Va in scena in prima nazionale al Teatro Astra di Vicenza, sabato 21 gennaio alle 21, L’Avaro in blues, ultima produzione firmata da Ketti Grunchi per La Piccionaia- Tradimenti, spettacolo inserito nella stagione Niente Storie e seconda tappa del progetto “M di Molière” curato da La Piccionaia-I Carrara Teatro Stabile di Innovazione. In scena Marco Artusi, Evarossella Biolo, Matteo Cremon, Davide Dolores, Gianluigi (igi) Meggiorin, Beatrice Niero. Drammaturgia di Ketti Grunchi, consulenza artistica Carlo Presotto. La formazione nata nel 2009 in seno a La Piccionaia – I Carrara dopo “Sogno di una notte di mezza estate” e “Ciranò e il suo invadente naso”, prosegue il suo percorso di Compagnia di Teatro Popolare d’Arte alla ricerca di “un teatro per tutto il pubblico, dei ragazzi e degli adulti, dei teatri e delle piazze, dei profani e dei critici”. Un percorso artistico che, attraverso i capolavori della grande drammaturgia, affonda nel Teatro Popolare per andare a risvegliare e rimescolare simboli, archetipi, memorie, lavorando sull’equilibrio tra carica ironica e tensione drammatica. Ne “L’Avaro”, Molière si ispira scopertamente ad una delle più celebri commedie di Plauto, “Aulularia”, e la ricompone su una partitura intonata alla Commedia dell’Arte: questo spettacolo fa suonare oggi il motivo de “L’Avaro in Blues” dove gli attori proiettano tra le risate il personaggio dell’avaro nella realtà, sottraendolo alla parodia di mestiere per ritrovarne la complessità, la solitudine e le ragioni.
Nel L’Avaro in blues, un testo della tradizione popolare, unito a questa nuova colonna sonora, diventa allora paradigma delle passioni umane: l’amore, la paura della perdita, l’odio, la gelosia. L’attaccamento al potere, il rapporto tra le generazioni, la brama di ricchezza, portate alla loro massima potenza, diventano motivo di comicità e di ripensamento. Spiega infatti Ketti Grunchi: «Uno dei testi più antichi, che risale nella sua forma originaria al mondo latino, affronta temi che fanno parte dell’uomo stesso. E la sua forza risiede proprio nella capacità di parlare sempre al presente, perché specchio che riflette le interiorità e i giochi sociali che rimangono immutati nel tempo». Canta, Arpagone, il suo lamento di capofamiglia. Canta, il vecchio avaro, la sua rete di relazioni domestiche tessuta di odi e di conflitti senza speranza; tutti, per necessità o per comodità, ballano la sua musica: una musica che racconta il peso di veder dilapidato tutto il denaro, una musica che “fa vedere i diavoli blu.»
“Il Blues non si può ripulire più di tanto; dev’essere grezzo e intenso, deve sgorgare spontaneo dai visceri. Il Blues e una buona pronuncia non vanno d’accordo. Per suonarlo bene, devi sporcare, devi spaccare le parole!!!”B.B. King
Teatro Astra
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Venerdi 20 gennaio alle ore 20 Ketti Grunchi sarà intervistata in diretta durante la trasmissione Radio3 Suite