Teatro, Teatrorecensione — 16/09/2013 at 13:49

Io, Fiordipisello a Short Theatre – Il teatro scoperto diverte ed intriga

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La nostra Titania, la regina delle fate e dei folletti, è minuta, bruna e dalla voce dolce. L’ha scelta tra il pubblico Fiordipisello, fata fuggita dal testo shakespeariano e trasformatasi in folletto (Matteo Angius) che anima uno dei cinque lavori dedicati ai personaggi minori del bardo dal plurinsignito drammaturgo inglese Tim Crouch. Titania nella finzione dorme e Oberon, re delle fate e dei folletti, e spettatore prescelto anche lui, versa sui suoi occhi il succo della viola del pensiero che la farà innamorare del primo essere che vedrà appena sveglia. La boccettina è stata passata di mano in mano al designato Oberon e ora Titania accecata ride e si asciuga gli occhi. Accade appunto di trovarsi nello spettacolo, appena presentato alla Biennale di Venezia, dell’Accademia degli Artefatti, a Short Theater, e di far parte di un gioco dove siamo spettatori ma anche artigiani, attori dilettanti che popolano la foresta. Il pubblico divertito ci sta anche se a volte si ribella come la nostra Ippolita che spera di non sposarsi mai. Ma il gioco deve continuare e le nozze con il Duca di Atene sono già dato di fatto.

Il regista e tecnico, Fabrizio Arcuri, siede lì, sul palco a destra, dietro una consolle computerizzata con una luce da minatore sulla testa e Fiordipisello lo interpella in continuazione, è Fabrizio a scandire i movimenti della fiaba proiettandoli sul fondale, sarà lui a far danzare e spogliare il folletto. Un regista deus ex machina, nel senso di Dio che viene dalla macchina teatrale, e come divinità teatrale un po’ dimesso, più operaio che re. Ma com’è iniziato il gioco? Dalla fine di Un sogno di una notte di mezza estate. Sul palco i resti evidenti del triplo banchetto di nozze, una tavolata, bottiglie, coriandoli, maschere, resti di cibo. In una busta della pattumiera si anima qualcosa: è il nostro folletto che cerca di dormire cercando poi spazio tra il pubblico. Noi siamo dentro i suoi sogni ammettono gli spettatori, continuamente chiamati a interagire. Fiordipisello si scopre e cambia più volte sotto i nostri occhi il suo costume da folletto (alette, pantaloni aderenti verdi, maglietta, tutù, cerchietto infiocchettato e bacchetta magica) sempre in affanno ad eseguire le indicazioni della regia e sempre in bilico tra il faceto e l’osceno. I sogni si succedono spezzettando il già accaduto, ripensandolo, disordinandolo, complici i personaggi-spettatori che indossano sulla fronte delle maschere da carnevale con i nomi dei personaggi che vengono diligentemente ritirate come proprie dal folletto, oramai sveglio. Bravo Matteo Angius che ha retto un’ora e mezza di un teatro artigianale, più vicino al caro vecchio cabaret che al teatro di ricerca. Il pubblico applaude felice e ancora sognante con le infinite possibilità del gioco del teatro, così scoperto, nei pensieri.

Visto il 14 settembre, 2013, a La Pelanda, Short Theatre, Roma.

Foto di Matteo Tomaiuoli.

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