RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film GLI SPIRITI DELL’ISOLA di Martin McDonagh – Opera apparentemente anticinematografica, il nuovo film dell’irlandese Martin McDonagh celebra ed esalta il mistero della Settima Arte, in un momento in cui l’esistenza del Cinema -come luogo e dimensione – è profondamente a rischio. Andando in una direzione opposta alle semplificazioni dello streaming e delle piattaforme, McDonagh- che dopo il trionfo di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” aveva spalancate le porte di Hollywood- ritorna sui suoi passi di drammaturgo per il teatro, prende una sua vecchia pièce parte di una trilogia e ne fa un film misterioso, magico, visionario com’è l’essenza del vero Cinema, destinato esclusivamente alle astrazioni del Grande Schermo. “Gli spiriti dell’isola” (The Bansheen of Inisherin)non è infatti solo un film coltissimo, mixando il Teatro dell’assurdo e dell’attesa di Samuel Beckett con la visione ultracinematografica del John Ford di “Un uomo tranquillo” ambientato in Irlanda. È anche e soprattutto una di quelle opere enigma che possono prendere corpo solo al Cinema, fra le Ombre dello Schermo e i Fantasmi della Sala. La semplicissima storia della rottura dell’amicizia fra Colm e Padraic (Colin Farrel e Brendan Gleeson, furiosamente bravi, arrivano da “In Bruges” opera iconica di McDonagh), narra la scissione psicanalitica fra ragione e sentimento,fra pancia e testa,fra io e sè.
Con Colm che, stanco di perdere tempo a parlare con Padraic, punta a creare opere che resteranno(attraverso la musica) e tronca bruscamente con l’amico simbolo dell’irrazionale .Ma l’arte è irrazionale e una scissione del genere genera mostri e finisce per amputare la creatività stessa di Colm. Il quale simbolicamente e materialmente si amputerà, in un delirio di onnipotenza, le dita di una mano una ad una, pensando di poter suonare ugualmente. È il dilemma Felliniano fra Zampanò e Gelsomina ne “La strada”, tanto che anche qui nel duo si inserisce un puro folle. In più aleggia insieme a una “follia” tutta irlandese ,di un’Irlanda da sempre spaccata in due , un senso della morte bergmaniano incarnato, come ne “Il settimo sigillo”, da una figura in carne e ossa, con le sembianze di una vecchia megera. Enigmi, Sogni, Visioni tutta la materia immateriale di cui è fatto il Cinema al Cinema.