Il Teatro delle Ariette dopo la “tempesta” risorge e cura il territorio ferito

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RUMOR(S)CENA – VALSAMOGGIA – (Bologna) – TEATRO DELLE ARIETTE Negare il cambiamento climatico, come fa il negazionismo da parte di molti politici, la cui cultura scientifica è pari a zero, significa negare l’alterazione del clima (temperature che riscaldano il Pianeta ed eventi atmosferici in grado di devastare il territorio), che da molti decenni sconvolgono la vita di tutti, specie in zone dove non vengono svolte azioni di conservazione e manutenzione del territorio. Nel corso dell’intera storia di vita della Terra il clima è mutato tantissime volte, ma gli scienziati spiegano come stia accadendo sempre più velocemente nel corso degli ultimi due secoli. La politica e l’economia mondiale non appare molto sensibile alla problematica che non per questo è meno grave, a cui non da ascolto alla comunità scientifica che lancia appelli sul rischio di proseguire nell’uso massiccio di combustibili fossili.

per gentile concessione del Teatro delle Ariette, Paola Berselli e Stefano Pasquini

Il WWF spiega come anche le specie animali tentano di reagire al cambiamento: alcuni uccelli migratori stanno cambiando periodi di arrivo e di partenza anno dopo anno, le fioriture anticipano, le specie montane si spingono, finché possono, in alta quota.  Le ricerche e gli studi stanno dimostrando ampiamente e irrevocabilmente che le attività umane sono responsabili per aumentare i gas immessi nell’atmosfera: “La concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto livelli record: l’anidride carbonica è aumentata di quasi il 150% rispetto ai livelli preindustriali, il metano del 262% e il protossido di azoto del 123% rispetto ai livelli preindustriali”, spiega uno studio pubblicato dal WWF. Il lungo preambolo è necessario per attualizzare quanto è accaduto agli amici del Teatro delle Ariette, i quali hanno subito in prima persona un grave danno economico a causa di una devastazione del loro territorio dove abitano nel comune di Valsamoggia, a metà strada tra Bologna e Modena. Un’alluvione e la tracimazione del fiume Samoggia che, con i suoi 44 chilometri è il maggiore affluente di sinistra del Reno. Le sue acque sgorgano nei pressi di Zocca in provincia di Modena.

I danni subiti dall’alluvione al territorio del Comune di Valsamoggia

Stefano Pasquini e Paola Berselli sono marito e moglie e artisti di fama internazionale, creano spettacoli teatrali dove la cultura e la gastronomia e il rispetto dell’ambiente si uniscono per dare vita a progetti di inclusione sociale, resilienza, rispetto e difesa dei principi e valori che stanno alla base di una vera convivenza civile e democratica. Il loro Teatro delle Ariette è stato sconvolto e travolto da acqua e fango che ha danneggiato casa e attrezzi, auto e messo a rischio la loro attività artistica. Per far fronte ai tanti danni subiti è partita immediatamente una campagna di raccolta fondi per cercare di riacquistare mezzi di trasporto (auto e furgone necessari per le tournée) e dare sollievo ad una condizione precaria in cui Paola e Stefano si sono ritrovati. Li abbiamo raggiunti al telefono prima della loro partenza per il SUQ Festival di Genova dove si esibiscono mercoledì 19 giugno con “E riapparvero gli animali sul testo omonimo di Catherine Zambon, che proietta in un futuro a tratti distopico e preoccupante, dove il Teatro delle Ariette regala momenti di leggerezza e convivialità, con spunti autobiografici e i tortelli condivisi a fine spettacolo”.

La prima domanda d’obbligo è quella di sapere come state dopo la paura, lo spavento e la preoccupazione nel vedersi trascinare via dalla furia dell’acqua, automobili, il vostro furgone per gli spettacoli e beni primari, riuscendo a salvare però gli animali che allevate in una sorte di fattoria agricola.

«Siamo circondati di persone che ci vogliono bene e fin dal primo momento siamo stati assistiti in modo straordinario da tante persone che sono accorse ad aiutarci. Ci hanno dato un’auto per poterci muovere ma eravamo senza furgone che serve per trasportare il materiale necessario nell’allestire i nostri spettacoli in tournée. Ora grazie al denaro raccolto da chi ha voluto donarci potremo noleggiare e acquistare un nuovo mezzo.  Nel frattempo – raccontano Paola e Stefano – ci siamo dedicati a cercare di pulire dal fango la nostra abitazione che è stata invasa, grazie all’aiuto dei volontari, degli amici e anche dei partecipanti ai laboratori delle Ariette. Per fortuna che il Teatro è rimasto indenne dall’alluvione perché sta sulla collina in alto, rispetto all’alveo del fiume e non ha subito danni».

