ALTRITEATRI — 18/07/2022 at 10:22

La Corte Ospitale di Rubiera: uno spazio – anche – per giovani.

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RUMOR(S)CENA – RUBIERA – (Reggio Emilia) – Corte Ospitale: due termini che sanno d’antico, e che contengono una molteplicità di significati. Il sostantivo richiama al cortile, ma anche alla residenza regale, e si estende fino all’ambito giudiziario; l’etimo del sostantivo è il medesimo di ospedale, di ospizio, di ospitalità. Nella fattispecie si tratta di un complesso cinquecentesco sorto presso Rubiera nel XVI secolo, ove i monaci benedettini offrivano rifugio e cura ai pellegrini; fino a quando, nel 1768, il duca di Modena lo fece chiudere, perché divenuto ricettacolo di “vagabondi e oziosi”.

Da oltre un ventennio, il luogo accoglie un’altra, nobile genia di vagabondi e cultori dell’otium (contrapposto al più prosaico volgare negotium), quale attività dedicata agli studi e alle arti liberali: cioè la gente di teatro, nelle sue molteplici articolazioni. Il 9 e il 10 luglio alla Corte Ospitale si è tenuta la quarta edizione di Forever Young, rassegna biennale in cui sono protagonisti i giovani talenti della scena nazionale Under 35, che unisce le due anime della Corte Ospitale, quella residenziale e quella produttiva.

commissione Forever Young – GFR Gruppo Fotografi Rubiera

La commissione composta da Giulia Guerra (La Corte Ospitale), Claudia Cannella (Hystrio), Carlo Mangolini (Teatro Stabile del Veneto), Fabio Masi (Armunia), Gilberto Santini (AMAT), Fabio Biondi (L’Arboreto-Teatro Dimora) e Maura Teofili (Carrozzerie | n.o.t e Anni Luce – Romaeuropa Festival), dopo aver valutato i cinque lavori approdati in finale ha deciso di assegnare il Premio Forever Young 2022 a Personne, chroniques d’une jeunesse della Compagnia Fiore/Rossi.

Il premio, oltre alla corresponsione della somma di € 8.000 per un’ulteriore elaborazione e completamento dello spettacolo (i progetti, presentati come primo studio, non dovevano eccedere la lunghezza di 30 minuti), consiste nel sostegno alla sua distribuzione nelle stagioni 2022-23 e 2023-24; inoltre, nel suo inserimento all’interno delle giornate dedicate ai Premi Hystrio 2023.

Questa la motivazione espressa dalla giuria:

“Ogni fiaba ha i suoi mostri. E a volte anche la vita. Tra favola nera e autofiction prende forma una drammaturgia – della parola, del suono e delle immagini – in sottile e sensibile equilibrio nel difficile racconto di un’infanzia violata e dei riverberi di questa violenza nell’età adulta. Lucido, affilato, lontano da tentazioni retoriche, Personne colpisce al cuore per la capacità di andare oltre il fatto di cronaca trasfigurandolo in potente fatto teatrale”.

Nel verbale non figura, tuttavia, la dizione “all’unanimità”, peraltro spesso scontata e di prammatica. È quindi lecito ipotizzare che, nella discussione, abbia avuto peso un elemento che caratterizza lo spettacolo, peraltro pregevole: l’uso diffuso della lingua francese, che trova una ragion d’esser nell’identità dell’autore e interprete, Ugo Fiore, perfettamente bilingue, nato e cresciuto a Parigi, e alla trasparente origine autobiografica. Una scelta funzionale al progetto drammaturgico, ma che rende lo spettacolo poco esportabile, in un paese nel quale, a parte gli specifici cultori, e una categoria ormai in via di estinzione per motivi d’età, quella lingua si pratica pochissimi.

Esplicitamente all’unanimità è invece la menzione speciale per Solo quando lavoro sono felice, della Compagnia Maragoni/Fettarappa/Vila, “per la capacità di affrontare temi urgenti del contemporaneo, come il rapporto tra lavoro e felicità, con un linguaggio transgenerazionale condotto con lucidità drammaturgica e performativa”. Apprezzabile l’affiatamento fra i due interpreti, Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa, e in particolare l’accattivante gestualità di Niccolò, che ricorda certi stilemi espressivi di Paolo Rossi.

