FAENZA – Va in scena al Teatro Masini di Faenza, giovedì 14 gennaio alle ore 21, lo spettacolo L’uomo della sabbia Capriccio alla maniera di Hoffmann della Compagnia Menoventi. Nell’ambito della stagione “più dieci. AL RIDOTTO”.
Riproponiamo la recensione dello spettacolo visto nel 2011 al Vie Festival di Modena.
CASTELFRANCO EMILIA (Modena) – L’uomo della sabbia è un racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, esponente di spicco del Romanticismo tedesco, e fa parte della raccolta Notturni. È un racconto molto complesso che affronta il tema dell’ambiguità e indaga l’immaginario dell’automa. Una storia che suscita nel lettore il sentimento del sinistro. Freud lo prende ad esempio nel saggio Il perturbante. Molti sono gli artisti che si ispireranno alle sue opere. Fu anche un eccellente disegnatore e pittore. La sua indipendenza e il suo gusto della satira gli causarono rimproveri e censure da parte dei suoi superiori, ritratti nelle sue caricature.
La compagnia dei Menoventi con la regia di Giovanni Farina (nato nel 2005) ne ha fatto una trasposizione per il teatro, “un capriccio alla maniera di Hoffman… un labirinto, un gioco di scatole cinesi, una narrazione senza fine in cui perdersi”, e il letterato germanico faceva al caso loro, capace com’è di creare sofisticati labirinti in cui finisci dentro e da cui esci ed entri. Appena arrivi a cogliere l’essenzialità della storia descritta, della trama narrata, come in un gioco di prestigio, ti ritrovi al principio da dove eri partito. E il ribaltamento narrativo (in questo caso drammaturgico) ti costringe a ricominciare da una prospettiva diversa. Come un gioco di specchi in cui tu ti rifrangi. Il meccanismo teatrale dell’ultimo sforzo creativo dei Menoventi che affronta un lavoro drammaturgico impegnativo, mutuandolo da un racconto letterario, che ruota tutto intorno al meccanismo della ripetizione dove le varie scene sembrano succedersi in modo eguale ripetitivo, salvo poi accorgersi della presenza di varianti che spiazzano lo spettatore, creano spaesamento, stupiscono per l’irrazionalità in cui si manifestano.
Da un’azione logica e conseguenziale si passa a qualcosa che è perturbante, paradossale, per creare un sentimento simile alla paura che si viene a creare quando un fatto, una persona, un avvenimento, si percepisce come conosciuto e allo stesso tempo estraneo. Freud lo spiegava il perturbante come “quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”. È quello che si viene a creare attraverso un via vai di personaggi che appaiono e scompaiono, entrano da una porta e ci escono subito dopo.
Il sipario che si chiude e si riapre a ritmo continuo e non ti da il tempo di assimilare la scena precedente che già è cambiata, assomiglia tanto ai nostri pensieri che ci turbano quando scorrono via veloci, senza tregua, nuvole passeggere da toni oscuri e foschi. Nell’uomo della sabbia i corpi che spariscono e riappaiono in posture diverse. Sono flashback di pochi istanti, fotogrammi di un montaggio che non segue nessuna apparente coerenza. Assomigliano molto a suggestioni oniriche dove il perturbante è di casa. Un rovesciamento continuo delle situazioni che si vengono a creare e si dissolvono come per incanto. Automatismi come nel caso dello spaesato ragazzo con una banana in mano, perennemente fuori luogo, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato: una delle scene più spassose e godibili dell’Uomo della sabbia.
Avvengono ribaltamenti continui come l’origine del nome di questa giovane compagnia, proiettata sempre più verso una raggiunta maturità artistica. Il nome Menoventi si rifà alla temperatura del proprio termostato di casa, se lo capovolgi da più diventa meno. Nel l’uomo della sabbia i più e i meno si alternano di frequente. I piani di lettura si confondono traendo in inganno quando meno te lo aspetti. Scene viste e riviste alla moviola. A farlo sono Consuelo Battiston e Alessandro Miele (ideatori della messa in scena insieme al regista), Francesco Ferri, Tamara Calducci, Mauro Milone, Tolja Djockovitch. L’ingranaggio scenico è minuzioso, nulla viene lasciato al caso, tempistica e recitazione seguono il ritmo dato da un metronomo e da un cronometro tarati all’unisono. Le musiche originali di Stefano De Ponti diventano il tessuto musicale dove si appoggia tutta la narrazione teatrale. Gli attori si dividono in parti uguali l’impegno di ricreare sulla scena le atmosfere e le suggestioni così ben descritte da Hoffmann, la frammentazione di una storia raccontata prima al presente per poi passare al presente, e quando lo ha compreso, è già tardi, l’uomo della sabbia è già uscito dalla porta. Quella di un inconscio che ci appartiene.
L’uomo della sabbia
Capriccio alla maniera di Hoffmann
di Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele
regia di Gianni Farina
musiche di Stefano Ponti
luci di Robert John Resteghini
con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Toija Djokovic, Francesco Ferri, Alessandro Miele, Mauro Milione
Compagnia Menoventi
Visto al Vie Festival Teatro Dadà Castelfranco Emilia il 15 ottobre 2011
L’uomo della sabbia
di Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele
regia Gianni Farina
musiche Stefano De Ponti
luci e direzione tecnica Robert John Resteghini
con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Tolja Djokovic, Francesco Ferri, Alessandro Miele, Mauro Milone
assistente alla regia Chiara Fallavollita
costumi Elisa Alberghi
tecnico di compagnia Sergio Taddei
macchinista Andrea Bulgarelli
foto di scena Arianna Lodeserto
disegno e grafica Marco Smacchia
scene realizzate nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival delle Colline Torinesi, Programma Cultura dell’Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero
grazie a Marco Cavalcoli e Chiara Lagani, Santarcangelo dei Teatri/Santarcangelo 41, Teatro Fondamenta Nuove, Compostc/Valtorto, perAspera/Drammaturgie Possibili – Festival di Arti Contemporanee, tutti i partecipanti ai laboratori del progetto Ubi
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