I danni subiti dall’alluvione al territorio del Comune di Valsamoggia

Ora però cosa serve fare per ripristinare le condizioni ottimali nel poter accogliere il vostro pubblico che frequenta regolarmente il Teatro delle Ariette?

«È necessario risanare e risistemare il parcheggio delle auto dove lasciarle in sosta per chi viene al Teatro delle Ariette. La metà è danneggiato. Servono mezzi, escavatori, operai, camion, tutto quanto è necessario, compito delle amministrazioni pubbliche. Benissimo la raccolta fondi che si è dimostrata una vera e propria dichiarazione d’amore. Per fortuna tutto riesce a procedere ma la cosa più difficile è rappresentata dalle questioni burocratiche».

I danni subiti dall’alluvione al territorio del Comune di Valsamoggia

Conoscendo la vostra poetica e filosofia, unitamente ad un’etica che vi contraddistingue, legati da un rapporto fraterno con il Maestro a cui sarete sempre riconoscenti, Giuliano Scabia, qual è il proseguo della vostra attività artistica dopo aver vissuto questa esperienza così drammatica per l’ambiente in cui vivete?

«Stiamo riflettendo seriamente su questa esperienza vissuta drammaticamente e ci rendiamo conto di essere di fronte a qualcosa di potente e siamo in ascolto. Non stiamo sottovalutando il rischio di come la Natura ci sta inviando segnali a noi esseri umani. Noi tutti, artisti, cittadini, scienziati, dobbiamo trovare nuove soluzioni per preservare la vita di tutti, l’ambiente e rifondare un pensiero comune. La nostra società ha abbandonato la manutenzione ordinaria del territorio. Ci siamo chiesti anche se vale la pena di farlo in luogo così marginale come quello in cui noi abitiamo, cercare di sanare ciò che è stato distrutto? La parola è cura, prendersi cura e fare un passo indietro perché stiamo vivendo nella fretta, nella necessità di soddisfare immediatamente ogni nostro bisogno egoistico. Bisogna tornare a dedicarsi ai luoghi che ci circondano senza avere fretta, fare tutto in modo veloce e superficiale. Viviamo in un’epoca che è segnata dall’emergenza, dal dover intervenire in modo straordinario, e non ordinario. Siamo vittime ma abbiamo tutti delle responsabilità e il rapporto con la Natura va ripristinato con una mentalità e una cultura diversa. Ci poniamo sempre più domande e noi pensiamo ad una forma di comunità che rispetti maggiormente la vita e le relazioni».

L’auto di Stefano Pasquini e Paola Berselli invasa dal fango

Sul piano strettamente artistico quali sono i vostri progetti attuali?

«Uno di questi che abbiamo chiamato Territori da cucire. I cittadini protagonisti di un progetto artistico per il progresso della comunità. Sentiamo ora la necessità di rafforzare la trama del tessuto sociale e delle relazioni umane per non sentirci soli, lontani e smarriti di fronte a un orizzonte più vasto e a una macchina amministrativa più lontana. Siamo alla decima edizione dove sentiamo l’importanza di dedicarci al territorio da curare per la ferita subita, dal titolo “Nessuno è più terribile dell’uomo: Mahagonny” (da Bertold Brecht)

Mercoledì 19 giugno alle 19.30, all‘Isola delle Chiatte del Porto Antico, sono ospiti del Suq Genova con “E riapparvero gli animali”. sul testo omonimo di Catherine Zambon, drammaturgia, traduzione e regia di Paola Berselli e Stefano Pasquini, anche in scena. Produzione Teatro delle Ariette. Basato sull’omonimo testo di Catherine Zambon, lo spettacolo proietta il pubblico in un futuro a tratti distopico e preoccupante. Dopo aver attraversato l’Epoca dei Grandi Contagi, una donna di settant’anni si confronta con la realtà di un #mondo nuovo, buio e senza pietà. Cucinando dal vivo e condividendo spunti autobiografici, insieme a tortelli nella lastra e tagliatelle fatte con la farina del grano da loro coltivato, gli artisti del Teatro delle Ariette trovano il modo di regalare momenti di leggerezza e convivialità, come è nel loro stile, premiato da molti riconoscimenti.

Suq Festival Genova
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