Danza — 19/12/2014 at 01:02

Se Eva rinasce in forma di oratorio

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CATANIA – Ci sono diverse prospettive per raccontare Oratorio per Eva, secondo step del progetto Transiti Humanitatis e ultima creazione di Roberto Zappalà: una coreografia per danzatrice sola che, dopo l’esordio viennese (3 dicembre), ha debuttato in prima nazionale il 12 dicembre scorso a Scenario Pubblico. Dati esterni allo spettacolo, ma importanti, aspetti di contesto che val la pena di ricordare: anzitutto la rilevanza di questa esperienza artistica che ha reso Catania, a livello internazionale, una delle prime piazze della danza contemporanea, quindi la bellezza (sì, la bellezza) di un pubblico siciliano vero, colto, stabile e informato, che segue con passione gli spettacoli di un’arte che certo non è tra le più semplici da fruire. Basterebbero questi dati a far notizia, ma c’è infine la vicenda artistica di Zappalà che, anno dopo anno, progetto dopo progetto, riconoscimento dopo riconoscimento, consolida e affina il suo linguaggio coreografico. Un percorso artistico importante in cui, a parte la solidità di tutto lo staff della Compagnia e di Scenario (a partire da Maria Inguscio) val la pena di ricordare la presenza del messinese Nello Calabrò che, in qualità di dramaturg della compagnia, funge quasi da antenna per captare le urgenze della realtà e della cultura contemporanea con cui poi Robertò Zappalà si confronta artisticamente e prova a rielaborare.

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Nello specifico di questo “Oratorio per Eva” (in scena, a danzare, Maud de la Purification – esile, affascinante, nervosa, forte, vitale -, e poi Giovanni Seminerio che suona il violino in scena ed è autore del tappeto sonoro, delle musiche originali e della rielaborazione di alcuni madrigali di Monteverdi eseguiti, sempre dal vivo, dalle voci del Quintetto Zefiro ed ancora i “corpi in transito” di Orazio Danubio, Agatino Failla, Giuseppe Iuvara, Antonino Leonardi, Gianmaria Musarra, Moustpha Ndiaye Mamadou, Alessandro Pennisi, Agatino Raciti), l’idea centrale è il tentativo/desiderio di confrontarsi con l’archetipo per antonomasia della donna, ovvero col personaggio biblico di Eva: archetipo non semplificato ma colto, quasi per frammenti di luce, nel suo mistero, nella sua meravigliosa e concretissima complessità, complessità biologica, carnale, culturale. Si parte dalla nascita di Eva: un lungo, intensissimo segmento durante il quale i movimenti della danzatrice sembrano dischiudersi e dispiegarsi in un crescendo emotivo e drammatico che segue il ritmo delle sole luci che si stagliano, descrivono e quasi creano il suo corpo e una sua primigenia, aurorale musicalità interna. Quindi un movimento centrale, un’esplosione contratta, un venire al mondo potente e segreto: in ogni micromovimento il superamento dell’oscurità, la scoperta del desiderio, del movimento, della vita che inizia davvero, della vita che si spoglia di ogni purezza e si fa carne, corpo e nudità, della vita che esplode ed entra nella luce e nella storia.

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Nella luce e nella storia, ovvero – ecco la torsione definitiva dello spettacolo – nel darsi e nel ripetersi del miracolo della maternità e nei colori che, nel rapporto col plurale e col maschile, connotano questo miracolo: il rosso del sangue e tutte le tonalità della carne e della terra (i festoni di taffetà che circondano la scena potrebbero alludere a dei cordoni ombelicali e fungere da impliciti moltiplicatori sia del punto di vista femminile sia di quello maschile). E dunque il dolore (sono meravigliosi in questo contesto di allusiva rarefazione i madrigali monteverdiani), la molteplicità delle forme (troia, paradiso, bellezza, mamma, incanto, inganno, conoscenza), la molteplicità dei legami, il tradimento della menzogna, il peccato come racconto interamente maschile infine. Ed è la consapevolezza di quest’ultima, torbida, realtà, la consapevolezza che assume l’ironica leggerezza di alcuni frammenti del Diario di Eva di Twain, la consapevolezza di questo tradimento, che si è fatto (e continua a farsi) parola e racconto, che offre infine a questo evento, la luce della speranza e di una definitiva liberazione. La liberazione di Eva e quella di ogni donna.

Catania, Scenario Pubblico 12, 13, 14, 20, 21 dicembre 2014

Compagnia Zappalà Danza

ORATORIO PER EVA (nuova creazione) da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà.
Coreografia e regia di Roberto Zappalà
Musiche originali di Giovanni Seminerio
Interpreti: danza e collaborazione Maud de la Purification, al violino Giovanni Seminerio, voci Quintetto Zefiro; “corpi in transito”
Altre musiche: Claudio Monteverdi, Madrigali (dal libro II “Non si levava ancora l’alba novella”, “E dicea l’una sospirando allora” ,“Non m’è grave il morir”).
Luci, scene e costumi di Roberto Zappalà
Realizzazione scene e costumi Debora Privitera
Direttore tecnico Sammy Torrisi
produzione e tour manager Maria Inguscio

Crediti fotografici: Franziska Strauss

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