prime nazionali, Teatro, Va in scena a — 20/02/2018 at 00:42

“Il teatro comico” la prima regia di Roberto Latini al Piccolo Teatro di Milano

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MILANO – A fare gli onori di “casa” la più prestigiosa di quelle annoverate tra le teatrali:  Il Piccolo Teatro “Paolo Grassi” di Milano (è anche la “casa di Arlecchino” – dove “abitava” Giorgio Strehler), Sergio Escobar direttore del Piccolo Teatro con il compito di presentare Roberto Latini regista e interprete della nuova produzione “Il teatro comico” di Carlo Goldoni. La sua prima regia al Piccolo Teatro che va in scena in prima nazionale assoluta dal 20 febbraio al 25 marzo 2018 nella sala di via Rovello. Escobar traccia una sorta di prologo alla presentazione dello spettacolo da martedì in scena, parlando di un «rapporto esistente tra memoria e passato e lo dico con piacevole imbarazzo; un “Moloch” (termine oggi utilizzato in senso figurato per raffigurare un’organizzazione o soggetto singolo che richiede un impegno molto gravoso, ndr), che incombe e preclude ogni libertà oppure va pensato come qualcosa che va tutto contro». Il Direttore segue un suo pensiero ben preciso, quando afferma parlando delle prove di Latini a cui ha assistito, di percepire «come un richiamo alla musica jazz e di conseguenza all’esistenza del passato. Il jazz richiama echi di musica classica, ha alle sue spalle questo genere» – e da storico come si definisce lui stesso – «la memoria è un progetto; Goldoni scrive nel 1750 e noi ora dobbiamo progettare rispetto al presente – futuro. Se Roberto Latini dice “futuro” io, Escobar dico presente».

“Questa, ch’io intitolo Il teatro comico, piuttosto che una Commedia, prefazione può dirsi alle mie Commedie”, così Carlo Goldoni si rivolge ai lettori nella premessa all’edizione a stampa del testo teatrale che rappresenta il punto di svolta di tutta la sua opera. «Alla metà del Settecento – spiega il regista, Roberto Latini – Goldoni scrive una commedia che parla di teatro. È una cosa che ha il sapore di Pirandello quasi due secoli prima, sembra avere a che fare con il Novecento e con la sua capacità di riflettere su se stesso, da Artaud in poi, passando per Pirandello, Beckett, Pinter, Ionesco, Müller… Non è teatro nel teatro, è la coscienza del teatro». Nel programma di sala della nuova produzione firmata Piccolo Teatro – Latini  spiega a Gerardo Guccini (docente al Dams di Bologna): «Non si racconta il teatro, si vive dentro!». Escobar tocca anche una questione non marginale, quando si porta in scena un testo così celebre e fondamentale per la storia del teatro stesso: «Mi riferisco ai “fantasmi” degli spettacoli del Piccolo Teatro (Goldoni e Strehler, un connubio indissolubile che riporta alla memoria le sue regie indimenticabili, tra le quali l’Arlecchino servitore di due padroni, ndr) e questo drammaturgo scrive una commedia per dire che le commedie non sarebbero state più scritte come in passato e all’antica, ma questo viene detto attraverso il teatro stesso, uno strumento privilegiato». “Il teatro comico” è la prima delle 16 commedie nuove di Goldoni ideate per dare vita alla riforma che voleva cancellare dal palcoscenico ogni forma di improvvisazione degli attori e puntare sulla rappresentazione reale dei ruoli, caratteri, senza più l’utilizzo delle maschere. Il suo intento è quello di abbandonare gli stereotipi della Commedia dell’Arte e da qui si fondano le basi del teatro moderno. Lo fa in modo originale quanto astuto: raccontare la riforma facendola recitare ai suoi attori. Escobar prima di dare la parola al regista conclude riferendosi a lui che «Goldoni è nelle sue corde e tutto questo mi fa pensare alla nostalgia, all’ironia e al jazz».

