BUTI – Delicato e intelligente questo lavoro che è riflessione tutta interna, metateatrale sul senso dell’essere attore, ma anche drammaturgo sul perché del teatro e più in generale sull’arte del dono, sul senso della bellezza e della vita, grandi interrogativi filosofici che hanno attraversato la storia dell’umanità. Il teatro, un certo tipo di teatro infatti ha più a che vedere con la filosofia che con l’arte tout court pur esprimendosi con gli strumenti e la forma del proprio specifico.
Così anche le figure evocatorie dei Magi- Ventriglia, Garbuggino con gran cappelli in testa e fuochi delle bacchette luminose del fine anno, accompagnati da un musicista al trombone, diventano pretesto, icone, metafora del cammino da compiere guidati dalla luce magica della Stella Cometa per recare dono a chi ascolta col cuore, il pubblico che dell’attore è cuore e anima per rinnovare insieme un mistero che è il mistero della vita di ogni uomo che si è fatto carne. La riflessione sul tema viene trattata attraverso citazioni da scrittori come Eduardo, Florenskij, Cechov, Shakespeare, il varietà di inizio Novecento.
“La vita degli artisti di teatro, il teatro è contemporaneamente pregiudizio e routine, la vita del teatrante è un paradosso, i grandi autori scrivono per l’autore”- queste solo alcune delle tracce tratte dai testi dei drammaturghi che hanno riflettuto sul proprio lavoro e sul lavoro dell’attore messe a disposizione da questi “ Magi”, in una scena minimalista dove la parola è centrale, trattata con estrema cura del sussurrato della Garbuggino- una assai suggestiva presenza scenica e della poeticità sommessa di Ventriglia, le note gravi di Tony Cattano quasi ad abbassare ulteriormente i toni del discorso così alto, per restituirle alla semplicità, alla discrezione più pop, da banda di paese.
Nella seconda parte i toni si fanno lievemente più comici, ma di una comicità eduardiana, che fa solo sorridere e restituiscono la tragedia con leggerezza. E’ la commedia umana, quella che questi Magi, questi attori del carrozzone di Tespi che rinnovano il rito nel tempo, ci donano ogni sera, che è la sintesi del pianto e del riso, della vita e della morte, del dolore e della gioia però guardando alla Cometa, alla speranza, alla straordinaria storia del Bambino che ogni 25 dicembre si rinnova. E non poteva che non concludere con: “Ve piace ‘o presebbio?”
Visto al Teatro Francesco di Bartolo di Buti il 19 marzo 2014
Compagnia GARBUGGINO – VENTRIGLIA
MAGI
di e con Silvia Garbuggino e Gaetano Ventriglia
al trombone Tony Cattano