BOLOGNA – Dieci anni fa nasceva Stracci della Memoria, un lungo percorso intessuto di scambi internazionali, esperienze multidisciplinari, viaggi e relazioni artistiche e umane. Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola li raccontano, circondati dalle voci di alcuni tra i performer che li hanno accompagnati nelle loro scoperte, condiviso con loro uragani, sveglie a notte fonda a suon di barriti, e quella moltiplicità di sfumature culturali – che rendono il nostro mondo davvero bello perché multicolore. Questo è il racconto di dieci anni della Compagnia Instabili Vaganti e degli artisti/testimoni che hanno condiviso il loro progetto internazionale.
Anna Dora Dorno ci raconta la genesi del loro progetto?
«Nasce come reazione alla mancanza di spazi, risorse e condizioni, indispensabili per generare le nostre opere. Per questo è stato ideato in modo da svilupparsi per frammenti, o “stracci“, azioni performative, canti, testi, foto, brani musicali, tracce sonore, capaci di produrre installazioni, performance, opere d’arte. Non avevamo un luogo dove svolgere il nostro training quotidiano, né per provare gli spettacoli. Lavoravamo nei boschi, nel nostro garage, nei centri giovanili ma sentivamo una forte esigenza di creare un nostro linguaggio. Non avevamo finanziamenti e il denaro necessario per le produzioni per cui cercavamo di vedere più in là di quello che avevamo a disposizione. Questo si è rivelato essere l’aspetto più interessante del progetto che ci ha permesso di spaziare, sia dal punto di vista geografico, sia temporale. Non ci era chiaro come si sarebbe evoluto il progetto o dove ci avrebbe portati la nostra ricerca. Solo adesso riusciamo a coglierne l’essenza, che è appunto questo procedere per frammenti, nel tentativo di raggiungere l’unità, il ricongiungimento dei diversi “stracci” prodotti in tempi e spazi differenti. Abbiamo fatto della necessità una virtù, come si suol dire».