RUMOR(S)CENA – MERANO – BOlZANO – Gli sguardi a teatro degli studenti della Scuola per le professioni sociali della Provincia di Bolzano, corsi per operatore socio sanitario e operatore socio assistenziale.
Alcuni miei compagni ed io siamo andati al Teatro Puccini di Merano a vedere lo spettacolo intitolato “IMPRONTE DELL’ANIMA”. La storia era ambientata ai tempi del nazismo dove venivano eliminati, non solo le persone ebree ma anche ragazzi disabili, e persone che erano considerate non perfette. I ragazzi che hanno recitato queste scene erano ragazzi affetti da sindrome down, ma sinceramente in alcuni neanche si percepiva. Mi ha fatto molta impressione come venivano “controllate” queste persone in questo periodo bruttissimo. Queste persone non erano più cosiddette persone, ma oggetti che si usavano quando e come si voleva. Mi ha molto impressionato, anche, il comportamento del medico con il camice bianco che denigrava e “insultava” in un certo senso questi ragazzi e si comportava malissimo nei loro confronti. Ovviamente questo è teatro ma la realtà è questa che abbiamo visto.
Realtà cruda e crudele come si percepisce, anche dai film che si vedono al cinema o in televisione. Oltre al medico c’era anche l’aiutante, una signora che vedevo che puliva sempre per terra quando trovava dello sporco. Oltre a questi due attori c’era anche la narratrice che raccontava per filo e per segno quello che stavamo per vedere successivamente. Vedendo questi pezzi teatrali, non pensavo realmente che succedessero cose del genere all’epoca nazista. Però tutto sommato è stata anche questa una esperienza dove abbiamo capito meglio il periodo disastroso che vivevano queste persone “difficoltose” e “problematiche” e chiamate diverse. Io personalmente sono stato concentrato a guardare il medico, come si comportava e i suoi comportamenti verso i ragazzi. Sicuramente guardavo anche anche loro come recitavano ma mi sono focalizzato di più su quello che diceva il medico.
Mi ha anche fatto pensare, quando ho visto ad un certo punto l’infermiere/medico vestito da nazista, con il capellino e con la giacca con anche una svastica se non erro. Mi ha anche impressionato quando hanno bruciato le foto dei ragazzi e quando loro hanno indossato il pigiama a righe (titolo anche di un film famoso). Si sono anche sentiti dei colpi di pistola, finti ovviamente, durante la recitazione, come per far capire il momento in cui uccidevano le persone. Questi spari mi hanno spaventato perché ero concentrato a vedere le scene e sentendo questi colpi mi hanno fatto ritornare alla memoria quando sono andato anni fa ad Auschwitz a vedere i lager dove uccidevano queste persone. È stato molto interessante quel viaggio e mi ha anche insegnato molto e mi ha fatto comprendere molte cose spaventose che succedevano in quell’epoca.
Lorenzo Gasparini corso OSS scuola per le professioni sociali Levinas della Provincia di Bolzano
……………………………………………………………………………………………………………………………….
RUMOR(S)CENA – BOLZANO – L’idea di andare a teatro a vedere “Un Peep show per Cenerentola”, le mie aspettative erano vedere un tipico spettacolo con monologhi semplici, un teatro “semplice”. Ma non è stato così, niente in confronto, è un teatro diverso, perché favoloso. L’idea di essere in pochi e essere in cerchio dove il palcoscenico girasse era geniale come idea, perché non solo riuscivano a rispettare le norme sanitarie del Covid, ma anche più emozionante per lo spettatore che osserva uno spettacolo cosi da vicino, senza troppa gente, quasi intimo. All’inizio avevo i brividi causati da questo ragazzo al centro dello scenario, con una maschera da toro, le luci, la musica, il tutto sembrava quasi io facessi parte dello spettacolo.
È emozionante come questi ragazzi siano cosi professionali e riescano a gestire l’ansia dato dal fatto che abbiano un pubblico con gli occhi puntati, a recitare come se non dovessero recitare dato dal fatto che sono cosi calati con il personaggio che non si vede e che loro abbiano imparato a memoria i monologhi. Lo spettacolo affronta dei temi cosi profondi, come lo è la bellezza e il fatto di apparire bene alla società che ormai se non “rispetti” le caratteristiche, ti escludono. Lo spettacolo è emozionante, il fatto di essere esclusi dalla società a causa di non rispettare dei parametri è così umiliante che dovremmo rompere questa barriera, ma di vedere la bellezza non solo fisica ma quella del cuore che è quella che vale e non si deteriora come quella fisica. Ringrazio il professore per avermi aperto un mondo vedendo questo spettacolo ma soprattutto gli attori e il regista.
………………………………………………………………………………………………………………………….
Lo spettacolo svoltosi al Teatro la Ribalta “ Un Peep show per Cenerentola “ mi ha trasmesso una serie di emozioni. Inizialmente parlandone in classe mi ero fatta un’idea di come potesse essere lo spettacolo, ero molto emozionata , sapendo sin dall’inizio che la scenografia si ispirava al “peep schow”, ovvero uno spettacolo a pagamento a fondo sessuale erotico. Veniva dato un gettone, che poi si inseriva in una cabina singola, dottata di vetro.
