ALTRITEATRI, Spettacoli — 21/10/2024 at 10:50

Giovanna d’Arco, una donna che lottava per una vita migliore

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RUMOR(S)CENA – ROMA –Vedevo un muro bianco: voi direste / uno schermo, una storia che s’illumina. / Solo un raggio scendeva, strano, obliquo, / da uno squarcio di nuvole.” Inizia come il racconto di una visione, ma potrebbe ben essere un film o uno spettacolo celato dietro il sipario e pronto ad andare in scena. È il racconto immaginario della storia di Giovanna, donna che lotta nel tempo suo crudele per sopraffazioni e fatica di vivere. Parte così, spedita, la “Giovanna d’Arco” che Luca De Fusco ha messo in scena ad aprire la stagione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale. L’ha messo in scena per ritrovare e fare ritrovare al pubblico il piacere e l’antica passione per un testo “non scritto per il teatro”.

GIOVANNA D’ARCO crediti foto CPajewski

Eppure vivo in scena da anni, ritornando non come fantasma inquietante o ombra che scolora, ma con la forza battagliera e l’emozione forte di una passione ostinata. Segni in intreccio e informazioni sottotraccia. Chi vuol coglierle se ne fa una ragione e comprende. Questo piccolo e bellissimo poema che Maria Luisa Speziani scrisse quasi in una trance, in rapidi sussulti, nel 1989, De Fusco l’ha messo in scena più volte. In anni ormai lontani, affidandolo alla passione fredda di Gaia Aprea che ne fece stupore di ricordo e storia di dolorosa esaltazione. Più volte ho visto questo spettacolo d’impalpabile coinvolgimento ed emozione in dosaggio attento di gesti e parole.

GIOVANNA D’ARCO crediti foto CPajewski

Ne ritrovo ora di nuovo le note, come per un canto fissato nella memoria e di nuovo differente e vivo nella bellezza dello spazio del piccolo, prezioso Teatro Torlonia. A fondere architettura e gesti affidati alla giovane interpretazione di Mersila Sokol che se ne impadronisce con precisione decisa e lo fa suo, spingendo nel racconto esaltato della giovane donna illuminata e, decisa, ne conquista rapidamente la vita ed i sogni, il confronto e lo scontro, l’identità nell’incontro possibile con la divina presenza dell’Angelo e del Dio stesso che ne guida i passi. Pochi spettatori per volta, disposti in cerchio a formare lo spazio del ricordo, in mezzo tre cubi neri, piedistalli, patiboli, o luoghi per vivere, raccontare e prender fiato.

La vita di Giovanna, dal millequattrocento lontano e violento si sposta avanti ed è tempo doloroso ed esaltato. Una storia ignorata che s’interseca, vera o immaginaria, con possibili immagini, luoghi, situazioni, persone, battaglie, conquiste, parole, mortificazioni, dubbi, paure, violenze, gioiosi incontri ed avare felicità. Di questo la Spaziani s’impadronì per la sua limpida costruzione in versi. Di questo Mersila Sokoli fa tesoro gestendo lo spazio e la memoria del viaggio possibile di Giovanna, donna, forse folle e santa, senza porsi problemi d’inutili identificazioni ma spaziando nel tempo cancellato. Fanciulla esitante che s’illumina, giovane forte nel temperamento e nelle scelte, donna che sacrifica e vive nel ricordo e nell’incontro trascendente, è attrice che sa dilatare gli spazi e governarli con scarti di voce e gesti precisi.

Di questo Luca De Fusco trova ancora una volta il piacere e la misura di guida nella messa in scena. A dirci, tutti loro, che il teatro attraversa volentieri il tempo e di tanto in tanto sa parlarci immutabilmente mutevole.

Giovanna d’Arco

di Maria Luisa Spaziani, regia Luca De Fusco, con Marsilia Sokoli, aiuto regia Lucia Rocco, elementi scenici e costume Marta Crisolini Malatesta, musiche Antonio di Pofi, Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Catania,

visto al Teatro Torlonia di Roma venerdì 11 ottobre 2024

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