 

Foto ©Masiar Pasquali

“Goldoni demolisce e rifonda il teatro italiano – spiega Latini – avendo la sensibilità di farlo attraverso un meccanismo intrinseco al teatro stesso. Ci sono classici che credo vadano esplorati in questo nostro tempo. Ci sono messe in scena che a loro volta sono diventate patrimonio culturale nazionale. Così, al Piccolo, avere in cartellone nella stessa stagione l’Arlecchino di Strehler e Il teatro comico può essere un modo per arricchire il ritratto dell’autore che ha preso il passato per andare avanti, che ha fatto scaturire una rivoluzione da dentro il meccanismo stesso del teatro. Lo stesso Goldoni la definisce una “piccola farsa” non contata nel numero delle sue commedie». Il regista affronta un tema che va a toccare l’essenza stessa del fare teatro: «Il suo intento in questa commedia è quello che porta dal palco verso la platea; un manuale per gli spettatori e non per gli attori che fanno solo da tramite verso il pubblico. Lo fa nel 1750 e noi possiamo pensare a tutto quello che è accaduto prima e da quel momento iniziare una ricostruzione».

Latini ha chiamato tra gli altri Elena Bucci e Marco Sgrosso attori storici di Leo de Berardinis (e fondatori della Compagnia Le Belle Bandiere e visti di recenti al cinema in “Chiamami con il tuo nome per la regia di Luca Guadagnino), – e non a caso ricorda – il regista scomparso nel 2008: «Ripenso a Leo e al suo “Spazio della memoria” nella Bologna degli anni ‘90 e mi riferisco proprio a lui quando penso al meccanismo di questa commedia, a tre atti che denunciano l’incompletezza della Compagnia e alla mancanza di due parti serie. Io ho preferito ridurre a due atti con l’operazione del primo atto con l’arrivo del femminile (i personaggi delle donne, ndr) e nel secondo l’arrivo del maschile ( i ruoli degli uomini, ndr). Nel primo atto ci sono due agiti diversi, la lezione goldoniana meta – teatrale e ora portare in scena questo testo in un luogo che è spazio della memoria perché Goldoni si deve fare al “Piccolo Teatro Grassi” con la possibilità di dare vita a questi due agiti, due atti al maschile e al femminile ».

 

Marco Sgrosso, Elena Bucci, Roberto Latini,  Marco Manchisi, Foto ©Masiar Pasquali

Alla domanda di Claudia Provvedini su come è avvenuto il riavvicinamento al testo, Latini risponde senza timore di essere frainteso: «Per incoscienza e sfida ma in realtà è stato un percorso lungo, dopo aver fatto Il Cantico dei Cantici, Quartet (Manuel), i Giganti della montagna (Pirandello), Ubu Re (Jarry), il primo passo è stato quello del movimento e il secondo è segnato dalla direzione. Conoscevo il testo e so che diventa irresistibile solo se va rappresentato sul palco». Il regista e attore traccia poi una sorta di compendio della sua carriera che lo ha portato ad affrontare autori come Pirandello (i suoi Giganti della montagna restano uno degli spettacoli meglio riusciti della sua lunga carriera) fino a Goldoni e ritornando sull’incombente presenza dei “fantasmi” – riferendosi alle “16 Commedie nuove “ allestite da Strehler per la prima volta al Piccolo, (“Goldoni e le sue 16 commedie nuove”, questo il titolo pensato dal regista nel 1957, riducendole in una sola composta da 4 atti,  grazie alla riscrittura firmato da Paolo Ferrari).

Latini spiega anche che la sua regia e l’allestimento «non è una tesi o un esame, la tracciabilità del percorso; non stiamo facendo Goldoni ma stiamo tentando di fare teatro attraverso questo testo. Il teatro come possiamo avere a che fare con i classici diventano loro stessi dei classici. La trama del “Teatro comico” è complicatissima e l’intenzione è quella di seguire un percorso pirandelliano nell’affrontare i personaggi che popolano la commedia. Non troverete chi fa Arlecchino perché siamo tutti Arlecchini». A Latini viene ricordato l’Arlecchino diretto da Antonio Latella e il conseguente rapporto con i classici (e di conseguenza ancora una volta con i “fantasmi” strehleriani), nella sua versione originale intitolata “Il Servitore di due padroni” (una produzione Emilia Romagna Teatro, Metastasio, Stabile del Veneto) – e il gioco di parole che pronuncia smontando ironicamente il nome del personaggio goldoniano,:“Arlecchi- …nò” e “Arle-chi?-…nò”.

