RUMOR(S)CENA – GENOVA – È stata la poesia I doî avari (I due avari) del poeta ligure Martin Piaggio ad ispirare il regista Emerico Valentinetti a comporre la famosa commedia Pignasecca e Pignaverde, portata al successo nel 1957 dalla Compagnia Comica Genovese diretta da Gilberto Govi.
L’esito entusiasmante dei Manezzi per maritare una figlia, che nell’arco di ottanta repliche ha divertito ed emozionato una platea di 50.000 spettatori, non poteva che preludere ad una nuova avventura con quest’altro grande classico del repertorio di Govi, appunto Pignasecca e Pignaverde. Così Tullio Solenghi, è tornato ad essere il grande Govi dando corpo e voce a Felice Pastorino. Dello spettacolo, prodotto dal Il Teatro Sociale di Camogli e il Teatro Nazionale di Genova, ne è anche regista e ne firma l’adattamento (assieme a Margherita Rubino) mentre scene e costumi sono disegnati da Davide Livermore.

Uno spettacolo anche questo destinato ad avere un grande successo come si è visto la sera di martedì 18 marzo al teatro Ivo Chiesa che registrava il sold out pur essendo alla sua undicesima replica genovese. Il perchè è semplice: la gente ama ancora vedere il teatro dialettale, ai genovesi piace riscoprire Govi e soprattutto la sera, dopo una giornata di lavoro e stress domestici , a teatro vuole divertirsi. Ibsen e Pirandello pur nella loro grandezza divertono senz’altro meno, soprattutto se i loro testi hanno subito nuove rivisitazioni e letture registiche che invece d irenderli semplici li complicano facendoli diventare ancor più complessi e stancanti. E allora evviva Govi, soprattutto se fatto da Tullio Solenghi.

Il Govi di Solenghi entusiasma il pubblico perchè gli è fedele. Nessuna voglio di rinnovare quello che ha funzionato in passato, l’autenticità che va a riscoprire i sapori di una volta premia sempre coinvolgendo il pubblico in maniera totale. Pignasecca e Pignaverde è uno spettacolo ancor più ricco de “I Maneggi per maritare una figlia” in quanto il testo offre molto di più della commedia degli equivoci scritta da Bacigalupo nel 1880. Il protagonista Felice Pastorino è un personaggio ricco di sfacettature psicologiche che hanno dato modo a Solenghi di arricchirlo con molteplici sfumature.
Quindi se abbiamo trovato un Solenghi perfetto nei Manezzi , qui lo troviamo ancora più perfetto, se possibile dirlo. Sin da quando entra in scena dalla porta centrale in fondo al palco l’attore genovese suscita un grande applauso in primis perchè è un attore molto amato, ma anche perchè da subito il pubblico ha l’impressione di rivedere il grande Gilberto. Stessa maschera, stessa postura, stesso piglio del grande attore. Andando poi avanti con la pièce funziona tutto: ogni parola, ogni battuta, ogni gesto ributta il pubblico in quel mondo che non c’è più e che forse si rimpiange tanto.

Pignasecca non è solo un avaro, ma è un uomo che alla fine si scopre essere attacatissimo alla figlia Amalia. Non vuole sposarla ad Eugenio soprattutto perchè inizialmente sembra debba trasferirsi in Argentina e lui non può pensare di non averla più vicina in casa con lui. I soldi sono importanti, ma gli affetti ancor di più. Cederà al matrimonio quando il ricco commerciante argentino Manuel Aguirre, deciderà di far guidare la nuova filiale della sua azienda,che aprirà a Genova, dal giovane pretendente che quindi sposandosi non avrà più bisogno di trasferirsi in America con la moglie.
Ne avrà la peggio il cugino Alessandro, a cui Amalia era stata promessa dal padre, ma in fondo “star soli è più conveniente”, come gli dirà Felice per non farlo arrabbiare troppo quando cambierà le carte in tavola. E Alessando, ovvero Pignaverde, ancor più taccagno del Pignasecca, non è insensibile a ragionamenti del genere. Un Alessandro in cui entra perfettamente Mauro Pirovano, che con Solenghi sembrano avere una complicità totale sul palcoscenico. I loro tempi scenici sono perfetti e raggiungono una vetta assoluta nella scena dell’accensione del sigaro.
Bravissimo anche il resto del cast, in particolare Stefano Moretti che dà uno splendido accento argentino al suo Manuel Aguirre, portatore di sogni oltreoceano. Ottimo come sempre Roberto Alinghieri, attore e regista (qui è anche assistente di Solenghi), dall’imponente fisicità, perfetto per fare il deus ex machina della commedia, ancor più del notaio dei Manezzi.
Lo spettacolo si chiude con una scena finale un po’nostalgica: tutta la famiglia è dinanzi alla tv (nuovo marchingegno molto temuto da Felice Pastorino per i costi di elettricità annessi) per assistere all’ottava edizione del Festival di Sanremo, dove vincerà “Volare”di Modugno. Ed è sulle note di questa bellissima ed immortale canzone che danzano i due innamorati e promessi sposi. In qualche modo una citazione della fine del precedente “Maneggi” in cui invece, in conclusione, erano tutti insieme davanti a una radio storica ad ascoltare “Ma se ghe pensu”.
Pignasecca e Pignaverde è in replica al teatro Ivo Chiesa di Genova mercoledì 19 marzo ore 20,30.