GENOVA – Jacopo Gassmann, il più giovane de i quattro figli del grande attore, ama indubbiamente la sfida di trasporre per il teatro testi di ardui autori contemporanei. L’ultimo, in ordine di tempo, ha portato a casa diversi premi prestigiosi tra i quali il Pulitzer per la drammaturgia nell’anno 2013: si tratta di Disgraced, considerato tra i maggiori successi teatrali degli ultimi anni, dell’autore americano di origini pakistane Ayad Akhtar.
Il dramma, ambientato in una New York di ceto medio-alto, in un appartamento arredato con eleganza, una coppia mista (lui nato negli Stati Uniti, ma di origini pakistane, lei americana) pare andare d’amore e d’accordo: pare. Qualcosa fin dal principio stride, e si manifesta con la quasi eccessiva propensione di lei verso la cultura islamica, che esprime anche attraverso la sua pittura, ed il desiderio ossessivo di lui di prendere distanza dalle sue origini, in quanto si considera ed è considerato un americano laico a tutti gli effetti, che svolge una professione – quella di avvocato finanziario – da scalata sociale.
La faccenda si complica quando entra in scena un’altra coppia mista (lei afro-americana, lui ebreo): i quattro adulti, mentre si trovano intorno ad un tavolo, arricchito di ottimo vino ed insalata esotica, iniziano a rivolgersi scomode domande, scontrandosi in un acceso dibattito dove si rincorrono tutti i temi contradittori della società americana: società che ha accolto, forse mai fino in fondo, differenti culture e religioni. E così, il rampante Amir Kapoor (interpretato da Hossein Taheri) si trova a fare i conti con proprie insospettabili reazioni, inconsce e naturali, sentendo ormai incontenibile la pulsione di questo doppio binario nel quale si era costretto: cambiando profondamente la sua intera vita e quella degli altri protagonisti.
Un ritmo che prende alla gola, un mix di input basati su dialoghi molto ben costruiti e che arrivano dove devono. Il regista (ed adattatore del testo pluripremiato) descrive questa moderna tragedia greca mettendo in gioco “la doppia coscienza”, come diceva Du Bois (il primo afroamericano a conseguire il titolo di PhD all’Università di Harvard) “questa particolare sensazione di guardarsi sempre attraverso gli occhi degli altri”. Ed è all’interno di questo orizzonte, così fortemente esacerbato in seguito agli eventi dell’11 Settembre, che l’autore esplora quanto profonde possano essere le contraddizioni e le difficoltà di rappresentazione di sé per chi proviene da altri retaggi culturali e sta oggi cercando una sua identità nel nuovo paese d’adozione, come Amir Kapoor, moderno Amleto. Il teatro che fa riflettere, che mette in discussione, che aiuta potenzialmente a cambiare anche prospettiva. In contemporanea sarà possibile assistere all’allestimento e produzione dello stesso testo al Teatro Carignano di Torino, per la regia di Martin Kusej: un interessante progetto di new audience development.
Replica al Teatro India, dal 6 al 18 marzo 2018.
Disgraced
di Ayad Akhtar
traduzione e regia di Jacopo Gassmann
con Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Anglana, Lorenzo De Moor
luci Gianni Staropoli
video Alfredo Costa
scene Nicolas Bovey
costumi Daniela De Blasio
coproduzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Visto in prima nazionale al Teatro della Tosse ed in scena fino al 22 ottobre.