RUMOR(S)CENA – PIACENZA – La programmazione della rassegna SUMMER CULT presso il cortile austero di Palazzo Farnese a Piacenza, prosegue con il ritorno dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet, con un monologo teatrale tratto dalla sua ultima opera letteraria dal titolo “Mordere il cielo. Dove sono finite le nostre emozioni“. Chiederselo non è un esercizio di retorica, ma un interrogativo necessario, come spiega, lo psichiatra, né tanto meno una predica filosofale per sentirsi contro corrente, nell’incedere incalzante di eventi, guerre, abusi, soprusi, che ad ogni latitudine del mondo, si perpetuano contro l’umanità, animali compresi.
Una disumanizzazione dell’uomo come già intitolava il suo saggio negli anni ’70, lo psichiatra Thomas S.Szasz, che si ripropone nel secondo millennio con agghiacciante similitudine ancor oggi. “Siamo giunti nell’epoca dell’atarassìa” – spiega Paolo Crepet – , un’apparente serenità d’animo, priva di passione. Una società, di adulti, bambini e adolescenti sempre più soli e isolati, vedi il crescente fenomeno scoppiato in Giappone degli Hikikomori=stare in disparte. Giovani, soprattutto maschi, che decidono di isolarsi, di ritirarsi dalla vita sociale. L’incapacità di stare attenti, l’aprosessìa, e la conseguenza delle proprie azioni, di prendersi la responsabilità dei gesti compiuti nell’indifferenza al senso di colpa, alla vergogna=andare alla gogna, come il filosofo Galimberti, già ospite nel palinsesto della rassegna, illustra nel suo libro, “L’ospite inquietante”, il nichilismo e i giovani.
Non si gioca più. Niente più spazio per emozionarsi, sperimentare lo sbaglio, il fallimento nel processo dell’età evolutiva. Confort zone e paracadute, per cadere sempre in piedi. Genitori ansiogeni che accompagnano i figli, senza dare loro l’autonomìa di poter sbagliare. Abolizione dei voti scolastici e materie d’esame programmate da intelligenza artificiale, questo il futuro. Ma come può, uno sportivo parametrare il merito di una vincita, se non potesse più quantificarlo in numeri?
Paolo Crepet ha aggiunto: “mia nonna mi diceva, b a d a t i ! …quanta lungimiranza e saggezza, in questa parola. Un termine con un significato chiaro, che non lascia adito ad interpretazioni. I bambini avevano un compito, gli adolescenti un altro e gli adulti altro ancora, e tutto ciò creava autostima e indipendenza”. D. Winnicott, psicoterapeuta e pediatra britannico diceva che, il colore è emozione, e fino a quando l’essere umano saprà usare matite colorate e pennellare la propria Vita delle tinte dell’arcobaleno, allora potrà essere in grado di stupirsi. La funzione di Holding è una funzione strettamente relazionale, è la chiave che permette al bambino di diventare adulto, autonomo, di saper stare solo in presenza della madre, per poi potere fare a meno di lei e crearsi l’indipendenza. Come per C.G. Jung psicoanalista e psichiatra, definisce individuazione, il processo che permette all’uomo di conoscere la propria singolarità, il significato irripetibile, a sentirsi soggetto responsabile capace di confrontarsi con la propria esistenza.
Oggi l’omologazione viene scambiata per normalità. Essere unici, diversi, è il segno distintivo dell’indipendenza dell’individuo sulla Terra. Follìa è cambiare le fiabe, il loro contenuto oggi per ovattare reprimere, sopprimere gli ostacoli e le metafore della vita incluse proprio per fare riflettere e smuovere una opinione, un parere analitico capace di allargare gli orizzonti mentali, sugli argomenti dell’esistenza.
Sempre Paolo Crepet ha poi spiegato che “se non avessi giocato fino a sbucciarmi le ginocchia, se non avessi osato e imparato a badare a me stesso, se non avessi letto e ascoltato tutte le fiabe, con il lupo, la foresta nera, i buoni e i cattivi, forse quel giorno, da adolescente innamorato, non avrei avuto lo zelo, l’istinto di partire da Padova a Venezia in treno, e ritrovarmi in un museo in un’ora desueta e deserta, con una affabile Signora che in inglese ci invitava a prendere una tazza di thè, per scoprire, solo dopo che Madame Peggy Guggenheim ci aveva onorati della sua presenza”.
Visto a Palazzo Farnese di Piacenza il 15 luglio 2024