e con Giovanni Ricciardi al violoncello e arrangiamenti
Produzione Emilia Romagna ERT/ Teatro Nazionale, coproduzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Metastasio di Prato, Theatre de Liege, Sibiu International Theatre Festival Romania, TPE Teatro Piemonte /Europa Festival -Romania