(foto di Marco Caselli Nirmal )
BOLOGNA – Il 20 gennaio del 2014, esattamente un anno fa a Bologna cessava di vivere Claudio Abbado (26/06/1933-20/01/2014), la cultura e la musica perdeva uno dei maggiori direttori d’orchestra del mondo e una delle figure più importanti del Novecento europeo. Le sue ceneri sono state deposte dentro un muro di sasso del piccolo cimitero di Crasta, un luogo a duemila metri poco distante da Sils Maria nella val Fex in Engandina, il paese dove trascorreva le sue vacanze e dove si ritirava per studiare le partiture prima di dirigere. Sulla lapide c’è scritto “Partito per il viaggio misterioso” mentre una parte delle sue ceneri sono state invece sparse in mare al largo di Alghero in Sardegna, altro luogo da lui amato per trascorrere le vacanze estive. Un uomo che in una delle sue rare apparizioni in televisioni disse che “con la Cultura si sconfigge il disagio sociale delle persone, la cultura è il riscatto dalla povertà. Chi ama la Cultura desidera conoscere tutte le Culture, quindi è contro il razzismo – e ancora – la cultura è contro la volgarità e permette di distinguere tra bene e male ed è lo strumento per giudicare anche ci ci governa, essendo libertà di espressione e di parola”.
Abbado sosteneva che fosse un bene comune e quindi indispensabile come l’acqua: “i teatri, le biblioteche, i musei, i cinema, sono come tanti acquedotti”. Incolmabile il vuoto che ha lasciato dopo una vita spesa per diffondere la musica, specie tra i giovani, a quali ha dedicato tanti anni della sua carriera, facendo nascere orchestre giovanili divenute celebri come la Gustav Mahler Jugend Orchester. Amava spesso ripetere ai suoi giovani orchestrali l’importanza di “fare musica insieme”, ovvero “la necessità di ascoltare e di ascoltarsi”. Non un semplice direttore con il ruolo di dirigere semplicemente, quanto, invece, una guida in grado di educare e far crescere la sensibilità musicale in chi suona uno strumento. Per chi lo ha conosciuto bene seguendolo nei concerti e nelle opere da lui dirette, poteva osservare (anche con stupore) come Abbado dirigesse a memoria le partiture: “ Se non conosco a memoria lo spartito vuol dire che non la conosco abbastanza”.
Poche parole sufficienti per far capire l’importanza dello studio. E di conseguenza anche i musicisti che suonavano affrontavano spesso un concerto a memoria, e dalla platea si poteva osservare come gli occhi degli orchestrali, fissassero di più il podio e il loro direttore e non la partitura sul leggio. In occasione del primo anniversario dalla sua scomparsa la casa editrice Guanda ha pubblicato di Giuseppina Manin (giornalista e critico del Corriere della Sera) il volume “Nel giardino della musica” che racconta la vita e l’arte di Abbado. Scrive l’autrice nella prefazione del suo libro: “”La musica per lui non è mai stata fine a se stessa ma strumento per una crescita etica ed estetica sia per chi la esegue sia per chi la fruisce”.
Era nota anche la sua grande passione per le piante che coltivava nel suo giardino al mare e lui stesso si definiva un “giardiniere prestato alla musica”. Tante sono state le iniziative in diverse città italiane ed estere per ricordare la figura carismatica che ha dato alla musica interpretazioni indimenticabili. Ferrara gli ha intitolato il suo Teatro Comunale, dando vita a numerose manifestazioni che culmineranno con un concerto il 26 gennaio con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniele Gatti. A Bologna sono state organizzate delle proiezioni del film “La casa dei suoni” basato sul suo libro, e la registrazione di ‘Pierino e il lupo’, con l’orchestra Mozart e Roberto Benigni. Rai5, per Rai Cultura, ha mandato in onda il concerto di Lucerna, a pochi mesi dalla sua scomparsa. A Milano la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado e il Club Abbadiani Itineranti offrono una serata di ricordi con la proiezione del documento video dell’estremo omaggio ad Abbado seguito da seimila persone in Piazza della Scala durante l’esecuzione a sala vuota del Teatro alla Scala da parte della Filarmonica diretta da Daniel Barenboim. Unica nota dolente: Bolzano, una città che vantava la presenza di Claudio Abbado fin dal lontano 1982. Insignito della cittadinanza onoraria per meriti artistici. Indimenticabili i concerti da lui diretti con l’Orchestra europea giovanile, la GMCO, la MCO, e l‘Orchestra Mozart di Bologna, diretta insieme anche con l’Orchestra Haydn. Bolzano residenza stabile della Gustav Mahler Jugend e città dove è sorta anche l’Accademia Mahler su suo volere per permettere a tanti giovani di studiare e perfezionarsi. Un’impronta indelebile nella memoria di chi doveva ricordare ma che nulla è stato fatto per onorare la sua figura.
(crediti foto di Marco Caselli Nirmal)