RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film I GIOVANI AMANTI di Carine Tardieu -Quarant’anni dopo Fanny Ardant e’ sempre La Signora della porta accanto , ovvero come nel capolavoro assoluto di Francois Truffaut, il simbolo dell’amour fou. Virato anch’esso nel melo fiammeggiante e ombroso ad un tempo,il nuovo film di Carine Tardieu (sua la piacevole commedia Toglimi un dubbio) basato su un’idea della compianta raffinata regista franco islandese Solveig Anspach,rimette Ardant sovrana e audace sul trono che le spetta.Maestosa nel restare in equilibrio ,di nuovo ,in una storia d’amore che confina con la morte (lo fece con Truffaut,con Resnais ne L’Amour a mort e con Mario Martone ne L’Odore del sangue). Eros e Thanatos in lotta fra loro. Vince il primo in questo sensibilissimo ritratto di un amore indomabile, fra una vedova settantenne e un uomo di vent’anni più giovane.Shauna(Ardant) e Pierre( Melvil Poupaud malinconico, affascinante e affascinato )si sfiorano e si conoscono in un Breve incontro notturno in ospedale ,dove lui oncologo assiste la migliore amica di lei che sta morendo .Si rivedranno per un caso quindici anni dopo e il loro incontro sarà irresistibile.Nonostante la differenza d’età, il matrimonio già in crisi di lui(la moglie è la sempre radiosa Cecilie de France) e il Parkinson progressivo di lei. Sconfiggeranno il tempo e i traguardi prevedibili della morte col loro amore salvifico. Il film molto bello,curatissimo nei dettagli nell’immagine e negli sguardi, da un lato smonta le convenzioni sociali come accadde nel fondamentale Secondo amore di Douglas Sirk (già ripreso da Todd Haynes in Lontano dal Paradiso) e dall’altro abbatte i confini cronologici e temporali. In nome di quella sincronicità junghiana, che rende gli incontri tra simili inevitabili. Al di la’ del tempo,facendo della vita luogo di magie inspiegabili e irrazionali.Che tutto possono al di la’ di ogni logica,compiendo miracoli straordinari nelle nostre vite
LA RAGAZZA HA VOLATO
RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film LA RAGAZZA HA VOLATO – Nadia vive in silenzio a Trieste, guarda osserva, parla pochissimo. Se ne sta da sola persino in mezzo alla gente, nella scuola che frequenta ,soprattutto in famiglia. Li’ una delle madri meno empatiche viste sullo schermo (è la brava Rossana Mortara spesso nei film di Moretti) e un padre assente anche se presente ,parlano solo di cibo.Insomma nessuno comunica,come avveniva ne La Famiglia di Scola o ne Il Fiume di Tsai Ming Liang. Persino Trieste è avvolta in un silenzio periferico e punitivo e dalle luci fredde di Sandro Chessa. Nadia un giorno incontra un ragazzo che la violenta, ma il silenzio continua. Persino quello della bravissima regista Wilma Labate, schiva e appartata, che portando sullo schermo una sceneggiatura come sempre distopica dei Fratelli D’Innocenzo si riallaccia al tema della violenza sessuale, affrontato 20 anni fa nel bellissimo e tortuoso Domenica Labate non è un’autrice facile, ma sa bene dove vuole arrivare e come arrivarci. Inaspettatanente( e qui taccio) e con tempi sospesi ed ellittici, che sorvolano sul tempo cronologico,puntando a un tempo cinematografico dove trascorrono mesi ,a volte anni,senza sapere cosa è successo nel frattempo e perché. Ci viene mostrato solo il risultato di scelte ,senza saperne la genesi.E questo dà paradossalmente un ritmo incalzante al film,tenendoci col fiato sospeso nonostante la quotidianità degli eventi.Imparendando questo film bellissimo alla verità di quell’altro splendido ritratto di una giovane incinta suo malgrado, che è Mai raramente a volte mai della grande regista indie Eliza Hittman. E ponendosi così in antitesi col furbo indigeribile L’Evenement di Audrey Dywan assurdo Leone d’Oro a Venezia. Il film di Wilma Labate ha invece una sincerità d’ immagine e d’intenti ,costante impervia , persino sgradevole a tratti.Distribuendo il peso interamente sulla giovane Alma Noce,bella e bravissima ,un po’ Adele Exarchopoulos ,sempre misurata anche nei momenti più drammatici e strazianti.Aiutata e valorizzata da una regia molto bella , consapevole,pienamente matura.
LA MIA OMBRA È TUA di EUGENIO CAPPUCCIO
RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film LA MIA OMBRA È TUA di Eugenio Cappuccio – Il titolo del film (e del romanzo di Edoardo Nesi da cui è tratto) è una frase da Sotto il vulcano, il romanzo Moloch sull’autodistruzione di Malcom Lowry .Da cui John Huston trasse uno dei suoi capolavori. Mi imbattei fisicamente nel grande regista americano proprio l’anno in cui a Cannes presentarono Sotto il vulcano. Perché questa memoria? Perché la sua immagine altissima, imponente, umanamente e cinematograficamente monumentale è rimasta addosso,a me innamorato del Cinema, come quella di un Maestro,di un mio santo personale.La stessa cosa non accade a Emiliano De Vito che a 25 anni con una laurea in lettere classiche incontra -ingaggiato dalla casa editrice- per spingerlo a scrivere un secondo romanzo Vittorio Vezzosi, ultracinquantenne che scrisse un solo cult generazionale ‘I lupi dentro’.Non si trova infatti fronte a un maestro ,perché Vezzosi ha le sembianze da scoppiatone evergreen del bravo Marco Giallini, qui impegnato nel fare pateticamente il naif ribelle a ogni costo.Ovvio che il background solido e classico di Emiliano non lo accetta,contestandogli peraltro di aver messo in ginocchio e indebitato le generazioni a venire tra cui la sua,appartenendo Vezzosi alla generazione post boom economico che di è arraffata tutto intellettualmente ed economicamente. Ci vorrà un viaggio on the road,dalla Toscana a Bologna fino a Milano, per smussare i rispettivi angoli e trovare una sorta di intesa. Che li cambierà anche nelle scelte future. Eugenio Cappuccio che esordì con I caricatori -aspra commedia generazionale – e poi restò nella commedia con toni più morbidi, resta un Felliniano dentro,come mostrò nel bel documentario Fellini fine mai. Ovvero un sognatore, in un mondo incapace di sognare. Tra Emiliano (efficace Giuseppe Maggio) e Vittorio la partita ultima si gioca infatti lì, nella terra dei sogni ,mentre li circonda il caos mediatico milanese . Non vincerà nessuno,ma felliniamente ognuno troverà il suo modo per ‘ volare’.
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