LA SPEZIA – Si chiude con L’ultimo Kaligola, la Trilogia del Potere della Compagnia degli Scarti, aperta dall’eccellente Ubu Rex nel 2011. In questa nuova fatica, il tentativo è quello di analizzare non tanto una particolare forma di potere e la violenza che può scaturire dal suo esercizio. Quanto il Male, con la M maiuscola, che bisogna riconoscere come ontologicamente proprio dell’io, e dell’essere umano. Ma come provarne l’esistenza? E se c’è un mezzo per testare scientificamente questa teoria, sarà anche possibile quantificarlo, rintracciarne le origini biologiche e ridare vita allo stesso Caligola, come esempio supremo di sadismo patologico? La scelta degli Scarti è quella di costruire la figura di un novello dottor Frankenstein (più vicino alla parodia di Mel Brooks che al personaggio di Mary Shelley) che ricrei il mostro per testarne la cattiveria, in laboratorio. Che rintracci, attraverso sangue e sperma, il gene della malvagità.
Dopo il momento della creazione del giovane Caligola (molto godibile anche a livello visivo), lo spettacolo prende, però, a girare a vuoto. Se l’idea di partenza è interessante, la scelta del registro comico non appare altrettanto azzeccata. Il dottore rimanda anche fisicamente a Eric Campbell, il gigante cattivo delle prime comiche di Charlot. Così come l’uso della pistola laser per immobilizzare i nemici, lo specchio per rifletterne i raggi, o le corse sul posto con continue entrate e uscite di scena hanno il sapore frizzante di un Feydeau ma tradiscono il contenuto drammatico del sottotesto. Manca quella ferocia grottesca che grondava nell’Ubu Rex. A controbilanciare questo côté troppo clownesco, gli ottimi inserti onirici, dove il giovane mostro nato in laboratorio ricorda la sua passione incestuosa e straziante per la sorella morta, Drusilla. In queste confessioni alberga l’animo niciano; balugina la prima delle tre versioni di Caligola firmate da Camus, dove l’Imperatore, anarchico e poeta, è reso folle dalla perdita. Lo struggimento è intenso, la partecipazione emotiva anche.
Su questo registro anche il finale. E qui ritroviamo tutto il talento degli Scarti. Dal capolavoro di Camus, la Compagnia trae poche righe. Essenzialmente il momento del tirannicidio. Cherea incarna le angosce dell’ultima versione, quella nata dal confronto dell’autore francese con gli orrori della Seconda guerra mondiale e il Male incarnato, Hitler. Un Imperatore che si deve eliminare perché, come dichiara lo stesso Cherea ai Senatori: «Uccidere Caligola è darmi sicurezza. Finché Caligola è vivo, io sono alla completa mercé del caso e dell’assurdo».
Un finale icastico e profondamente incisivo che si giova della scelta di interpretare, oltre alle battute anche le didascalie (come avrebbe voluto il capocomico di Pirandello nei Sei personaggi in cerca d’autore). Il che rende il climax talmente grottesco da risultare ancora più straniante e incisivo.
Visto al Centro Giovanile Dialma Ruggiero di La Spezia, venerdì 16 ottobre 2015