Teatro, Teatro recensione — 20/03/2025 at 08:52

Nel blu / Avere tra le braccia tanta felicità” parla di storia e di lotta civile, di crescita e di lavoro

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RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – Avevo quattordici anni e ci fu una sera speciale in cui andai a casa del nonno per vedere alla televisione il Festival di Sanremo. Grande evento, grande trasgressione, ma potevo fare tardi e l’indomani non sarei andato a scuola. Sanremo era una festa cantata, tutta fatta di mamme e buoni sentimenti, tradimenti nascosti a malapena, innamoramenti pudichi, racconti di domestiche felicità, storielle da quattro soldi. Era insomma quello che era sempre stato ed avrebbe continuato ad essere negli anni a venire: una immagine dell’Italia piccoloborghese. Per un ragazzino un’immagine piuttosto noiosa. Quella però fu una sera speciale per davvero, un cantante con le braccia spalancate incominciò a volare e mi portò in alto in un cielo che mi diceva essere blu.

Intonai anche io quel ritornello tanto facile, e al mattino mi svegliai presto canticchiando ed andai a scuola dove tanti cantavano il loro magnifico “blu”. Ci fu un sorriso nell’Italia lagnosa e noi ragazzi non ne capivamo il senso e il motivo. Ricordo che nel pomeriggio, invece di fare i compiti di matematica feci un disegno grande e lo regalai alla nonna; aveva disegnate delle grandi mani blu, dei cuori blu, degli occhi blu, e tante nuvole blu.

crediti foto Luigi Burroni

La piccola rivoluzione dell’Italietta del 1958 ebbe da quella sera, e per molti giorni, mesi ed anni, la voce di Domenico Modugno. Il suo gesto ed il suono della parola “volare” furono un passe-partout internazionale. Ed ancora lo sono. Questa confessione impudica mi è tornata alla mente mentre, in una comoda poltrona dell’Arena del Sole a Bologna, assistevo allo spettacolo “Nel blu / Avere tra le braccia tanta felicità” che Mario Perrotta sta portando in giro per i teatri d’Italia, a ricevere gli applausi degli spettatori e gli sguardi commossi di quelli più “vecchi” che si sono divertiti a ritornare indietro alla sera in cui la televisione in bianco e nero all’improvviso prese colore e divenne tutta blu.

L’attore ha pensato il suo ultimo spettacolo per raccontare la favola di una generazione ostinata che sapeva anche rinunciare ai suoi sogni senza sentirsi poi troppo sconfitta, scritto insieme con Paola Roscioli che lo ha messo in scena costruendo uno di quegli spettacoli a cui ci ha da tempo abituati, in cui crea presenze e fa voci di storie e di personaggi carpiti alle cronache. Ma forse questo è il più bello. Perché parla di storia e di lotta civile e segreta, di crescita e di lavoro, di ostinazione e rinunce, di sogni, di sconfitte, di vittoria. E parlando questa volta canta, e canta bene quei motivi che, senza essere rivoluzionari, che non era ancora il tempo, furono rivoluzione preparata lentamente, con passione ed ingegno. Avanti, avanti, Perrotta va avanti in teatro e lo accompagnano tre amici e musicisti giovani e bravi, Vanni Crociani al pianoforte e alla fisarmonica, Massimo Marches alla chitarra e mandolino, Giuseppe Franchellucci al violoncello. Incominciando da lontano, dall’adolescenza precoce di Mimì, un ragazzino magro e senza lavoro, ma intraprendente, dotato di talento e di una gran voglia di fare l’attore.

crediti foto Luigi Burroni

Un ragazzino che viveva male in un paese della Puglia, che un giorno prese quattro stracci e se ne partì alla ventura, che fece la fame lontano, lavorando dove e come poteva, cercando di diventare attore, di avere magari una piccola parte in un film da mostrare ai parenti che in lui non avevano creduto. Domenico Modugno fu l’immagine vincente di un’Italia tenace e fedele a se stessa. Ce la racconta senza fare discorsi però, ma cantando le canzoni bellissime che anticiparono mode e comportamenti, testimonianze di tristezze e battaglie, storie fantastiche di pesci innamorati e perdigiorno eleganti.

E cantando recita di un giovane uomo innamorato e dei suoi amici, e della gente che credette in lui. Appassionato e appassionante recita le sue parti, in triangoli vivaci e irresistibili, si moltiplica ed è Franco e Franca, l’amico paroliere Franco Migliacci cioè e la moglie Franca Gandolfi, molto amata e indispensabile compagna, anche se certo molto tradita con tutte quelle donne e attrici e cantanti che gli giravano introno a condividere il successo che fu però estrema rinuncia al desiderio di essere un attore di successo. Lo spettacolo galoppa per un’ora e mezza, e il tempo passa rapido, tra fatti che qualcuno potrà ricordare, nomi a qualcuno familiari, e titoli di canzoni belle. Aneddoti li si chiamerà per ridurli a piccole storie di un tempo. Ma chi è giovane e non ne sa niente potrà invece sapere e comprendere un po’ dei nostri perché ed essere un poco felice intonando la strofa più cantata nel mondo. Quando la intona si ferma nell’aria e nel gesto dell’attore sapiente che sospende l’azione e non svela il finale lasciando lo spettatore, ancora una volta, con il fiato sospeso e l’applauso nel cuore.

Nel blu Avere tra le braccia tanta felicità

uno spettacolo di e con Mario Perrotta, collaborazione alla regia Paola Roscioli, musiche Domenico Modugno, arrangiamenti ed ensemble Vanni Crociani, Giuseppe Franchellucci, Massimo Marches, Mario Perrotta, produzione Permar, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Medicina in collaborazione con Teatro Ruggeri di Guastalla, Teatro Asioli di Correggio, Duel. Spettacolo presentato in collaborazione con Coop Alleanza 3.0

Visto al Teatro Arena del Sole di Bologna il 5 marzo 2024

Prossime date della tournée:

18/03 – 23/03 MILANO – Teatro Franco Parenti
27/03 GARDONE VAL TROMPIA (BS) – Teatro Inzino

30/03 MAGLIANO SABINA (RI) – Teatro Manlio
14/04 MEDICINA (BO) – Teatro Sala del Suffragio
 

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