RUMOR(S)CENA – MILANO – Va in scena dal 20 al 25 febbraio 2024 alle MTM La Cavallerizza di Milano, lo spettacolo in prima nazionale Il rivoluzionario errante. Vite, utopie, fallimenti di Nikolaj Sudzilovski di Tommaso Urselli liberamente ispirato al libro di Claudio Facchinelli Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij medico e rivoluzionario (Gaspari editore). Con Mario Sala e Angelo Tronca, regia Alberto Oliva, scenografia Marco Muzzolon. costumi Stefania Pravato, disegno luci Fabrizio Visconti, musiche originali Ivan Bert, assistente alla regia Fabrizio Kofler, produzione A.M.A. Factory
Il personaggio di Nikolaj Sudzilovskij è interpretato da Mario Sala insieme con Angelo Tronca nei panni di un bizzarro pappagallo, e si muove nella scena “alla de Chirico”, tra il surreale e il metafisico, di Marco Muzzolon. Il testo di Tommaso Urselli si ispira al libro di Claudio Facchinelli “Lumpatius Vagabundus. Sulle tracce di Nikolaj Sudzilovskij medico e rivoluzionario” (Gaspari editore) in cui l’autore va in cerca del suo personaggio nei quattro continenti in cui ha provato a costruire rivoluzioni: “Ho cominciato a inseguire la sua storia, quasi per caso… andando dietro a un mio vecchio sogno di adolescente. Inseguendo questo sogno, che per ora non racconterò, mi sono ritrovato a ricostruire le imprese compiute tra seconda metà dell’800 e inizi ‘900 da questo medico bielorusso attivo tra i narodnik. Narodnik… populisti, traduciamo noi anche se questa parola evoca oggi tutt’altro immaginario, ben lontano dalle utopie di Sudzilovskij. Sappiamo che nel 1874 dalla Russia è costretto a fuggire quando viene braccato dalla polizia zarista, e vaga dapprima per l’Europa. Vive in Bulgaria, in Romania… Conosce Marx, Engels, Bakunin… Poi è la volta degli Stati Uniti, delle Hawaii, del Giappone, della Cina…”
Nel silenzio di un paesaggio tropicale, finalmente solo, c’è un uomo nel suo elegante completo di lino chiaro, colto nel momento di concedersi una tregua e fare i conti con se stesso. È Nikolaj Sudzilovskij, medico e rivoluzionario pressoché sconosciuto, protagonista di molte battaglie – spesso donchisciottesche – intraprese in quattro continenti. Il tempo sembra non esistere in questo luogo in cui, contrappuntate e sollecitate dall’inseparabile pappagallo Polly che si è portato dalle Hawaii, vediamo alternarsi le sue sfaccettate personalità: l’uomo di medicina che oggi definiremmo “democratica”, il politico poco avvezzo a forme di compromesso, il poeta, il filosofo… tutte intente a rievocare eventi, desideri, visioni e fallimenti che spingono il protagonista verso un ulteriore interrogarsi, ma non certo ad abbandonare la visione utopica che lo ha guidato fin qua.
Un uomo solo su un’isola deserta, a confronto con la propria coscienza, che prende la forma di un simpatico pappagallo che ripete ripete ripete, ma sottolinea anche, e commenta, e a volte risponde caustico e definitivo i dubbi esistenziali del suo padrone.
Così Tommaso Urselli ha interpretato la mia richiesta di trasformare l’opera letteraria di Claudio Facchinelli in uno spettacolo, portando in scena la straordinaria figura di Nikolaj Sudzilovskij, medico rivoluzionario capace di imprese incredibili a cavallo tra ‘800 e‘900 in quattro continenti diversi. La biografia reale di un personaggio storico pazzesco diventa nelle mani del drammaturgo e nel corpo e nella voce di Mario Sala il pretesto per volare in cerca dell’utopia, per trasformare la Storia in immaginazione e per superare i confini del tempo e dello spazio.
Ed ecco che Sudzlovskij diventa uno di noi, un rivoluzionario di ogni tempo, anzi, il “Don Chisciotte della rivoluzione”, animato da sogni e voglia di risvegliare popoli intorpiditi dal conformismo. Attraverso il dialogo spesso surreale con il pappagallo Polly – interpretato dall’istrionico Angelo Tronca – il protagonista racconta fatti biografici e utopie irrealizzabili muovendosi in uno spazio metafisico che sembra uscito da un quadro di De Chirico, tira fuori oggetti del passato da un grande armadio alle sue spalle e si prepara a spiccare il volo verso la prossima rivoluzione. Noi spettatori diventiamo tutti testimoni del rovello interiore di un uomo che ha collezionato fallimenti e visto finire sogni, ma non si arrende e rilancia, convinto che l’utopia sia come l’orizzonte: tu fai un passo verso l’orizzonte e l’orizzonte si allontana, fai un altro passo e l’orizzonte si allontana ancora. E allora a cosa serve l’utopia? Serve a camminare…
Alberto Oliva