La definizione di dipendenza viene classificata come un “comportamento indotto dalle emozioni e dal desiderio irrefrenabile alla compulsione; insistenza nel comportamento autodistruttivo anche se vi è coscienza delle conseguenze negative a cui si va incontro; perdita del controllo del proprio comportamento”, e si distinguono tra abuso di sostanze e azioni “compulsive” , all’inizio manifestate banalmente ma nel tempo capaci di assumere caratteristiche di cronicità. Possono esserne affetti sia uomini che donne, indipendentemente dall’età, sesso, condizioni sociali ed economiche. L’insorgenza sempre più frequente di dipendenze, diverse da quelle tradizionali, fa ritenere che la società contemporanea crei all’uomo una difficoltà nel vivere, tanto da modificare le relazioni sociali e affettive. Nascono così dipendenze sempre più diffuse apparentemente celate dall’utilizzo a fini professionale come internet. Sull’ultimo numero della rivista Internazionale del 19 ottobre si può leggere un’interessante analisi di Tony Dokoupil dal titolo “Internet ci rende pazzi?” … “Tweet, post, chat, email. Tra smartphone e social network, trascorriamo online gran parte della nostra vita. Eppure studi recenti indicano che internet ci fa sentire soli e depressi. E potrebbe essere all’origine di alcuni disturbi psicologici”.
L’articolo molto dettagliato e corredato da fonti autorevoli spiega come questa dipendenza sia ampiamente dimostrata: «Peter Whybrow, direttore dell’Istituto Semel di neuroscienza e comportamento umano (University of California di Los Angeles), sostiene che il “computer è come una forma di cocaina elettronica” capace di scatenare cicli maniacali seguiti da periodi di depressione, Internet “spinge a comportamenti che sappiamo essere negativi e che ci rendono ansiosi, facendoci agire in modo compulsivo”, dice Nicholas Carr, candidato al Premio Pulitzer per il libro Internet ci rende stupidi? (Raffaello Cortina 2011), sugli effetti cognitivi della rete. “Incoraggia le ossessioni, la dipendenza e le reazioni da stress – aggiunge lo psicologo Larry Rosen – e favorisce o addirittura provoca l’infermità mentale.»
Uno scenario apocalittico e preoccupante considerato l’uso massiccio di internet da parte di molti adolescenti minorenni. Fa pensare al personaggio interpretato in Alterati da Michele Comite, (visto al Teatro San Giacomo di Laives) quando la sua dipendenza (vedi alla voce chat, facebook, sms) lo porta a comportarsi in modo compulsivo fino al parossismo. Non è un caso che il testo sia stato scritto da una giovane autrice (Ila Covolan), appartenente ad una generazione a rischio: quella più esposta a questo genere di dipendenze. La drammaturgia guarda con attenzione alle svariate forme di dipendenza, senza mai cadere nella facile retorica, o permettersi di giudicare, con la presunzione di aver capito cause ed effetti di patologie complicate da curare. Proprio a Bolzano è nata la prima struttura in Italia per la cura e la prevenzione delle nuove dipendenze da comportamento, come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la dipendenza da cellulare (basta fare un viaggio in treno per dover sopportare ore di telefonate inutili) , fino a quelle del lavoro e degli affetti. Laura Curino, la regista a cui è stato affidato il testo di Alterati (una produzione Cooperativa Teatrale Prometeo) coglie la complessità del tema e lo ha saputo sviluppare con il distacco necessario, facendo risaltare l’umanità di tutti i personaggi e “malati” di dipendenze, là dove la loro patologia è un aspetto esistenziale dell’essere umano, sempre più solo in mezzo agli altri. Un tossicodipendente borderline, uno spacciatore ossessionato dalla pulizia dei rifiuti, un padre in cura psichiatrica che rivela un rapporto patologico con la figlia. Una casalinga frustrata per non essere diventata geometra. La regia è delicata quanto efficace nel creare piccoli effetti scenici recitati da Michele Comite (giovane attore quanto promettente), dinamico e capace di sottolineare le varie sfumature dei vari ruoli a lui affidati. Lo racconta da narratore che tira le fila (un elettricista, l’unico cosciente e non affetto da dipendenze) della storia complessa e intrecciata.
Un campionario maschile e femminile di compulsioni dove si può anche sorridere nel loro agire. Non ridere ma riflettere grazie all’ironia che Laura Curino distilla dai comportamenti umani, segno che l’attrice -narratrice (qui in veste di regista) ha saputo analizzare e studiare, partendo da un dato oggettivo reale e facilmente osservabile nella vita quotidiana di ognuno di noi. Lo spettacolo è godibile, utile per discutere di un problema non solo sociale ma psicologico e sanitario, inserito al suo debutto nazionale nel programma della Giornata mondiale della salute mentale 2012. Il valore aggiunto di Alterati è proprio quello di un allestimento utile ai fini didattici per le scuole. La sua diffusione può contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica e i giovani studenti, al fine di prevenire il più possibile l’acuirsi di questo fenomeno che colpisce con effetti devastanti. Lo sanno bene i personaggi che vivono sulla scena teatrale per nulla creati solo dalla finzione. Ne sa qualcosa lo studente ricoverato in una clinica per le malattie mentali: usava l’iphone 24 ore al giorno. Una vita da “alterato”.
Alterati
di Ila Covolan
con Michele Comite
regia di Laura Curino
Visto al Teatro San Giacomo di Laives (Bolzano) il 12 ottobre 2012