Recensioni — 20/03/2025 at 09:41

“Spettacolo falso e non autorizzato”, teatro nel teatro tra Pirandello e Rumori fuori scena

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RUMOR(S)CENA – ROMA – Nel mondo del post politicamente corretto forse arriva con un po’ di ritardo un’ipotesi di teatro nel teatro, situata nel solco di Rumori fuori scena, di Sei personaggi in cerca di autore, con una particolare (ma non riuscita) ricerca di interattività con il pubblico.  Curioso che l’accostamento a Pirandello arrivi dalla critica teatrale inglese in occasione del debutto dello spettacolo a Londra.  In effetti quello che vorrebbe essere, secondo le intenzioni di regia, un elettrizzante thriller dark svela soprattutto l’ambizione ironica senza che alcuno spettatore in platea si spaventi per il terrifico tentativo di coinvolgimento, contrappuntato da allarmi sonori e visivi, dalla minaccia di un controllo delle carte d’identità da parte di improvvisati poliziotti che irrompono in un blitz poco naturale.

Claudio “Greg Gregori” e Ninni Bruschetta

L’ambiguità ha la pretesa di un’atmosfera sfuggente e surreale. L’intenzione è già nel titolo dello spettacolo, dunque latita l’effetto sorpresa. Nel plot è auspicato che il pubblico possa tenere di venire prelevato da cellulari e trasportato in galera ma in realtà nessuno sente di correre questo pericolo. Probabilmente è proprio la logistica di un teatro tradizionale che vieta questa suggestione e la rende a priori inattuabile perché è anche il luogo che fa la storia e veicola la sua credibilità.  Stupisce di trovare nel contesto attori di diverso registro interpretativo come Ninni Bruschetta e Claudio Gregori.

Ninni Bruschetta e Claudio “Greg” Gregori

Peraltro il primo è reduce dalla recitazione distopica in 1984, il Grande Fratello orwelliano, e quindi dovrebbe mostrarsi a maggior ragione nella parte. Il tema di fondo è la narrazione di uno Stato autoritario che con il proprio Ministero della Cultura si fa latore di un controllo reazionario sui testi che gli vengono proposti. Censura da Minculpop che riguarda in prima persona al capitolo teatro un giovane autore che fa tutt’altro mestiere e che per la sua opera prima, non priva di trasgressività, affronta la censura del potente di turno. La lettura pubblica del suo testo ne rivela la fragilità e i punti borderline che gli costeranno la stroncatura dell’istituzione. L’ufficio del censore Bruschetta (che aspira a diventare ministro) ha qualcosa di goffamente kafkiano. L’atmosfera è plumbea, le contestazioni insinuanti e globali, sempre più vischiose e inesorabili. 

Ma in mezzo c’è anche un finto matrimonio che dovrebbe svisare i controlli di polizia e aprire un secondo fronte di scena. Lo sposo è naturalmente il neo autore di teatro. La cerimonia è però solo una copertura per cui si invitano gli spettatori ad essere pronti a essere testimoni e complici di una performance clandestina e non autorizzata. Se non che, nonostante il volantino di sala distribuito all’ingresso, il coinvolgimento è relativo. Gli attori fanno gli attori e lo spettatore si tiene stretta la sua poltrona limitandosi al massimo a leggere il giuramento di fedeltà degli sposi, redatto nella lingua immaginaria di un presunto testo originale del XIV secolo a cura del fantomatico Borgomastro Joder Skafronich (lettura obbligatoria nell’antico idioma patriottico).

Gli attori ribelli, che vogliono a tutti i costi portare a termine la recita, non sembrano particolarmente sovversivi e insubordinati. Il problema è filtrare i due livelli di racconto e l’operazione è particolarmente faticosa nonostante l’impegno non discutibile degli interpreti. Più comicità che tensione, più prevedibilità che emozioni. Il meccanismo delle scatole cinesi spiazza continuamente e non appena balena l’ipotesi di un percorso lineare ecco l’imprevisto che spariglia il presente. Rimane un senso di inappagamento e di mancanza di compiutezza. Certo non manca una scenografia all’altezza e una miriade di spiazzanti effetti speciali lungo i cento minuti del teatro allo specchio (vedi titolo originale, rappresentato per la prima volta in Inghilterra due anni fa).

Claudio “Greg” Gregori

La sorpresa finale non è spoilerabile ma neanche memorabile. Spettacolo che piace alla gente che piace, dunque un po’ piacione e auto-compiaciuto, neanche perfettamente raccontabile. Forse vale la pena di abbandonarsi alla storia senza conferirle troppe attese e pretese.  Evidentemente nel passaggio Inghilterra-Italia qualcosa si perde. Nel Paese della brexit ha sfondato, constateremo la reazione in Italia.

Spettacolo falso e non autorizzato (A Mirror) DI Sam Holcroft, con Ninni Bruschetta, Claudio “Greg” Gregori, Fabrizio Colica, Paola Michelini, Gianluca Musiu. Regia di Giancarlo Nicoletti, aiuto regia Giuditta Vasile, scene Alessandro Chiti, musiche Mario Incudine, costumi Giulia Pagliarulo, disegno luci Sofia Xella.

Visto al teatro Sala Umberto di Roma il 18 marzo 2025. 

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