Culture — 18/02/2015 at 22:53

Il corteo dell’Egetmann a Termeno

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TERMENO – (Bolzano) Quest’anno dietro una delle ambite ringhiere di ferro battuto, dalle quali si gode una vista privilegiata del corteo dell’Egetmann, c’era un osservatore particolare: Gianni Bonazzi, rappresentante del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a Termeno perché per la sua unicità e la sua valenza culturale questo appuntamento potrebbe essere inserito nella lista dei siti che in tutto il mondo sono stati identificati dall’UNESCO come “Patrimonio dell’Umanità”, siti che secondo l’ultimo aggiornamento sono oltre 1000 in 161 diverse nazioni.

Schnappvieh
Schnappviecher

Vista privilegiata ma nessuna corsia preferenziale a Termeno, perché arrivando per tempo un posto per vedere meglio lo si trova, anche se il privilegio vero è quello di essere uguali tra tutti, nel rischio consapevole e sorridente di essere schizzati dall’acqua gelata di atletiche lavandaie, segnati di nerofumo, inseguiti dalle streghe, sorpresi alle spalle da aringhe appese alle lenze di pescatori che magari ti mettono anche un polipo in testa, coperti di farina, di piume o di segatura, abbracciati da un uomo selvatico, braccati da assordanti draghi totemici (Schnappviecher). In questo “corteo” che ogni due anni sfila per le stradine strette del paese (tanto strette che quest’anno uno dei carri si è portato via un lampione) non si è spettatori, ma parte viva di qualcosa che va oltre la curiosità e il divertimento. Tra simboli arcaici e modernità, querelle etimologiche e tradizioni pluristratificate, c’è un po’ di tutto, sabba, festa pagana, riti di passaggio, sacrifici esorcizzati, magia, paure ataviche, etnografia, folklore, leggenda, ma c’è soprattutto il lavoro appassionato di tutta una comunità.  E questo si sente, coinvolge e travolge, rende vera la festa.

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Il racconto che si rappresenta ogni due anni, è sempre lo stesso, ma il suo fascino è nella continua reinterpretazione, nella fantasia dei carri, nella libertà dei singoli “attori”; tutti uomini che, come nel teatro antico, sono il maschile ed il femminile, il bello e il brutto, la morte e la vita. Contadini, fabbri, mugnai, cacciatori, pescatori, artigiani, lavandaie, streghe, animali, personaggi fissi, ognuno con il proprio ruolo, l’orso bianco e l’orso verde, la “Burgl” ed il “Burgltreiber”, i terrifici Schnappviecher, gli eleganti notabili in frac, tutti accompagnano il matrimonio di Hansl Egetmann (unico fantoccio senza vita di tutta la rappresentazione) con una bella e giovane donna, rigorosamente un uomo travestito, costretta a bere esclusivamente grappa.

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Davanti alla fontana, nella piazza, la lettura del “protocollo” tra fragorosi lazzi, mentre i carri sfilano, dal mulino che ingoia vecchie sdentate e restituisce giovani sorridenti ai cacciatori prestanti e seminudi rigati del sangue delle loro prede, tutto si svolge secondo tradizioni che risalgono almeno fino alla data certa del 1591. Nel sito web degli organizzatori, www.egetmann.com (trilingue – italiano, tedesco, inglese), preziose informazioni, rare foto storiche del corteo, che lo documentano dal 1907 e un profondo insegnamento: quando la tradizione è curata e vissuta come una costruzione continua, riesce a travalicare il tempo e a raggiungerci senza essere mai statica o nostalgica, senza essere velata di malinconia, così che anche le vecchie foto prendono colore, e vivono accanto a quelle di oggi.

(crediti foto dal sito www.egetmann.com)

La sfilata dell'Egetmann del 1907
La sfilata dell’Egetmann del 1907
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