Chi fa teatro, Focus a teatro, Teatro, Va in scena a — 19/02/2023 at 10:18

Pilade da Pier Paolo Pasolini, regia di Giorgina Pi al Teatro Arena del Sole ERT

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RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – Dopo Tiresias, Guida immaginariaLemnos, l’artista e attivista Giorgina Pi insieme al collettivo Bluemotion si confronta con la figura di Pilade, a partire dalla tragedia di Pier Paolo Pasolini, una delle personalità del Novecento che più hanno influenzato la generazione a cui la regista appartiene. Con questa produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova,in collaborazione con Angelo Mai e Bluemotion, Giorgina Pi prosegue la sua ricerca e il suo lavoro di riscrittura del mito classico, tenendo insieme poesia e politica con l’apertura di sguardo del pensiero queer, per dare voce a personaggi che diventano nella loro complessità emblema di bellezza e rivolta.

In scena in prima assoluta al Teatro Arena del Sole di Bologna fino al 19 febbraio, lo spettacolo è parte del progetto ideato da Valter Malosti e Giovanni Agosti Come devi immaginarmi, dedicato all’intellettuale bolognese.

Foto Pilade di Guido Mencari

La riscrittura nasce dall’invito del direttore di ERT a mettere in scena una delle sei tragedie pasoliniane: Giorgina Pi lo accoglie mentre è immersa in una ricerca artistica fra Grecia antica e possibilità di «parlare dell’oscurità politica che ci attraversa».

«Quando Valter Malosti mi ha chiesto di partecipare al progetto Pasolini mi ha colta in un momento di cambiamento. Volevo continuare e approfondire il lavoro sulla riscrittura del mito iniziato con Tiresias e confrontarmi con la possibilità di scritture collettive a partire da testi da far dialogare tra loro.

Volevo indagare e imparare ‘la libertà di scegliere o inventare anche le varianti più paradossali del mito che avevano i poeti classici’ – come mi ha sempre insegnato il nostro dramaturg e maestro Massimo Fusillo – ‘lasciando però quel nucleo forte di base, quella coerenza narrativa che ne garantisce la riconoscibilità’. Provare a fare in altro modo quello che avevo imparato negli anni precedenti con le scritture potenti di Caryl Churchill e Kae Tempest».

Foto Pilade di Guido Mencari

Per la realizzazione del progetto Giorgina Pi sceglie la preziosa collaborazione dello scrittore e dramaturg Massimo Fusillo, che nel suo percorso di studioso ha analizzato proprio il rapporto fra Pasolini e la Grecia classica, mentre l’ambiente sonoro è realizzato dal Collettivo Angelo Mai, con la musica e la cura del suono di Cristiano De Fabritiis eValerio Vigliar. In scena Anter Abdow Mohamud, Sylvia De Fanti, Nicole De Leo, Nico Guerzoni, Valentino Mannias, Cristina Parku, Aurora Peres, Laura Pizzirani, Gabriele Portoghese.

Pilade è una “tragedia del dopo”, dove la temporalità mitica si disgrega: un quarto capitolo dell’Orestea, la trilogia degli Atridi di Eschilo, dove Pasolini immagina cosa succede dopo che Oreste, assolto dal tribunale dell’Areopago ad Atene, torna ad Argo. Nel sequel, ambientato nell’Italia del dopoguerra, a subire un processo è Pilade, contrario al regime ispirato dal culto della dea della ragione Atena, instaurato in città da Oreste. Pilade è una tragedia dolorosa sull’incapacità della democrazia di applicare giustizia ed etica nel sistema capitalistico.

Foto Pilade di Guido Mencari

Nella visione di Bluemotion Argo è un luogo disperso, un parcheggio dove i personaggi, sempre in scena, si ritrovano dopo un rave poco prima degli anni Duemila (uno spazio immaginato, come dichiara la regista, ben prima del cosiddetto Decreto Rave). Sperimentano la fine di un’era, l’imminente fine del Novecento e l’avvento degli anni Duemila, la più importante cesura storica delle biografie di un’intera generazione.

Le Eumenidi sono diventate corpi transessuali, i contadini della tragedia sono lavoratori neri sfruttati. Atena sul fondo esce da una roulotte camerino del cinema. Gli eroi non sono più capaci di agire, perché tra vittoria e sconfitta non c’è più differenza: dove troverà posto ora la scandalosa diversità di Pilade? Pilade, Oreste ed Elettra danzano verso il fallimento condotti da un’Atena stanca di difendere la divina ragione.

«Come tradurre oggi il senso di fallimento che permea questo testo?» riflette la regista. «Siamo in grado, ancora una volta, di parlare di democrazia? Cos’è per noi la fine di un’era?».