Il loro scopo non era sicuramente quello descritto anteriormente, ma si ispirarono, per garantire la sicurezza e continuare a recitare anche in tempi difficili. Purtroppo non sono riuscita a godermi a piene lo spettacolo, perché mi sono immedesimata senza volerlo in tutte quelle persone che andarono a vedere spettacoli erotici. Quindi mi sono sentita molto a disaggio, quasi fino alla fine dello spettacolo. Alla fine mi sono confrontata con alcuni dei miei compagni e so per certo che anche loro che ciò che ho provato, lo hanno provato in parte anche loro. La differenza e che loro sono riusciti ad andare oltre all’idea del “peep schow”.
Alexandra Marilyn Vela Sandoval
corsa OSA scuola per le professioni sociali Levinas
……………………………………………………………………………………………………………………………..
Il Teatro della Ribalta è una compagnia teatrale composta da attori professionisti con disabilità e non. Ho avuto modo di andare a vedere uno spettacolo (“Un peep show per Cenerentola”) portato in scena dalla Compagnia. Per me era la prima volta, non li conoscevo, devo dire che ero incuriosita e piena di entusiasmo, non sapevo cosa aspettarmi!
Il peep show in tante località europee è considerato un luogo trasgressivo, in cui avvengono esibizioni e spettacoli erotici, ed il pubblico assiste da cabine individuali o spioncini. La Compagnia teatrale decide di rappresentare lo spettacolo proprio in una struttura ispirata ai peep show. Gli spettatori possono assistere allo spettacolo all’interno di singole cabine, ce ne sono 14 per l’esattezza e una piattaforma circolare funge da palcoscenico. Questa soluzione è stata pensata dal regista per rispettare il distanziamento in tempo di Covid. Il presentatore/narratore ci ha fatto accomodare, ognuno nella propria cabina ed abbiamo assistito alla gara di ballo tra le future aspiranti principesse. Con il sistema delle cabine si viene a creare una relazione intima ed esclusiva tra spettatore e attore. Il fatto di assistere da soli, dietro una finestra, mi ha fatto immergere totalmente nello spettacolo. L’impatto che si ha è molto più diretto, forte, potente! Credo che in realtà è lo spettatore a mettersi in discussione, a mettersi in gioco, a non sapere come comportarsi messo davanti alla disabilità, i ruoli si invertono, è lo spettatore che si sente osservato.
I temi emersi sono molti e tutti attuali: la bellezza, la sessualità, la diversità, l’apparire, come siamo guardati e come guardiamo. Ho trovato l’interpretazione degli attori davvero molto coinvolgente e mi hanno fatto appassionare allo spettacolo. Sono di una bravura estrema, e con il trascorrere dello spettacolo la loro disabilità svanisce, la si dimentica ed emerge solo il talento. Alla fine abbiamo avuto un incontro con il regista, ci ha raccontato il tipo di lavoro che fa con gli attori, tutta la preparazione e l’impegno che ci sta dietro ad una rappresentazione del genere. In particolare il lavoro che fa con i ragazzi e la loro personalità, lui la valorizza, non la snatura, lascia libertà e non vuole consacrare la disabilità. Durante lo spettacolo sono stata percorsa da innumerevoli emozioni, dall’angoscia, passando per la paura, il divertimento, la tristezza e la commozione. Ho davvero provato di tutto! È stata un’esperienza davvero unica.
Katherine Toechterle corso OSA Scuola per le professioni sociali della Provincia di Bolzano
…………………………………………………………………………………………………………………………
Lo spettacolo teatrale di “Un Peep Show per Cenerentola” è stato per me sicuramente molto emozionante e coinvolgente, suscitandomi emozioni forti e contrastanti, ma molto intense, probabilmente amplificate anche dalla modalità con la quale è stata strutturata la sala degli spettatori, che osservavano lo spettacolo all’interno di cabine singole collocate intorno ad un palco girevole. Un’idea davvero geniale. La simpatica presentazione dello show da parte di un attore che sembrava travestito da “drugo” del film
“Arancia Meccanica” sui pattini a rotelle, con un modo di fare altrettanto inquietante, è stato solo il preludio ad uno stato di angoscia che mi ha assalito appena iniziato lo spettacolo. Le varie ragazze che recitavano invano la parte della messa in mostra per trovare il loro principe azzurro,
cercando tra gli sguardi degli spettatori e le urla disperate di un altro attore, mi hanno suscitato una certa ansia e un po’ di disagio. Con il proseguo questa sensazione è per fortuna scemata e ho iniziato ad apprezzare sempre di più le scene di recitazione dei vari attori e soprattutto le scene di ballo in cui si cimentavano le ragazze. Scene che sono diventate sempre più coinvolgenti ed emozionanti, davvero meritevoli di applausi,
considerando le varie disabilità. Disabilità che con questo spettacolo vengono messe in secondo piano, facendo invece emergere le abilità
delle ragazze e dei ragazzi, valorizzando la loro personalità e le loro caratteristiche. Un lavoro teatrale che aiuta sicuramente ad aumentare la loro autostima e la consapevolezza delle loro capacità e dei loro limiti,
nonché utilissimo per sensibilizzare gli spettatori sull’argomento della disabilità e per rendere tutti consapevoli di avere la stessa parità di diritti e di opportunità.
Enzo Speziale corso OSA Scuola per le professioni sociali della Provincia di Bolzano