Dedicato a Dora, mia madre, che mi ha insegnato la passione per la montagna, la natura e la gioia di vivere emozioni come salire sulle vette
RUMOR(S)CENA – CIMA d’ASTA – RIFUGIO BRENTARI (Pieve Tesino) – C’è un rifugio nel Gruppo del Lagorai in Trentino molto impegnativo da raggiungere: si chiama “Ottone Brentari” ed è posizionato a ridosso della Cima d’Asta a 2480 metri d’altitudine. Fondato nel 1908 ha compiuto 115 anni di vita nel 2023. Un rifugio che ha una storia secolare in cui migliaia di alpinisti ed escursionisti sono saliti sia dal sentiero normale che quello attrezzato Giulio Gabrielli. Chi ha affrontato l’ascesa conosce l’impervia salita sull’alta via del granito. Sul bastione sud di Cima d’Asta si contano una trentina di vie aperte a partire dal 1952.
Arrivati al rifugio si viene accolti da uno staff a cui affidarsi in totale fiducia per la professionalità che va oltre al semplice lavoro dei gestori: Emanuele il gestore e il suo staff composto da Alessia, Andrea, Andrea, Fabrizio “Cancio”, Sara.
Emanuele racconta in “1908-2008. Cent’anni per il Cima d’Asta. Storia, custodi e testimonianze sul rifugio Ottone Brentari” Edito dalla Sezione CAI – SAT del Tesino: ”Sogni e progetti divenuti realtà”… «Tutto iniziò in modo quasi scherzoso e casuale. Una sera d’inverno nel gennaio 2007, piuttosto fredda e del tutto limpida, io e Simone eravamo al Bivacco invernale del Rifugio. Eravamo saliti nel pomeriggio nell’intento di passare in quota un paio di giorni tranquilli nella serenità e nel silenzio che si respira lassù, quando sai che per parecchi chilometri quadrati tutt’attorno non c’era nessuno. Il tempo verso sera iniziò a peggiorare, le nuvole correvano veloci nel cielo, ma arrivavano da Nord, e di solito, quando il vento soffia da quella direzione le perturbazioni non sono preoccupanti. Il sole ci stava regalando l’ultimo tepore e ci salutava offrendoci il suo spettacolo scomparendo dietro le montagne. Ci preparammo a passare la notte, seguendo il rituale che è necessario per passare una notte in un bivacco in mezzo alla neve. Stendi il tuo sacco a pel, prepari una candela su un piattino, una luce frontale, comoda da accendere senza “ravanare” nel buio, cerchi di riscaldarti come puoi. Io da “cuoco ad ogni altitudine e latitudine” mi misi a preparare la cena, se cena si può definire una minestrina liofilizzata diluita con neve sciolta e qualche “s-cesa de formaio”. Credo di ricordare bene che quella zuppa risultò parecchio salata, perché finimmo in pochi minuti il vino che avevamo con noi. Diedi la colpa al formaggio, o forse era il vino che era buono! Dopo cena ci infilammo nei sacchi-piuma. È una bella sensazione ficcarsi dentro questo involucro fresco che gradualmente con il tuo calore cambia la temperatura interna. Ci mettemmo a chiacchierare su come era andata la salita del pomeriggio, delle previsioni per il giorno dopo, della vita, delle aspettative per il futuro, di ragazze, di montagna ed arrampicata. Ci fu un po’ di silenzio.»
Il racconto prosegue in dialetto trentino dove il compagno di escursioni, Simone, chiese ad Emanuele se avesse pensato di poter gestire il Rifugio. «Spegnemmo la candela e ci addormentammo fantasticando su come avrebbe potuto essere gestito quel Rifugio che conoscevamo così bene, in cui venivamo spesso a trovare Ruggero e Michela. Alla fine dei conti queste sono le nostre montagne, il nostro orizzonte, i posti dove ci hanno portati da bambini per farceli conoscere, apprezzare, per ricordarci quanta storia e sacrifici di coloro che ci hanno preceduto costituiscono le nostre radici e possono far germinare il nostro futuro. L’indomani scendemmo con gli sci, ma nessuno dei due menzionò di nuovo i discorsi della sera prima. Pochi mesi dopo, però, quel sogno divenne realtà». (Emanuele e Simone).
