PONTEDERA (Pisa) – Debutta in Prima nazionale dal 18 al 22 Aprile 2018 al Teatro Era di Pontedera, lo spettacolo Quasi una vita. Scene dal Chissàdove. Protagonisti due figure chiave del Teatro toscano e nazionale: l’attrice Giovanna Daddi e Dario Marconcini (direttore artistico del Teatro di Buti, oltre ad ricoprire i ruoli di attore e regista), coppia sulla scena e nella vita. La regia è affidata a Roberto Bacci, direttore del Teatro Era (Teatro Nazionale della Toscana con La Pergola di Firenze) che firma anche la drammaturgia insieme a Stefano Geraci. In scena con Daddi e Marconcini altri quattro attori: Elisa Cuppini, Silvia Pasello, Francesco Puleo e Tazio Torrini.
Una nuova produzione del Teatro Era, che ben riassume Stefano Geraci, da tempo in sodalizio artistico con Bacci: «Se fosse stato cinema, questo spettacolo si sarebbe potuto ascrivere al genere biopic, quella fiction che si fonda su biografie reali (…). La preparazione, almeno, è stata analoga. Abbiamo raccolto e registrato i racconti biografici di Dario Marconcini e Giovanna Daddi, attori e amici di lunga data con una intensa storia di teatro e vita in comune lunga quasi sessant’anni. (…) Il motivo di questa scelta non è stato però quello di raccontare le loro vite, ma di attraversarle insieme. »
Alla conferenza stampa che si è svolta al Teatro Era per la presentazione di Quasi una vita erano presenti gli attori, il regista, l’assessore alla cultura Liviana Canovai, Marco Papiani assessore al Bilancio del Comune e Luca Dini (già Presidente di Fabbrica Europa)
Luca Dini :«Questo spettacolo è per noi una produzione molto importante perchè il processo di scrittura è tutto incentrato su due persone Giovanna Daddi e Dario Marconcini, fondamentali nella costruzione dell’attuale Teatro Nazionale in quanto fondatori negli anni Settanta del Teatro di Pontedera».
Roberto Bacci: «E’ stato un lavoro che parte dalle origini umane del nostro Teatro. Da un incontro a Pisa (città dove allora vivevo), quello fra me e Dario Marconcini. Eravamo entrambi appassionati di Teatro ed in particolare dell’esperienza dell’Odin Teatret. Fu un incontro di vera e propria iniziazione da cui partìrono il Teatro di Pontedera, il CSRT Centro di sperimentazione e ricerca teatrale con la presenza costante di Jerzi Grotowski invitato da me e Carla Pollastrelli fino agli esiti dell’attuale Teatro Nazionale. Il nuovo lavoro nasce da un’idea iniziale, quella del punto di vista della porta (la conferenza stampa si è svolta nello spazio dove viene montato l’allestimento, ed in scena si intravede una porta alla maniera di Duchamp). Abbiamo lavorato insieme al drammaturgo e scrittore Stefano Geraci coi due protagonisti, che sono amici e colleghi, coinvolgendo anche alcuni attori della Compagnia del nostro Teatro di Pontedera. Ci siamo trovati a casa di Giovanna e Dario e insieme abbiamo ricostruito la loro storia di viaggi, spettacoli, memorie ( l’esperienza del Teatro di Buti con Jean Marie Straub), mettendo le mani nel loro privato spazio fatto di oggetti, costumi, foto. Ma non ne abbiamo tratto una sorta di biografia; non era questo il nostro obiettivo, isolando alcuni temi su cui lavorare nel progetto drammaturgico di scrittura a quattro mani: quello del Teatro (cos’è per Dario e Giovanna), quello dell’ uscita dalla Porta nel senso del Teatro come vita parallela a quella del quotidiano (Marconcini e Daddi si sono dedicati per tutta la vita ad un lavoro fuori dalle scene), il tema dei Sentimenti in quanto coppia nella vita fin da giovanissimi), il tema della Malattia, quello della Vecchiaia fino all’ultimo tema. Quello della Porta come ultimo passaggio della vita verso il Chissàdove, che è il sottotitolo del lavoro. Ci siamo soffermati sull’elaborazione filosofica dell’approccio drammaturgico che si appoggia sulle domande. Non è stato facile. Ma siamo certi che è stato un percorso efficace per noi, ideato e praticato, convinti che lo possa essere anche per lo spettatore. Questo non è un lavoro rivolto al passato ma al futuro secondo l’approccio di Fabrizio Cruciani: spettacolo che si rivolge all’origine, in questo caso la nostra.»
«E’ stato difficile e insieme eccitante per me la costruzione di questo spettacolo» – dichiara Giovanna Daddi mentre Dario Marconcini spiega : «Nel rapporto con Stefano Geraci abbiamo cercato di lavorare sulle linee d’ombra, quelle del passato i ricordi gli oggetti le cartoline, chiusi tutti dentro una scatola. Il mio modo di pensare la regia, su cui sempre mi sono mosso nelle vesti di regista, è stato quello che passava da tre maestri Artaud, Brecht e Thomas Mann. Per me il teatro è indagine nel mistero. Quel mistero che ci porta a fare questo tipo di mestiere che per me è la dimensione del sacro.»
Roberto Bacci: «Dario e Giovanna sono il Padre e la Madre del Teatro Nazionale a cui oggi siamo arrivati. E’ straordinario pensare che due persone possano cambiare la storia e la cultura di una città come Pontedera. Questo mi pare un grande insegnamento da far conoscere alle nuove generazioni e che dovrebbe essere raccolto anche dalla politica di oggi. Quando siamo partiti, quarant’anni fa eravamo molto giovani e molto malvisti dalla gente. Abbiamo avuto l’opportunità di crescere perché ce l’ha offerta una classe politica, aperta ad investire sul nuovo, su ciò che non è prevedibile».
Quasi una vita – Scene dal Chissàdove, in scena in prima nazionale dal 18 al 22 aprile al Teatro Era di Pontedera. Dall’11 al 13 maggio al teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci nell’ambito del Festival Fabbrica Europa
drammaturgia Stefano Geraci e Roberto Bacci; regia, scene e costumi Roberto Bacci. Con Giovanna Daddi, Dario Marconcini, Elisa Cuppini, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Tazio Torrini. Interventi sonori Ares Tavolazzi, luci Valeria Foti. Produzione Fondazione Teatro della Toscana