RUMOR(S)CENA – GENOVA – Un uomo. Solo. Fa capolino, con delicatezza, dentro a una casa di amici, colleghi. Ha una bottiglia di spumante in mano, un abito da sera con farfallino ed un’aria di circospetto disagio. Viene subito preso in giro dagli astanti: “Ma dai non era una festa in costume! Ora vedrai come si arrabbierà il capo”. “Ecco – lui dice e pensa – ma perché sono venuto!”. Per tutta l’ora successiva assistiamo ad un vero indimenticabile one-man show, accompagnato dalle accattivanti illustrazioni di Gregorio Giannotta poste sul fondale, che evocano i personaggi che popolano questa storia.
Rosario Lisma, autore, regista ed attore di questa pièce, con estrema bravura ci conduce attraverso una storia che parte dal nome del protagonista. Quando il babbo di Giusto si presentò all’anagrafe per la registrazione del nascituro cadde in un tranello confusionale. L’impiegato che era allo sportello (rappresentante la quota invalidi del piccolo ufficio comunale siciliano) gli si rivolse con un arzigogolo di parole senza senso, chiudendo lo sproloquio con “Giusto?”, in cerca di falsa approvazione. Il padre, non avendo compreso nulla, rispose comunque “Giusto!” e con questo nome, un po’ sostantivo un po’ aggettivo, Giusto fece il suo ingresso nel mondo.
Pensate che una cugina di Giusto venne chiamata Okay! Risate, singulti, timidi applausi. Prosegue la movimentata narrazione di Giusto, emigrato dalla Sicilia a Milano in quanto vincitore terzo classificato di un maxi concorso dell’Inps, vive in un appartamento di tre stanze in condivisione con strani personaggi: una donna che non c’è mai e un calabrone che dipinge finestre blu, con il quale Giusto si confida per poi essere spronato a lasciare una buona volta la sua timidezza, questo suo escludersi dal mondo con l’unica certezza della solitudine. Ma anche nella storia più solitaria dell’Universo, arriva pur sempre l’Amore. Il cardine che tutto crea o tutto distrugge ed anche Giusto-Rosario non può certo sfuggirvi. Il personale viaggio di Giusto vira verso il coraggio, verso quella bellissima, irraggiungibile unica donna sempre amata, rigorosamente da lontano, per la quale mai aveva avuto l’animo di dichiararsi. Una storia a lieto fine? Non lo sveliamo.
Riguardando tra i lavori teatrali di Rosario Lisma, la fragilità esistenziale, il tasto comico drammatico addirittura tragico, sono stati fin dall’inizio i protagonisti delle sue storie e dei suoi protagonisti. Senza fare un parallelo con un famoso personaggio creato da Villaggio negli anni ’70, perché Rosario Lisma è ben calato nel terzo millennio, ma alcune sue battute, alcuni super aggettivi, la tragica comicità, lo fa ricordare.
Uno fra tutti Peperoni difficili, che fu eletto nel 2015 spettacolo dell’anno. Queso tipo di drammaturgia possiamo considerarla come un teatro di parola, che dà più spazio alla verbosità dei personaggi rispetto all’azione scenica, agito in ambienti piccoli dove tutto accade anche se Rosario Lisma dimostra una piacevole espressività corporea. È anche un attore prestato al cinema ed ha recitato in La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto, nel ruolo del padre del protagonista, e in Un attimo sospesi di Peter Marcias nel ruolo di Achille. In teatro ha recitato per Binasco, Tolcachir, Ostermeier.
Prodotto in tempi di pandemia dalla Fondazione Luzzati Teatro della Tosse dove è andato in scena in anteprima nella Sala Dino Campana: scritto, diretto ed interpretato da Rosario Lisma. La tournèe inizierà a Gennaio 2022 partendo da Ragusa al Teatro Donnafugata per arrivare al mese di aprile a Milano al Teatro Elfo Puccini.
Visto al Teatro della Tosse di Genova il 7 dicembre 2021