Foto Pilade di Guido Mencari

Scrive il dramaturg Massimo Fusillo: Il finale di Eschilo, che vede la trasformazione delle Erinni in divinità benevole, in Eumenidi, condensava splendidamente la visione politica di Pasolini: la sintesi fra il mondo arcaico, magico e sacrale, e il mondo moderno, democratico e pragmatico; un’utopia che gli sembrò sempre più irrealizzabile. Con la sua scandalosa diversità, con le sue contraddizioni ambivalenti, il personaggio di Pilade, dai forti tratti autobiografici, non fa che rappresentare questo tragico fallimento. (…) In Pilade Pasolini decostruisce l’opposizione tra passato arcaico e futuro progressista, e finisce perciò in una sospensione nichilista dei segni, terribilmente autobiografica».

«Adoro il ‘terribilmente’ scritto da Massimo, – sottolinea Giorgina Pi – è in quel terribilmente che scelgo di incontrare Pasolini. Dall’oggi, a partire da me e dalla mia generazione. Ho immaginato quindi il ritorno di Oreste e in generale degli eroi della tragedia di Eschilo (Pilade, Oreste, Atena, Elettra) come un ritorno dagli anni Sessanta di figure vicine a Pasolini vivo, alla sua immaginazione, a tratti dei veri suoi alter ego, in mezzo a noi, a persone nate dopo la sua morte. Noi, la nostra generazione, in scena di fronte a lui e a loro. Mettendo però in questo noi, figure più vicine per storia ed estrazione insieme a figure con un quotidiano diverso dal nostro come migranti e rifugiati (in questo è stato determinante l’aiuto di Giorgio Zacco, assistente alla regia dello spettacolo e amico carissimo dall’inizio degli studi teatrali a Parigi venticinque anni fa, che negli ultimi anni dedica molti mesi al soccorso in mare su navi delle Ong). Nevrosi borghesi e tradizione degli oppressi restano vive, modificate ma radicate, come la mancanza di opposizione tra vittoria e sconfitta».

Foto Pilade di Guido Mencari

Dal lavoro su Pasolini nasce anche il progetto Lucciole, un percorso che Bluemotion vuole condividere con persone adolescenti, per non lasciare un messaggio desolante alle nuove generazioni: nel 2010, 35 anni dopo il celebre articolo pubblicato da Pasolini sul Corriere della Sera, il filosofo francese Georges Didi-Huberman pone la domanda Le lucciole sono davvero scomparse?

Giorgina Pi e il collettivo scelgono di ripartire da qui, rispondendo «per noi sono vive e vogliamo scoprire come e dove». Poco prima di essere assassinato Pasolini teorizza la morte delle lucciole, un momento in cui «vede morire la luce anche nel mito»: Giorgina Pi sceglie quindi di confrontarsi con questa fase del poeta. «Io nata dopo la sua morte – continua la regista – ero cresciuta leggendo lui e contemporaneamente alla ricerca – spesso riuscita – di scie di lucciole, nutrita da bagliori. (…) A noi che leggiamo Pasolini oggi con emozione e ammirazione tocca rispondere che le lucciole non sono scomparse, che se anche non si può generare una luce accecante si possono accedere continue scie, una dietro l’altra, che annullano il buio e danno origine a un bagliore, un lampo, una costellazione in cui si libera qualche forma per il nostro stesso futuro».

Lucciole sta nascendo all’interno di FUORI!, il progetto sperimentale di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con la cura di Silvia Bottiroli, promosso dal Comune di Bologna e parte del più ampio Il giorno di domani, finanziato dall’Unione Europea – Fondo Sociale Europeo nell’ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020 e della risposta dell’Unione alla pandemia di COVID-19. 

Foto Pilade di Guido Mencari

Sul pensiero del filosofo spagnolo Paul Preciado si fonda un nuovo tipo di ottimismo, queer e debordante, che felicemente sfugge ai modelli patriarcali, razzisti, competitivi e capitalisti della società contemporanea attraverso processi condivisi di alleanza, transizione, trasformazione, gioia e metamorfosi, affermando che «in determinate circostanze fallire, perdere, dimenticare, disfare, annullare, sfigurare, trasformarsi, possono essere modi di stare al mondo più creativi, più collaborativi e più sorprendenti».

Perché, come scrive Kae Tempest: Siamo ancora divini. / È questo che ci rende così mostruosi.

I partecipanti saranno accolti durante il percorso anche al MIT (Movimento Identità Trans), di cui un’interprete del cast, Nicole De Leo, è attualmente vicepresidente.

Al Teatro Arena del Sole oggi ultima replica alle ore 16

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