NAPOLI – C’è una dittatura sotterrata e silenziosa che affiora nei gesti, nelle azioni, nei comportamenti sociali. Suggerisce cosa ascoltare, cosa dire, cosa vedere, cosa consumare. Per la compagnia cilena La Re-Sentida (Valparaíso 2007) e il suo regista Marco Layera, questo fenomeno, trattato nel loro ultimo spettacolo La dictadura de lo cool (La dittatura del cool), segue il diktat del mondo occidentale, della contemporaneità borghese e globalizzata. Lo spettacolo mette in gioco alcune contraddizioni proprie dell’ambiente artistico e della vita del nostro tempo. Come si oppone l’arte e il teatro, figura per antonomasia di resistenza sociale e politica, nella loro “lotta” contro il pensiero borghese attuale, contro la trasformazione della cultura influenzata dal capitalismo? Come denunciare quanto accade? Stabilendo altri limiti: quelli degli intellettuali e degli artisti che attraverso “forme sovversive” di resistenza, creano un gruppo d’elite apparentemente lontano da una cultura di massa. Ogni sistema crea le sue dinamiche, e in questo caso il popolo e l’elite risultano due facce della stessa medaglia: fasce di mercato e quindi consumatori di una cultura creduta libera.
Sul palco, una festa nel salone di casa del neoministro alla Cultura –la piscina, gli spriz, lo schermo gigante, il sipario luminoso, le disco balls – gli invitati sono un gruppo d’intellettuali e artisti che aspettano le loro retribuzioni di potere. Ballano, bevono e si drogano al ritmo di musiche commerciali. La scena progredisce e compaiono le figure prototipiche della “classe” artistica–il curatore d’arte, la performer, l’attore, il regista – che vanno disegnando pateticamente la società dello spettacolo attuale. Una camera registra in circuito chiuso amplificando e doppiando ogni gesto dei personaggi. Il risultato è una proposta sarcastica, maliziosamente umoristica, violenta e pessimista. A volte fortemente melodrammatica e satura di segni che tendono a distrarre l’attenzione facilmente. Come si è già avvertito nelle produzioni precedenti della compagnia, i linguaggi si allontanano da una poetica specifica e da un teatro concepito come uno spazio sacro e dedicato a forme e immagini sublimi. Per questa produzione, lo spettacolo è stato messo in scena con la coproduzione del centro berlinese Hebbel Am Ufer (HAU) e ispirato al testo Estetica della Resistenza dello scrittore e pittore tedesco Peter Weiss. La storia si connette direttamente con il contesto sociale e politico cileno, ma i comportamenti dell’ambiente artistico si ripetono sistematicamente in altri contesti culturali d’occidente. Tutto questo ha come risultato uno sguardo piuttosto universale che parla di una crisi creativa e di dissoluzione senso del gesto artistico.
Interrogarsi sul compito dell’artista nel mondo svelando la contraddizione propria del teatro come strumento funzionale e allo stesso tempo reale, è una costante nel lavoro del gruppo. Questo viene confermato anche in altre due produzioni montate in Italia: Tratando de hacer una obra que cambie el mundo (2010) lancia una sfida all’attore a portare al massimo il limite della finzione ed eliminare il gioco mimetico, mentre La imaginación del futuro (2013), pone al centro della scena il confronto di due aspetti contraddittori della figura di Salvador Allende: la sua sacralità rappresentativa di una etica ed ideologia socialista e lo svuotamento della stessa finita in una dittatura con migliaia di morti e desaparecidos. Nei prossimi giorni, la compagnia si presenterà al Festival di Avignone per poi proseguire in Germania. Gli spettatori di La Re- Sentida, tanto in Cile come all’estero, sono continuamente sfidati ad un autoriconoscimento dei propri comportamenti per poi poter guardare altrove. La dictadura de lo cool legge con durezza una forma di pensiero profondamente radicata nell’oggi e nella nostra cultura.
Visto il 14 luglio 2016 al Teatro Marcadante di Napoli
Compañía La Re- Sentida (Cile)
Regia di Marco Layera
Con: Benjamín Westfall, Carolina de la Maza, Carolina Palacios, Pedro Muñoz, Diego Acuña, Benjamín Cortés.
Coproduzione: HAU Hebbel am Ufer (Berlino) per la rassegna The Aesthetics of Resistance. Peter Weiss 100.