Recensioni — 19/03/2025 at 20:53

I tormenti metafisici di Achab nell’eterna saga evergreen di Moby Dick

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RUMOR(S)CENA- ROMA-  Quarta ripresa e quinto anno di vita per uno spettacolo ambizioso nato dall’estro ribelle e anche un po’ maligno di Orson Welles, nota eternamente dissonante nel mainstream americano. Un testo che nasce da un complesso di colpa incarnato nella nazione allora più potente del mondo, lunga onda boomerang della seconda guerra mondiale. Un complesso sulla scia del grandi mostri della seconda guerra mondiale- Hitler e Mussolini- un germe insediato nella democrazia, un vulnus psichico non completamente debellato anche oltre oceano. Impressiona pensare che Welles debuttò su una scena nuda, priva di orpelli e ovviamente, di balene per rappresentare l’ossessione del comandante Achaab, la metafora di una sfida esistenziale ben più grande di quanto rappresentato dal cetaceo.

Moby Dick credit Marcella Foccardi

Facile ricordare che a Welles tutto interessava meno che la dimensione commerciale e il successo visti i numerosi flop collezionati soprattutto nell’ambito dei tentativi di un cinema di qualità, sempre alle prese con enormi conflitti produttivi. Il teatro per Welles era più agevole luogo di sperimentazione. Il suo ego traluceva nell’interpretazione di ben quattro ruoli, Achaab compreso.  Settanta anni dopo i mezzi di scena sono ben altra cosa anche se, altrettanto ovviamente, la balena non si può materializzare. Però c’è un enorme tendone che fa da vela per l’imbarcazione che con il gioco dei bianchi e  dei neri può simulare la sagome dell’enorme inquietante bestia marina. 

Moby Dick Costabile_De Capitani-Curcurù credit Marcella Foccardi

Elio De Capitani è reale comandante in capo della ciurma e del progetto. Prima inavvicinabile e misterioso, poi sempre più vicino alle pulsioni della ciurma anche se ci sono dissidenze che lo rispettano, lo temono ma non ne condividono il pensiero suicidario nella sfida con l’animale che gli ha già portato via mezza gamba. Testo impegnativo, tenebroso inquietante che richiede il massimo impegno di concentrazione per lo spettatore vista anche la distribuzione della vicenda che parte dall’arruolamento per una missione che dovrebbe durare tre anni e che s’infrangerà nell’impatto con la terribile balena. Una sfida che solo Achaab vive con la tensione giusta a bordo del Pequod. La sfida che il protagonista lancia oggi viene tradotta con la tensione bellica e il cambiamento climatico che ci spinge globalmente sull’orlo dell’abisso. Proprio mentre sta per essere lanciato l’arpione che dovrebbe prendersi la rivincita sulla balena. 

Moby Dick Elio De Capitani credit Marcella Foccardi

 Tre generazioni di attori si saldano empaticamente nel progetto. Il fascino di Achaab strega e coinvolge progressivamente gli altri. C’è tanto Welles ma anche il massimo rispetto per il libro di Melville, gustato da un grande numero di generazioni. Nelle ristrettezze economiche del teatro attuale si gode per un lavoro corale dove anche la minima parte viene valorizzata nella sinergia della resa complessiva. S’intuisce la metabolizzazione matura da parte della compagnia per un evergreen che dal debutto all’Elfo di Milano ha coinvolto migliaia di spettatori. La musica dal vivo con i canti corali degli attori, rielaborazione delle saghe marinare ( i cosiddetti sea shanties), insedia la vicenda nella storia,  Ab origine il testo veniva specchiato nel Real Lear di Shakespeare dove  l’omologia era con l’ostinazione del re alla fine redenta dalle svolte della vita e questo spunto viene idealmente ripreso da De Capitani con l’energia che gli è propria. Non è uno spettacolo solo al maschile perché l’agilissimo mozzo infante è interpretato da una giovane donna e così la narratrice che raccorda alcuni passaggi della narrazione. Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Gigi Dell’Aglio il che rimanda alla storia del Piccolo, onnicomprensiva di Paolo Grassi, Giorgio Strehler, Gigi Lunari e alla nascita della figura del drammaturgo, mutuata dalla tradizione tedesca.

Moby Dick 5Giulia Viana Elio de Capitani credit Marcella Foccardi

MOBY DICK ALLA PROVA di Orson Welles (1955), adattato prevalentemente in versi sciolti da romanzo di Herman Melville, traduzione Cristina Viti, uno spettacolo di Elio De Capitani, costumi Ferdinando Bruni, musiche dal vivo Mario Arcari, direzione del corpo Francesca Breschi, maschere Marco Bonadel, luci Michele Ceglia, suono Gianfranco Turco, con Elio de Capitani e Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa, Mario Arcari.    

Visto al teatro Vascello di Roma il 14 marzo 2025.

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