Un sogno che ho potuto vedere realizzato quando sono salito al Rifugio dopo circa 35 anni dall’ultima volta che c’ero stato da giovane, in compagnia di mia madre, alcuni famigliari e amici. Ritornarci da solo e in condizioni difficili per via del maltempo è stata una sorta di sfida, fortunatamente vinta senza problemi. Dopo quasi quattro ore di marcia forzata per via della nebbia che impediva la visuale nell’ultimo tratto, (in condizioni meteo buone il tragitto si percorre in tre ore), avvisato Emanuele del mio arrivo tramite un escursionista facente parte del Soccorso Alpino, incontrato mentre scendeva, ho potuto usufruire della perfetta organizzazione che lo staff del Brentari dispone. Un locale riscaldato in cui potersi spogliare e far asciugare gli indumenti e gli scarponi, lavarsi con la doccia calda, e alimentarsi. Fondamentale per chi ama la montagna trovare ristoro e accoglienza da parte di chi gestisce un rifugio. Il 10 giugno scorso era il primo giorno di apertura e chi ha scelto di pernottare ha vissuto un’esperienza significativa, come solo in montagna può verificarsi.
Dalla Cima d’Asta durante la notte si sentivano rumori assordanti per la caduta di massi che franavano per via della pioggia battente. Qualcuno ha perfino scelto di dormire in tenda all’aperto e sfidare le intemperie. Il panorama che circonda Cima d’Asta è tra i più suggestivi del Lagorai anche con condizioni atmosferiche pessime. Squarci di cielo azzurro misto a nuvole basse e grigie, sferzate di vento e sibili creati dalle correnti. Il freddo di quel giorno era l’inizio di un’estate anomala e piovosa. La storia di questo Rifugio è molto complessa e scorrendo le pagine del volume per il centenario della sua fondazione, è possibile capire come sia stata impegnativa la sua costruzione. «In occasione del Congresso estivo svoltosi a Roncegno il 2 agosto 1906 la Società degli Alpinisti Tridentini, sollecitata dalle guide tesine Tessaro “dei Tesseri” e Marchetto “ dei Carli – Scaia”, congiuntamente a Loss “Tabaro” di Caoria, deliberò ufficialmente di dar corso alla costruzione di un rifugio alpino sulla Cima d’Asta. Undici congressisti, tra cui il delegato di Strigno professor Guido Suster, partirono alla volta di Cima d’Asta per una salita ufficiale tesa ad individuare l’ubicazione della nuova struttura….(…)Alle tre del giorno seguente, dopo aver pernottato (si legge nelle cronache dell’epoca, n.d.r.) a malga Cima d’Asta, la delegazione ripartì alla volta del lago che raggiunse dopo tre ore di cammino.
La conca che lo ospita…. “è magnifica, che ben può essere paragonata a quanto di più bello v’è nelle Alpi. A sud essa è chiusa da una diga naturale di roccia viva e compatta di puro granito, poco alta e superiormente tondeggiante. Lungo tutta la sponda settentrionale del lago invece precipita a picco nell’acqua, un’immensa parete granitica, imponente nella sua nudità rocciosa, altissima tanto par quasi precipitare a piombo dalla vetta (…). “. A tempo di record, oggi impensabile, il 22 dello stesso mese la Rappresentanza Comunale di Pieve Tesino con proprio conchiuso del 22 agosto 1906 “accorda, ad umanità, il suolo e il legname per la costruzione di un rifugio in Cima d’Asta, la legna da fuoco, tutto gratuitamente, augurando che esso rifugio venga costruito quanto prima”». I lavori di costruzione non furono facili anche perché nessuna impresa locale partecipò alla gara d’appalto. Per portare i materiali gli uomini si caricarono sulle spalle il legname occorrente e il merito fu di Antonio Zanghellini di Strigno. Il figlio Carlo scrive: «Tutti i materiali vennero portati lassù a schiena d’uomo da lontananze incredibili, le tavole di abete, circa 420 pezzi, legate tre per tre, provenivano dalla segheria di Malene. (…). Due giganteschi tesini abili cacciatori di camosci che alla fine del lavoro, per ripartire il guadagno, ebbero da ridere tra di loro, chiudendo la diatriba con un focoso duello rusticano.
Il cemento, condotto tre sacchi per volta a schiena di mulo fino all’Aietta dei pastori, veniva poi trasferito sulle spalle di quattro robusti portatori con un sacco per volta risalivano le ripide laste fino al rifugio. Oggidì nessuno lo farebbe». L’inaugurazione avvenne il 24 agosto del 1908. Dal 1915 al 1918 il Rifugio si trovò in mezzo alle linee italiane e austriache durante la Prima guerra mondiale, subendo danni gravi e solo nel 1922 tornò ad essere agibile con l’intitolazione a Ottone Brentari, scrittore ed alpinista scomparso in quell’anno. Anche la Seconda guerra mondiale procurò ulteriori danni, in questo caso dovuti allo stato di abbandono. Nel corso degli anni si sono succeduti tantissimi gestori, ed ognuno di loro, raccontano le avventure e le storie che hanno reso celebre questo magnifico Rifugio. Franco nel suo racconto, ad esempio, spiega come abbia potuto vedere dalla Cima (“Zimon” così chiamata in dialetto trentino) la laguna di Venezia e il suo mare: «Un pomeriggio, dopo un violento acquazzone, salii sul “Zimon” e dalla vetta ebbi una visuale eccezionale, insolita, immensa. Riuscii davvero a vedere la laguna veneta e il suo mare azzurro…».
