Se è lecito giudicare il successo di uno spettacolo dai numeri, Romanzo d’infanzia può essere considerato uno di questi: oltre 600 repliche in tutto il mondo, tradotto per la scena in quattro lingue. Antonella Bertoni e Michele Abbondanza ne sono gli artefici, coppia storica e capofila della danza contemporanea italiana, insieme a Bruno Storti che firma i testi e la drammaturgia con la regista Letizia Quintavalla. Non ultimo, detiene una collezione di premi da far invidia a qualunque compagnia teatrale che si rispetti, e questo la dice lunga su come Romanzo d’infanzia sia un’esperienza non solo teatrale (per chi ha il piacere di vederlo) ma anche un viaggio a ritroso nella propria vita di bambino. Una regressione dove ri-scoprirsi, ri-trovarsi, così come eravamo ancora candidi e ingenui. Fino ad un certo punto però: in un magico cerchio blu illuminato da magiche suggestioni come può essere solo una fiaba divenuta realtà, si muove sinuosamente la coppia di danzatori/attori. A passi di danza felpati e coreografati come se fossero statuine di un carillon immaginario, capaci di creare disegni nell’aria. Fanno i genitori, poi i figli, poi il padre e la figlia. Escono ed entrano nei ruoli genitoriali e filiali con una grazia di movimenti a di poco perfetti e raffinati. La drammaturgia crea una saga di affetti e conflitti, amore ma anche ribellione. I figli si smarcano dal cordone ombelicale non senza traumi, che si risolvono con fughe e allontanamenti traumatici.
Non c’è nulla di fantasioso in questo, basta scorrere un trattato di psicologia dell’età evolutiva e adolescenziale per accedere alle dinamiche che sottendono i legami sani e patologici dell’istituto chiamato Famiglia. Fughe in avanti e ritorno sui propri passi, danzati, mimati, recitati straordinariamente belli e poetici. La narrazione è lineare e semplice. Bastano poche cose per creare l’artificio di un mondo parallelo alla realtà di tutti i giorni. C’è il racconto di un’infanzia che si fa adulta e perde l’innocenza e il candore ma poi tutto ritorna come prima. Una sorta di cerchio che si chiude e dentro in mezzo splende una lucina magica. È la luce dell’anima che rischiara le tenebre dell’uomo. La coppia Abbondanza Bertoni si prodiga efficacemente per raccontare una storia che assomiglia a tratti anche ad un’autobiografia della loro infanzia. Se non fosse così, non cambierebbe la sostanza delle cose, per quanto universale è il linguaggio della danza, recitazione e mimica nello spiegare dinamiche anche dolorose come possono essere le relazioni tra adulti e bambini. La poesia si fa portavoce di una verità che dobbiamo rispettare e condividere. Il segreto di Romanzo d’infanzia è tutto qui, e il pubblico dei piccoli spettatori (per la stagione Anch’io a teatro con mamma e papà) del Santa Chiara di Trento lo ha inteso perfettamente, decretando un successo festoso con quelle piccole mani intente ad applaudire per lunghi minuti.
Visto al Centro Servizi culturali Santa Chiara di Trento il 2 dicembre 2012