TRENTO – Realtà teatrale e culturale in perenne fermento, il Teatro Portland di Trento dimostra una vitalità creativa capace di seminare negli anni i germogli di una produttività che sfocia spesso in coproduzioni o gemellaggi tra artisti diversi per estrazione e formazione, valore aggiunto al lavoro prettamente teatrale. Il direttore artistico Andrea Brunello sceglie di portare in scena temi che non siano solo squisitamente di intrattenimento nell’accezione migliore del termine. Non propone solo un genere di teatri che prenda spunto dalla fantasia e dall’estro artistico di autori e interpreti, ma si avvale anche di conoscenze scientifiche derivanti dalla sua pregressa esperienza di fisico. L’ispirazione de “Il principio dell’incertezza” nasce dalla certezza di studi scientifici e fisici a cui dare vita propria agli esperimenti condotti sulla meccanica quantistica.
Un teatro nell’epoca moderna può e deve occuparsi anche di argomenti che riconducano al progresso e alle scoperte nelle varie discipline. Non si tratta di dare corpo ad un argomento solitamente trattato sui testi di studio ma di confrontarsi anche sulla scena per creare forme artistiche autonome. Linguaggi ostici ai più vengono così tradotti, semplificati e resi comprensibili a tutti, al pubblico che va a teatro e assiste allo spettacolo. La scienza si offre ad una visione apparentemente semplicistica mentre ad uno sguardo attento e ad uno ascolto partecipe svela i suoi segreti con gli strumenti tipici della narrazione teatrale. Così facendo diverte e intrattiene lo spettatore in una dimensione più ampia e dinamica del fare teatro. Andrea Brunello e Roberto Abbiati hanno dato vita a a “Torno indietro e uccido il Nonno” dove la fusione tra puro teatro e scienza creano una sorta di lezione-spettacolo dedicato al quesito principe di ogni scienziato che si occupi di fisica: “Dove va il Tempo che passa?” Interrogativo che lo stesso Albert Einstein si pose cercando delle risposte derivanti dal concetto di spazio – tempo. Nella presentazione dello spettacolo si possono leggere una serie di domande tipo: “Dove va il tempo che passa?E da dove viene! Di cosa è fatto? Finirà? Se il tempo è come lo spazio, allora possiamo viaggiare nel tempo? Con che paradossi ci confrontiamo? Che cosa è la Freccia del Tempo?” L’ammissione che “i fisici non sanno dove vada il tempo” è il pretesto per i due protagonisti in scena di raccontare a modo loro l’argomento in una chiave di lettura poetica e giocosa ma anche divulgativa senza però cadere nel rischio di farne una lezione accademica o retorica fine a se stessa.
La regia è affidata a Leonardo Capuano per una produzione targata Compagnia Arditodesio. Due uomini che cercano di dare un senso alla loro esistenza come se si cercassero a vicenda senza riuscirci, uno è il clown di nome Augusto, l’altro è il Clown Bianco. Tutto virato su un linguaggio surreale che cerca in tutti i modi di trovare una spiegazione al concetto di Tempo. Nipote e nonno, due generazioni a confronto che in realtà non si incontrano mai.
La presenza fisica non basta mai per trovare un vero punto di contatto tra di loro. Ognuno di loro esercita un ruolo specifico che la drammaturgia e di conseguenza la regia ha previsto. Una recitazione surreale composta da gesti mimici dove Roberto Abbiati è capace di ricreare in una dimensione altra, quasi un sogno, una visione onirica. Il talento di questo artista è anche in questo caso ampiamente dimostrato. Disegna con il suo corpo e la sua mimica facciale un personaggio uscito dalle favole Il suo ruolo sembra quello di fare da specchio proiettivo al pensiero di Andrea Brunello, suo alter ego, impegnato con estrema serietà nel declinare la tesi scientifica di cos’è il tempo. L’uno è la visualizzazione corporea e gestuale dell’altro impegnato in una dissertazione con l’intento di semplificare l’ostico argomento. L’impostazione scelta ha delle intuizioni felici, come se a tratti si assistesse ad un film muto, senza dialoghi, lasciando spazio solo ad un linguaggio non verbale ma corporeo e mimato, ma tutto ciò deve poi fare i conti con un testo recitato da Brunello che non ha il compito facile di spiegare ad adulti e bambini (nella recita mattutina domenicale al Portland, c’erano le famiglie invogliate dalla proposta colazione e spettacolo), dove il gradimento percepito segnalava comunque il successo del progetto. Una maggiore fusione tra le due componenti attoriali, l’una recitativa, l’altra mimica e gestuale darebbe un valore aggiunto allo spettacolo.
Torno indietro e uccido il nonno ha delle caratteristiche adatte per essere recitato alle scolaresche con un fine di avvicinare i giovani al teatro senza rischiare il senso di noia che spesso gli studenti dimostrano se portati a vedere recite per nulla attrattive e di loro interesse. Lo spettacolo che sicuramente avrà un suo perfezionamento se replicato rientra nel progetto Jet Proipulsion Theatre (JPT)- Laboratorio Permanente della formazione e della divulgazione scientifica, coordinato con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche dell’Università degli Studi di Trento, e fa parte del progetto Cordata sostenuto dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento.
Visto al Teatro Portland il 15 febbraio 2015