Foto ©Masiar Pasquali

Segue un ragionamento che vuole portare alla conoscenza profonda del testo e lo spiega bene quando dice: «Ho affrontato il lavoro attraverso una prima fase della scrittura e una seconda che diventa scrittura scenica e la sensazione provata è quella di essere stato invitato da Goldoni stesso ma senza aver manomesso le sue parole. Solo due personaggi recitano delle battute fuori testo; parole non scritte dal drammaturgo ma lette di Goldoni. Lo spettacolo deve fornire indizi non una conclusione. Il rapporto teatro – attore va rinnovato continuamente, scena dopo scena». Latini spiega anche un concetto fondamentale della messa in scena: «Non abbiamo toccato le parole originali, non c’è una traduzione che è il primo tradimento se si modifica il testo, ma una traduzione avviene però, ed è quella della scena attraverso la propria sensibilità». Il discorso si fa sempre più complesso e riportarlo integralmente risulterebbe complicato ma Latini parla anche del pubblico quando dice che «le platee sono più avanti degli spettacoli proposti – e la risposta ad una domanda di una giornalista presente suscita un dibattito interessante, quando afferma – lo spettatore non deve disturbare sé stesso».

Il Teatro comico di Goldoni , regia di Augusto Zucchi.  Torivio Travaglini, Arnoldo Foà, Magda Schirò. 1979 – 80. Produzione TSB (per gentile concessione dell’ufficio stampa e archivio del TSB)

Tradotto, sta a significare che a teatro è importante il ruolo del pubblico, è lui che fa la differenza da una replica all’altra. Non un semplice spettatore fruitore ma egli stesso protagonista e la sua partecipazione emotiva è importante. Sul finale ci si è chiesto se esistono versioni celebri del “Teatro comico”, dirette da registi importanti, e la memoria di chi scrive, riporta ai presenti un evento che segnò la vita stessa di un altro Teatro Stabile a Bolzano (il secondo, fondato dopo il Piccolo  nel 1950 da Fantasio Piccoli e la sua Compagnia Il Carrozzone), quando fu messo in scena nella stagione 1979 – 80, una versione della commedia di Goldoni, diretta dal regista Augusto Zucchi e come interprete principale Arnoldo Foà. Un’edizione storica che suscitò molto clamore, quando la sera dell’ultima replica, lo stesso attore annunciò al pubblico l’imminente chiusura dello Stabile, decisione che aveva già suscitato forte apprensione nella comunità di lingua italiana. Il pubblico reagì subito con determinazione nell’impedire la perdita di un ente culturale e teatrale così importante, raccogliendo firme per la sua sopravvivenza; e fu grazie all’impegno del commissario incaricato per la sua liquidazione (Carlo Corazzola), la scelta di nominare direttore artistico Marco Bernardi, già assistente alla regia di Maurizio Scaparro (alla guida dello Stabile negli anni precedenti); è frutto del suo impegno manageriale e artistico se oggi questo Teatro opera ancora attivamente. Il regista ha messo in scena un’edizione del “Teatro Comico” con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Alvise Battain, e altri attori, in occasione del bicentenario goldoniano, coproduzione TSB e Biennale Teatro di Venezia (spettacolo poi in tournèe in tutta Italia) nel luglio 2007 e nelle stagioni 07/2008 e 8/2009.

 

 

Piccolo Teatro Grassi dal 20 febbraio al 25 marzo 2018

Il TEATRO COMICO

di Carlo Goldoni
regia Roberto Latini
luci Max Mugnai
scene Marco Rossi
musiche e suoni Gianluca Misiti
costumi Gianluca Sbicca
con (in ordine alfabetico) Elena Bucci, Roberto Latini, Marco Manchisi, Savino Paparella,

Francesco Pennacchia, Stella Piccioni, Marco Sgrosso, Marco Vergani
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

 

www.piccoloteatro.org

www.piccoloteatro.tv 

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Il Teatro Comico di Goldoni , regia di Marco Bernardi . Produzione TSB, Biennale Teatro Venezia. Foto di Tommaso Le Pera
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