RUMOR(S)CENA – GENOVA – Del Teatro sono state coniate molte definizioni, a partire dalla sua etimologia e dalla aristotelica mimesi, ma guardando questo e anche altri spettacoli della Compagnia cagliaritana Is Mascareddas, ne viene in mente un’altra, intrigante e forse, senza scomodare distopici effetti rushmore, solo all’apparenza più ‘semplice’, quella cioè che il Teatro in fondo non sia altro che il luogo dove le cose, siano le maschere che coprono e svelano il volto degli attori modulandone la voce, siano i pupi o i burattini, siano infine dei semplici oggetti, ‘parlano’.
Se il cosiddetto e complessivo Teatro di Figura ne è per così dire la ‘giustificazione’ estetica, il teatro di burattini e marionette è l’evidenza operativa di come l’uomo e la donna esprimano sé stessi, i loro sentimenti e i loro desideri, i loro sogni e anche i loro incubi, dentro e attraverso quei, talora raffinatissimi nella loro artigianalità, volti intagliati, dentro e attraverso quelle mani e quei piedi di legno e non più di legno, oltre ogni confine tra umano e ultra-umano, tra corpo e protesi, tra animato e in-animato (dove l’anima che ne compone l’etimologia è come in-sufflata dal Mangiafuoco di turno).
Venti Contrari di Is Mascareddas, una delle Compagnie di Teatro di Figura giustamente più note non solo in Italia, è dunque una sorta di astrazione dell’esserci irriducibile e dell’umanità dell’uomo e della donna, del loro spirito che è soffio donato all’altro, una astrazione che, come una formula chimica, descrive la struttura della vita e che, come un matematico e contemporaneo algoritmo, ne regola il ‘moto’.
È un teatro ed uno spettacolo, esprimendo il paradosso che nasconde e che viene rivelato in scena, in cui praticamente non ‘succede niente’, ma in cui al contrario sostanzialmente ‘c’è tutto’, e dove quel tutto, le contraddizioni e le composizioni, gli slanci e le cadute, può essere esteticamente percepito e artisticamente, dentro un’arte che nasce come detto dalla concreta e artigiana manualità, posseduto e condiviso tra scena e platea. Una scena non tanto spoglia quanto ‘grezza’ come il telo dei sacchi di granaglie o di fieno delle vecchie campagne, o anche dei porti di un mare battuto dai venti contrari del conradiano Tifone, sabbia e paglia, dentro dieci bellissimi personaggi-pupazzi si animano e si muovono, dando vita e trascinando dietro di sé, perché è questo il doppio ribaltamento di senso che ‘accade’ sul palcoscenico aperto da tre lati, il corpo dei loro ‘animatori-animati’.
Storie semplici, relazioni dirette e per questo profonde come raramente si percepisce, volti scolpiti nel legno, con i tratti evidenti della rinnovata tradizione di Sardegna, che si trasfigurano in mille e più espressioni, le quali quasi precipitano in quegli occhi profondi che non si vedono ma sono evidenti, restando sempre uguali a sé stessi. Tutto attorno una sonorità piena di orizzonti significativi, tra l’intensa musica di Tomasella Calvisi e straordinarie lallazioni che sempre colpiscono per il loro misterioso e arcaico significare, accompagnano queste continue trasfigurazioni espressive efficacemente sottolineandole.
Storie di un dopo-guerra ci dice la drammaturga Donatella Pau, che è anche sul palcoscenico insieme alla brava Claudia Dettori, ma di quella guerra perenne che, al di là delle sue tragiche cadenze storiche, sembra caratterizzare l’universalità della vita umana che in un universo appunto ‘contrario’ come nelle migliori fiabe o anche, per citare ancora Joseph Conrad, dentro il suo Cuore di Tenebra, lotta incessantemente per recuperare sé stessa. Entriamo dentro quel Cuore e un po’ lo illuminiamo insieme a quegli occasionali, ma forse sempre conosciuti, compagni di viaggio.
Il Festival Testimonianze Ricerca Azioni di Genova, che lo ospita, ed i suoi due direttori artistici, David Beronio e Clemente Tafuri, insieme al direttore organizzativo, Veronica Righetti, hanno fatto una scelta encomiabile portando per la prima volta in Liguria questo spettacolo commovente, che ‘muove insieme’ cioè, e poetico, offrendolo anche ad un pubblico di giovanissimi che non può che giovarsene. La sala del teatro Akropolis, sede della omonima compagnia che organizza il Festival, è risultata un ambiente quanto mai appropriato, in struttura e figuratività, per far apprezzare al meglio la prova dei burattinai cagliaritani, che in effetti ha riscosso grande successo.
Visto al Teatro Akropolis di Genova il 16 novembre 2023
Venti contrari. Da un’idea di: Donatella Pau, Regia: Karin Koller, Animazione: Donatella Pau e Claudia Dettori, Musiche originali: Tomasella Calvisi, Progetto costumi e scene, scultura e pittura figure: Donatella Pau, Costruzione scene e figure: Antonio Murru, Donatella Pau, Fabio Atzeni, Aiuto sartoria: Alessandra Solla, Simona Cadeddu, Trottola: Manuel, Tecnico audio luci: Alessandro Venuto.
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