RUMOR(S)CENA – FIRENZE – Il Teatro della Pergola apre la nuova stagione con La dodicesima notte di William Shakespeare diretta da Pier Paolo Pacini, ma nello spazio del Saloncino Paolo Poli, per via degli interventi di ristrutturazione tutt’ora in corso. Di necessità virtù, perché al netto di qualche difficoltà, l’allestimento in questo contesto non è stato un ripiego ma anzi si è rivelato una soluzione interessante, con gli spettatori seduti in cavea o ai lati del palco. Un palco trasformato in ambiente cubico, con linee di luce e neon colorati (luci di Samuele Batistoni) a dargli le sembianze di un locale alla moda che potrebbe essere lo scenario di un video musicale.
E c’è davvero tanta musica in questa notte shakespeariana, Let’s get it on, Please don’t let be misunderstood, My babe just cares for me, insomma una colonna sonora che potremmo trovare, sì in una commedia, ma di quelle hollywoodiane. Ormai lo avete capito, La dodicesima notte diretta da Pacini fa parte di quei tanti lavori che tentano di vestire Shakespeare con abiti moderni, di dargli quella scossettina che soffi via il mortifero dall’immortale. Purtroppo si sa come vanno a finire di solito certe avventure, ovvero con lo sdegno del trombone e la pressoché totale indifferenza del giovanotto in sala, mostriciattolo brutto e ingrato della fatica fatta apposta per lui. E invece udite udite, almeno per stavolta è andata bene.
Birichino e smaliziato, lo spettacolo prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana è riuscito a trovare quello che sarà pure un uovo di Colombo, ma può esser perso di vista e dunque, senza ossequi né sgarbi si è concentrato su ciò che conta, ben più che in linea di massima: nelle commedie, si ride.
La scelta del testo ha aiutato, perché tra le opere di Shakespeare La dodicesima notte è una delle meglio equipaggiate per comico armamentario, piena di equivoci e scambi di persona, travestimenti e ubriacature, amabili cialtroni e solenni cretini. Nel quadrato della scena di Fran Bobadilla i personaggi entrano ed escono al ritmo del rocambolesco e la commedia scorre trai suoi vari accadimenti, che ci vengono raccontati con una tonalità omogenea, un farsesco che non fa distinzioni di colore tra trama e sottotrama. C’è colore nel tono e nelle tonalità, con i costumi di Elena Bianchini che si trovano a loro agio nello stereotipo moderno legato a Shakespeare, ma che sono ben fatti e ben pensati a livello cromatico, piacevoli da vedere e funzionanti nel contesto di un palco così audace.
Audace il palco, e chi lo calca: un cast giovane e attraente impegnato a divertire e a divertirsi, che quando non è in scena osserva gli altri personaggi mescolato tra gli spettatori e da là, commenta e rumoreggia volentieri. Godibile il terzetto composto da Greta Bendinelli, Luca Pedron e Fabio Facchini, rispettivamente nei ruoli di Maria, Ser Tobia e Ser Gotafloscia, che tra un colpo di bravura, tuffi da cascatori e la legittima dose di insistenza conquistano la risata, oppure la strappano: poco importa, perché si ride e di questo ringraziamo.
Il testo c’è, l’adattamento di Luca Gentili (nella versione di Orazio Costa), è molto ben riuscito e convive felicemente con questa regia che non disdegna di tenere il piede sull’acceleratore. Di tanto in tanto si verifica qualche inceppamento, proprio per eccesso di vitalità da parte di uno degli attori e la conseguente preoccupazione dell’altro nel riuscire a mantenere il ritmo non banale dello spettacolo, ma in definitiva è pervenuta la prova che si voleva dare: La dodicesima notte contiene già di per sé parole e fatti capaci di divertire persone di ogni tempo.
La veste moderna dell’allestimento è soltanto un’arma seduttiva e non vuole aggiungere niente all’opera originale, se non nel momento in cui Pier Paolo Pacini si balocca col cortocircuito intorno al termine giarrettiera. La giarrettiera incrociata di cui si parla, era elemento del vestiario della più bassa servitù: lo stratagemma che convincerà l’ipocrita e pedante Malvolio a indossarla, intende ridicolizzare il maggiordomo mostrandolo nei panni di un umile sguattero e rovesciarne quindi lo status sociale. Ma qui Malvolio è interpretato da Giulia Weber e di conseguenza la follia amorosa trasforma l’austero ometto in una vamp armata d’intimo sexy, ma spassosamente male in arnese. La sostituzione di paradossi funziona e non corre il rischio di naufragare fuori dalla rotta originale.
La reazione è soddisfacente, il pubblico accetta di lasciarsi contagiare dalla vitalità e dalla guittezza, degli attori e di tutto lo spettacolo. Molte le risate e, a fine rappresentazione, tanti applausi anche dai più giovani, addirittura senza bisogno che la solita professoressa si improvvisi capoclaque. Forse non ci sarà niente di vertiginoso, ma la correttezza con cui si circostanziano gli azzardi un po’ furbetti ci regala il gusto spensierato di una commedia dove, vivaddio, si ride. Missione compiuta.
Visto al Teatro della Pergola l’11 ottobre 2022
In scena Federica Lea Cavallaro, Marco Santi, Luca Pedron, Greta Bendinelli, Fabio Facchini, Federico Serafini, Manuel D’Amario, Maddalena Amorini, Giulia Weber, Davide Arena.
Repliche fino al 20 ottobre