Teatro, Teatro recensione — 19/11/2024 at 16:01

I parenti terribili: la famiglia “carrozzone” di Jean Cocteau secondo Filippo Dini

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RUMOR(S)CENA – PADOVA – Concepita come una sorta di terzo tempo di una ideale trilogia sul ruolo della donna all’interno della famiglia, arriva sulla scena I parenti terribili di Jean Cocteau diretti da Filippo Dini. Cominciato con “Casa di Bambola” di Ibsen, dove al centro c’è la figura della donna-moglie, continuato con “Agosto a Osage County” del drammaturgo americano Tracy Letts, dove il perno è la donna-figlia, il percorso del regista si conclude ora con Yvonne, l’inquietante donna-madre della tragicommedia francese. L’amore ossessivo di Yvonne per il figlio Michel, spinto ai limiti dell’incesto, condiziona lo svolgimento dell’azione, sospesa tra commedia e farsa, fino al tragico epilogo.

crediti foto Serena Pea

È una famiglia disfunzionale, quella che agisce sulla scena, il “carrozzone” come lo definiscono gli stessi componenti: Georges, marito e padre, e zia Léonie, sorella nubile di Yvonne. Un mondo a parte, con i suoi precari equilibri e inconfessabili segreti, nel quale porterà scompiglio l’irruzione della giovane Madeleine, della quale sono amanti, all’insaputa l’uno dell’altro, sia Georges che Michel. La regia di Filippo Dini, che ha riservato per sé la parte di Georges, imprime un ritmo incalzante allo spettacolo, abilmente oscillando tra i toni comici e quelli drammatici propri del testo giocati tra anfibologie e ironia tragica, e impietosamente scavando nelle contorte psicologie dei personaggi.

crediti foto Serena Pea

Su tutti domina la figura di Yvonne, alle cui soffocanti nevrosi presta le proprie capacità interpretative Mariangela Granelli. Una donna malata nel corpo – è diabetica, insulino dipendente, – e nell’anima, che ha votato tutta sé stessa a Michel, trascurando l’inetto Georges, troppo occupato a credersi un inventore – sta progettando da anni un fucile a pallettoni subacqueo – per porre rimedio alla deriva psicotica della moglie e, conseguentemente, del figlio.

La madre vive perennemente nella sua stanza, giacendo su un letto disfatto, dove accoglie le confidenze e i morbosi abbracci di Michel, ragazzo inconcludente e disordinato, nell’acerba interpretazione di Cosimo Grilli. L’andamento della casa è governato da zia Léonie, un’energica Milva Marigliano, impeccabile e implacabile nel suo ordine, e segretamente innamorata di Georges, col quale in gioventù era fidanzata. L’oscuro mondo interiore di Yvonne prende corpo nella prima scena dello spettacolo in un incubo popolato da strani personaggi che incarnano le sue ossessioni: una masnada di figure eccentriche, ispirate all’arte surrealista (come denunciano i costumi di Katarina Vukcevic) e accompagnate dai simboli amati da Cocteau, come gli specchi, ne tormenta il sonno; una sorta di allucinazione, nella quale si proiettano i suoi torbidi desideri di madre che vorrebbe essere la sposa del figlio.

crediti foto Serena Pea

Dalla claustrofobica stanza di Yvonne, soffocante e fiocamente illuminata dai colori tenui di Pasquale Mari, all’interno della quale si svolge la prima parte della pièce, si passa allo spazioso e luminoso appartamento di Madeleine (una fresca Giulia Briata) attraverso il sollevamento delle pareti mobili ideate da Maria Spazzi, mentre gli attori sgombrano a vista il letto e lo ripiegano in forma di divano. È un movimento solo apparentemente liberatorio perché ben presto matura il dramma. Georges costringe Madeleine a lasciare Michel, incapace com’è di farsi da parte di fronte all’amore dei due giovani.

La disperazione in cui piomba il ragazzo ci riporta nella stanza di Yvonne, dove tra le pareti, ora sbilenche e fuori squadra, si compie il tragico epilogo: il suicidio della madre che non accetta l’armonia tra Michel e Madeleine ritrovata grazie all’intesa complice tra Georges e Léonie, e che, temendo di essere messa da parte, fa di sé un elemento per sempre destabilizzante degli equilibri familiari. La lettura di Filippo Dini arricchisce il finale di nuovi significati: la vestizione del cadavere di Yvonne con un candido abito da sposa ci riporta al sogno iniziale dove compariva una figura bianco-vestita a incarnare il patologico amore materno. Ora, quell’insana e inconfessa brama di un’unione incestuosa si compie post mortem con la perdita di senno di Michel che disperato abbraccia il cadavere di Yvonne, mentre Madeleine, attonita, abbandona – diversamente dalle didascalie di Cocteau – quel delirante carrozzone per avviarsi verso la salvezza.

crediti foto Serena Pea

I parenti terribili di Jean Cocteau, traduzione di Monica Capuani, produzione TSV – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Interpreti: Mariangela Granelli, Milvia Marigliano, Filippo Dini, Giulia Briata, Cosimo Grilli, Scene di Maria Spazzi, costumi di Katarina Vukcevic, luci di Pasquale Mari, musiche di Massimo Cordovani

Visto al Teatro Verdi di Padova il 6 novembre 2024

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