Recensioni — 19/11/2018 at 11:05

Michele Santeramo racconta una “Storia di amore e calcio” da Strapaese in caduta libera

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RUMORS(C)ENA – STORIA D’AMORE E CALCIO – PONTEDERA (Pisa) – Una storia minimalista, strutturata su doppi scarti temporali: un’Italia del Sud in bianco e nero da neorealismo anni Cinquanta, un paesino sul mare di pescatori dominato dalla malavita, forse italiana (proiettato sul fondale), dove la prevalenza umana quasi assoluta nel plot narrativo (l’autore-attore Santeramo è in piedi davanti a un leggio), è composta da emigrati provenienti dal Terzo e Quarto Mondo, tanto da poter essere catalogabile come un non luogo. Un impianto drammaturgico essenziale, giocato su continui passaggi di registro: dal quotidiano da Strapaese delle partite di calcio (però clandestine e fra emigrati), al melò di un innamoramento fra ragazzi dal sapore esotico, fino ad uno stravolgimento dopo un climax e soprattutto un finale, che lascia intorpiditi e increduli. Eppure quanto di attuale sta dentro l’eco di questi Personaggi, di queste ambientazioni geo-politiche, volutamente e per nulla vintage. La penna felice di Michele Santeramo punge forte in questo Storia di amore e di calcio, con lui stesso nelle vesti di narratore, come lo era stato in altri suoi lavori recenti visti a Pontedera, dentro la Stagione del Teatro della Toscana: La prossima stagione, Il Nullafacente e fino all’ultimo Leonardo da Vinci.

Storia d’amore e di calcio – foto di Nico Bruchi

 

Solo sul palco, in una affabulazione convincente, completamente priva di enfasi, restituisce in scrittura ed in scena, un affresco della contemporaneità che magari non disturba, è gentile. Apparentemente. Almeno in un primissimo approccio di scrittura da affresco dal sapore di telenovela, per poi lanciare strali durissimi e diretti con denunce esplicite verso crimini orrendi, dentro uno spazio-vita forse concentrazionàrio o forse alla solita luce del sole, dove è legge il far west e vige la legge del taglione. Un trattato semantico-drammaturgico che prende a calci letteralmente uno “ stato delle cose”. Quando la Parola-Killer che Santeramo gestisce assai bene, investiga su il bla bla bla del Mondo per affacciarsi alla finestra degli Ultimi, ben risuona per contrordine, l’orda degli imbecilli della Rete, in anticipo descritta da Umberto Eco. E così, un lavoro di scrittura e per la scena di primo acchito retrò, ci apparenta, e finalmente proviamo o riproviamo a capire, anche qualcosa di noi. Osate a parlare con un tifoso sfegatato di una Squadra di calcio, che sia la “Vecchia Signora” o una squadretta di provincia e sarete ricoperti di insulti perché la Squadra in Italia e come la Mamma: intoccabile. E qui Santeramo già prova a intaccare uno dei dogmi popolari italiani: il calcio. Per farne nella sua drammaturgia assai raffinata, un elemento di coesione (lo aveva fatto il regista Gabriele Salvatores in uno dei suoi film meglio riusciti: Mediterraneo).

foto di Nino Bruschi

Provate poi a intrattenere qualche vostra conoscenza sul tributo violento, che regaliamo a Persone ed anche Animali (figuriamoci all’Ambiente dove in questi giorni ettari di boschi secolari sono stati distrutti in tutto l’arco dolomitico), nel piccolo Mondo italico che ci circonda. Siano extra comunitari o donne, specie se straniere, chiunque fuori dai giochi, leggi: i diversi, gli irregolari. Ecco che le Donne, specie se straniere addirittura da altri continenti (sic!), possono occupare uno spazio-altro, quello del perturbante. Occhi in cui si sprofonda-scrive Santeramo e racconta la storia di un giovane che si innamora di una ragazza, innamorato per occhi in cui si annega. Perché innamorarsi è così. Ma qui il martello della lingua picchia e molto forte perché entra nella contemporaneità di una scrittura drammaturgica essenziale e tagliente. Dove fuori non c’è spazio. Né per l’amore né per la pietas, tanto meno per la Comunità (la Patria è cosa altra). C’è solo e comanda la Bestia. Le musiche sono di Vito Palmieri che alla Mostra cinematografica della Biennale di Venezia 2018, insieme a Santeramo, ha scritto la sceneggiatura del corto Il mondiale in piazza, due primi premi nella sezione MigrArti- la Cultura che unisce

Drammaturgia Michele Santeramo
con Michele Santeramo
regia cortometraggio Vito Palmieri
musiche originali Sergio Altamura
progetto video Orlando Bolognesi
costumi Chiara Fontanella
Fondazione Teatro della Toscana

Visto al Teatro Era di Pontedera, in prima nazionale il 14 ottobre 2018

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