CartaSìa. Foto di Mac. Canizales

Quanto agli altri tre spettacoli selezionati, Cartasìa, di Drogheria Rebelot, utilizza esclusivamente il linguaggio del mimo e del teatro su nero: una parabola surreale, ove l’ossessione della carta, sulla quale un artista un po’ sfigato non riesce a fissare le proprie creazioni grafiche, assume una sua identità autonoma e inquietante. Interessante lo spunto, che tuttavia richiederebbe un asciugamento drammaturgico e una più rigorosa progettazione delle luci. Si sa: nel teatro su nero le luci devono avere una precisione millimetrica; altrimenti il trucco si svela, e l’illusione crolla.

Felicissima jurnata, di Putéca Celidònia, si propone come una trasparente rilettura del beckettiano Giorni felici, ambientato in un “basso” napoletano. Anche qui, l’idea di partenza era originale, ma il lavoro stenta a raggiungere una dimensione teatrale e, non ultimo, presenta un problema linguistico. Abbiamo amato tutti i testi di Scarpetta, di Viviani, di Eduardo; ma quando il dialetto è troppo stretto, e la comunicazione non verbale non è abbastanza ficcante, lo spettatore alloglotta fatica a capire cosa succede sulla scena.

Il primo lavoro, presentato dal collettivo artistico interdisciplinare della compagnia Corps Citoyen, di e con Anja Dimitrijevič, aveva un titolo di non immediata decifrazione: Gli altri # 2_ Serbia-UE 2098. Secondo la scheda di presentazione, la drammaturgia sorgeva “a partire dalla domanda, continuamente rielaborata e riproposta lungo l’intera performance: quali documenti permetterebbero ad Anja di rimanere più a lungo in uno stato dell’UE?”. L’attualità del tema aveva creato delle aspettative, andate però deluse. A parte la simpatia personale che poteva ispirare la giovane Anja, nata a Belgrado e residente a Venezia da dieci anni, l’ammucchiarsi di stili espressivi (una breve, non sgradevole ma incongrua esibizione di danza; la scrittura in scena sul PC, proiettata su uno schermo; una ricorrente, autoreferenziale autoironia) stenta a far coagulare il lavoro in un plausibile prodotto teatrale organico. Non basta la dichiarata collaborazione internazionale fra discipline diverse, né il ricorso a espedienti multimediali, a dare dignità di ricerca a un progetto teatrale ambizioso ma velleitario.

Chiamami era presentato fuori concorso. Elaborando il testo di La voix humaine di Jean Cocteau, Annamaria Troisi ha creato uno spettacolo inconsueto, fin dalla sua struttura scenografica. In un angolo del cortile erboso del chiostro, isolata in una sorta di cabina poligonale creata con sedici porte a vetri bianca di forma diversa, una donna vestita elegantemente attende, di fronte a un vecchio telefono rosso, la chiamata di chi digita, sul proprio cellulare, un numero telefonico riportato su vari fogli sparsi nel chiostro. E subito si instaura con lei un rapporto atipico, intimo, spiazzante, che mette a confronto spudoratamente due identità. “Ho ricevuto molto da questo particolar contatto col pubblico,” mi confessa Annamaria, “certo più di quanto io gli abbia dato”.

Sala Sassi Corte Ospitale – GFR Gruppo Fotografi Rubiera

Ugualmente fuori concorso Lettre à une deuxième mère – soliloque épistolaire: uno studio, ancora in fase di elaborazione, col quale la giovane autrice Constance de Saint Remy (in questa prima proposta, anch’essa in scena, copione in mano, assieme a Camille de Sablet) esplora l’eredità di Simone de Beauvoir: non solo precorritrice del femminismo, ma anche testimone della modalità non canonica del rapporto con Sartre, suo compagno di vita, che sconcerta non meno di quanto affascini. Un’iniziativa decisamente lodevole di Corte Ospitale (tale di nome e di fatto), per la visibilità e il sostegno offerti a tanti giovani artisti, anche quelli non premiati, a volte ancora in cerca di una loro strada. Chiuderei con un’affettuosa richiesta alle responsabili di tale splendida istituzione (non si capisce come mai, ma costoro sono quasi tutte donne): perché, invece di cedere alla moda anglofona, per un evento che si svolge in uno spazio così gravido di cultura e storia italica, non recuperare la nostra lingua, e intitolarlo “Giovani per sempre”?

Solo quando lavoro sono felice – GFR Gruppo Fotografi Rubiera

Spettacoli visti alla Corte Ospitale di Rubiera (Reggio Emilia) il 9 e il 10 luglio 2022

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