ROMA – In anteprima nazionale il Roma Europa Festival ha ospitato presso il Teatro Eliseo la nuova regia di Giorgio Barberio Corsetti, “Gospodin”. La drammaturgia è di Philipp Löhle, giovane autore tedesco, vincitore di diversi premi. In scena tre attori: Claudio Santamaria, che interpreta il ruolo di Gospodin, Valentina Picello e Marcello Prayer, che interpretano tutti gli altri personaggi del variegato e a tratti strambo e surreale mondo di Gospodin. La vita e le vicende di Gospodin vogliono rappresentare quelle di ogni uomo, che quotidianamente lotta per lavoro, amore, amicizia, scontrandosi con un mondo dove a far da padrone è il denaro. Gospodin è un uomo instabile, sente di non appartenere alla società in cui vive e diversi accadimenti lo conducono a prenderne coscienza e a realizzare, senza una sua apparente volontà, i propositi della sua vita.
La parabola di Gospodin inizia con la sottrazione, da parte di Greenpeace, del suo inseparabile e adorato lama, con cui andava sempre a spasso. La perdita del lama è solo la prima delle privazioni cui è sottoposto.
Nel corso della storia, infatti, la compagna e gli amici lo privano di tutti i beni che possiede, come il frigorifero, la televisione e il letto. La perdita dei beni materiali è accompagnata anche dalla perdita di affetti, in primis quello della compagna, che, non tollerando il suo modo di vivere “non borghese”, lo abbandona. L’unica cosa che riceve è una strana valigetta stracolma di soldi che tutti vorrebbero avere (i suoi affetti ritornano quando scoprono questa immensa fortuna), ma che Gospodin non vuole neanche aprire. Gospodin potrebbe dunque essere “felice” con quel denaro, ma la sua felicità è lontana dai soldi ed è basata, invece, su quattro presupposti: 1) Una partenza è da escludere, sarebbe troppo facile lasciare il proprio paese. 2) I soldi non devono essere necessari, quindi tuttalpiù si vive di baratti. 3) Ogni proprietà è da rifiutare, perché la nullatenenza è libertà 4) Libertà è non dover prendere decisioni. L’iniziale tragedia di Gospodin si tramuta in conclusione in una commedia. Infatti, raggiunge i quattro obiettivi senza far nulla. Messo in prigione per aver con sé quella valigetta stracolma di soldi, Gospodin trova qui la sua felicità: non ha lasciato il suo paese; non ha bisogno di soldi e lavora per ricevere un pasto caldo; non possiede nulla di sua proprietà; nessuno gli impone di decidere qualcosa.
Il testo dunque vuole in qualche modo drammatizzare l’attuale situazione sociale in cui il capitalismo ci ha portati, tra crisi economica, lavori non pagati o sottopagati. Però più che criticare l’attuale capitalismo informazionale, descritto da Manuel Castells, in cui le merci sono diventate gli scambi di informazione, il testo è immerso nelle filosofie di fine Ottocento, in particolare nel materialismo marxista ortodosso, che rifiuta il capitalismo industriale, che si batte contro la borghesia, che è contrario alla proprietà privata. Gospodin inoltre sembra essere quell’uomo descritto dalla filosofia proto-esistenzialista di Kierkegaard nell’opera Aut-Aut. L’uomo kierkegaardiano è costretto a prendere una decisione. Deve decidere come vivere la sua vita, invece di andare passivamente alla deriva trasportato dagli eventi. Quest’atteggiamento passivo, di non vera decisione, connota Gospodin, ma Kierkegaard avvisa che anche la non scelta, il non far nulla, è di per sé una scelta. Il nostro Gospodin, travolto passivamente dagli accadimenti, ha in realtà deciso di fare ciò. Il testo dunque è intriso di critica sociale, però utilizza degli schemi filosofici e una terminologia un po’ datati.
Dal sapore brechtiano, la messa in scena di Corsetti trascina lo spettatore dentro e fuori l’universo di Gospodin, accompagnato dai personaggi che uscendo dal loro ruolo si rivolgono direttamente alla platea, raccontando gli accadimenti della vita di Gospodin e i suoi pensieri, le sue ansie, i suoi desideri. La recitazione degli attori, a tratti naturale, a tratti esasperatamente e volutamente grottesca, tende a evidenziare le contraddizioni di questo mondo, diviso tra reale e surreale, tra quotidiano e paradossale. Una scenografia digitale fa da contorno a questo strambo mondo. Dei pannelli movibili accolgono un video mapping 2D, con cui gli attori interloquiscono piuttosto che interagire. Infatti, in questo caso non si può parlare propriamente di interaction design, in quanto gli attori non sono legati tramite tecnologie digitali alle proiezioni e non le influenzano mediante le loro azioni. Le scenografie digitali aiutano piuttosto a delineare perfettamente le stramberie di questo universo, riproducendo, con schizzi e abbozzi, spazi interni e luoghi esterni che, più che reali, rappresentano la visione distorta che ne ha Gospodin.
Lo spettacolo, dopo il debutto a Romaeuropa, sarà in tournée a Pesaro (21/23 novembre), Torino (24/30 novembre), Cuneo (2 dicembre), Casal Monferrato (3/4 dicembre), Genova (5/7 dicembre), Macerata (18/19 dicembre), Ascoli Piceno (20/21 dicembre), Asti (20 gennaio), Milano (21/25 gennaio), Padova (5 febbraio), Verona (6 febbraio), Vicenza (7 febbraio).
Visto il 16 novembre 2014 al Teatro Eliseo in Roma, in occasione del Roma Europa Festival
regia Giorgio Barberio Corsetti
con Claudio Santamaria,Valentina Picello e Marcello Prayer
drammaturgia tratto da Gennant Gospodin di Philipp Löhle
traduzione Alessandra Griffoni a cura del Goethe-Institut
scene Giorgio Barberio Corsetti e Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Gianluca Cappelletti
graphics Lorenzo Bruno e Alessandra Solimene
video Igor Renzetti
musiche Gianfranco Tedeschi e Stefano Cogolo
regista assistente Fabio Cherstich
una produzione Fattore K. / L’UOVO Teatro Stabile Di Innovazione
in collaborazione con Romaeuropa Festival