MILANO- Un insieme di storie, di racconti di vite al limite, di disagi che si possono sentire se si decide di parlare con chi abita le stazioni; Gli omini, creatori dello spettacolo Ci scusiamo per il disagio, hanno trascorso un mese alla stazione di Pistoia e hanno riportato le vite di chi ha perso le speranze di coloro che per passare il tempo ʺsi va insieme a vedere i treni passareʺ.
I tre attori seduti su una panchina, ai loro lati neon gialli e alle loro spalle una luce rossa, elementi scenografici che ricordano una stazione, raccontano decine di storie; proprio come nella realtà confusa e frenetica che ci circonda, i personaggi si presentano, raccontano scorci della loro vita e poi spariscono. Solo tre personaggi ritornano nel corso dello spettacolo: una donna sfiduciata dal genere maschile i cui amori sono solo ricordi di delusioni – interpretata da Francesca Sarteanesi-, un omosessuale che ha vissuto tempi felici che però ora deve convivere con la sua solitudine – incarnato da Francesco Rotelli. E infine Luca Zacchini è un uomo alcolizzato che non vorrebbe chiedere ma si ritrova a domandare sigarette ai passanti. Il pietismo non è presente, le storie di vita ci vengono raccontate ricche di dignità implicita; ogni parlante racconta del suo passato e da questo traspare il modo che ognuno ha di guardare il proprio percorso con gli sbagli che si sono compiuti: la donna ci racconta di una mancanza di coraggio che l’ha costretta ad un destino subordinato a uomini che le hanno rovinato la vita, l’omosessuale di una vita felice passata a divertirsi giocando con il suo corpo con tre cari amici che ora sono seppelliti e il vecchio uomo ci racconta del suo rapporto con l’alcol che lo ha salvato dai mal di testa e, forse, anche dai dolori dell’anima.
Elemento fondamentale dello spettacolo è la voce proveniente dal megafono presente sul palco, questa gradualmente si inserisce assumendo i panni di un quarto protagonista che interagisce con gli attori. Proprio le parole finali provenienti dal megafono danno un senso a tutte le storie fino ad ora narrate ʺAttenzione il treno che stavate aspettando è passato su un altro binarioʺ. Così queste sono memorie di persone che hanno perso il treno e adesso si trovano ad aspettare coscienti che non ne passerà mai un altro. Queste sono vite di persone che ormai hanno fatto scadere il loro tempo, proprio come sono scaduti i cioccolatini che Francesca Sarteanesi offre al pubblico durante l’intervallo, sono destini di chi, come dice l’uomo interpretato da Francesco Rotelli, ʺha incominciato a perdere e ha continuato a farloʺ.
I tre autori hanno arricchito lo spettacolo con innumerevoli spunti, con luci, musiche, parole e la comparsa di un piccione. Hanno riprodotto il vortice della contemporaneità in cui si sente riecheggiare i frammenti di vita di una ʺgenerazione senza più passato, orgoglio dei manicomiʺ, come dice la canzone sulle note della quali i tre attori ballano. Le luci stordiscono, la gente litiga, i figli vengono allontanati dalle madri, i treni passano velocemente e chi li perde si trova sui binari, osservato dalla coda dell’occhio di chi è riuscito a salire sulla propria corsa, ʺproprio quella coda dell’occhio in cui si vede più sporcizia che in una pattumiera.ʺ.
A spettacolo concluso le storie sentite sono passate e lasciano un senso di disagio di cui forse il pubblico non riesce a scusarsi.
Visto al teatro Franco Parenti (sala 3) domenica 14 Maggio 2017.