Sono tante le testimonianze dei gestori che si sono succeduti nel corso degli anni al Rifugio Brentari, e tra queste quella di Tullio, Mara e Igor, raccontano cosa significa vivere a quasi tremila metri: «Ci sono luoghi in Trentino che per l’unicità delle loro caratteristiche, sanno dare emozioni autentiche. Sono luoghi dove la natura si manifesta nella sua poliedrica magnificenza e Cima d’Asta è senz’altro uno di questi. La non trovi mai la massa e quello che vedi lo devi guadagnare passo a passo, lentamente, immagine per immagine fino a sentire la gioia di essere parte della natura. Il gruppo si presenta come un’isola di granito incastonata tra il porfido e pur avendo un accesso abbastanza facile non ammette distrazioni nell’attraversamento dei suoi lastroni o nella discesa dalla Forcelletta». Chi scrive non può che confermare queste impressioni, vissute in un giorno di maltempo reso ancora più suggestivo per l’imponenza della Cima che si faceva intravedere in mezzo alla nebbia.
Un panorama spettacolare circonda l’edificio in pietra rinnovato nel corso del tempo, in cui si distingue il Lago di Cima d’Asta a 2451 metri d’altitudine e profondo 38 metri, uno tra i laghi glaciali alpini più profondi d’Europa, tanto da attirare l’attenzione dei subacquei che si allenano nelle sue acque fredde dalle tonalità che spaziano dall’azzurro cobalto all’indaco, fino allo smeraldo e blu scuro, in contrasto con il colore del rododendro ferrugineum che cresce sui sentieri boschivi. L’escursione di chi scrive si è svolta nel mese di giugno scorso in condizioni meteo avverse, segnate da pioggia, grandine e nebbia nel tratto finale delle piastre granitiche che richiedono un passo attento e sicuro per mancanza di appigli
Per arrivare al Brentari ci sono diversi sentieri: il 327 è la via d’accesso più diretta e comoda per arrivare al rifugio. Il 392 Giro del Zimon circumnaviga Cima d’Asta. Il 386 supera il Cornetto del Passetto e la Cima omonima e riporta a Malga Sorgazza, da dove si parte per salire in quota. L’esperienza vissuta al Rifugio è conferma come sia fondamentale rispettare la montagna e chi ci lavora. Al Brentari il sorriso è di casa, il ristoro è di altissima qualità, e chi ci lavora garantisce agli escursionisti un livello di professionalità e cura dell’ospite, riscontrato poche volte in altri rifugi. Un buon piatto caldo e una bevanda corroborante sono sufficienti per fare amicizia con chi condivide la passione per le ascese e discese, le ferrate e le passeggiate. Tra uno squittio delle marmotte e il librare in aria dei falchi, è possibile sentire la pace che regna sovrana a queste altitudini.
Nel gruppo del Lagorai Cima d’Asta ci sono 9 rifugi: Rifugio Caldenave 1792 m. Rifugio Erterle 1430 m. Rifugio Refavaie 1116 m. Rifugio Setteselle CAI 2480 m. Rifugio Cima d’Asta Brentari CAI 2480 m. Rifugio Consèria 1848 m. Malga Pletzn 1680 m. Rifugio Cauriol 1600 m. Malga Cere 1720 m.
Scheda tecnica del Rifugio Cima d’Asta Brentari
Gruppo Lagorai Cima d’Asta quota 2476
Localizzazione Lago di Cima d’Asta
Comune Pieve Tesino
Telefono 0461 594100
Gestore Emanuele Tessaro – Pieve Tesino
Periodo 20 giugno 20 settembre (nel 2023 è aperto dal 10 giugno)
Posti letto 56
Locale invernale 56
Accessi – traversate da Malga Sorgazza (Tesino) attraverso la val Malene segnavia SAT 327 e 327 bis
Per Campagnassa – Forcella Passetto 386
Da Ponte Conseria (Val Campelle) attraverso Forcella Magna
Sentieri SAT 6-327-329-375 ferrata Gabrielli 329, 380, 380 bis
Vallone Occidentale
Da Rifugio Refavaie
(Caoria – Valle del Vanoi)
Sentiero SAT 380 – 380 bis
Da Chiesetta Pront (Valle del Vanoi)
Per Col del Vento segnavia SAT 303 – 364
Per Val Regana – Sentiero Negrelli 338 – 364
Da Malga Cavallara (Passo Brocon)
Per Forcella Regana – Sentiero Negrelli
Segnavia SAT 387