RUMOR(S)CENA – LUGO DI ROMAGNA – Il mercante di Venezia di Shakespeare, nella traduzione di Masolino D’Amico, con la regia di Paolo Valerio e con un eccellente Franco Branciaroli che dà voce e figura a Shylock, è andato in scena al teatro Rossini di Lugo di Romagna. Da tempo Franco Branciaroli con il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro de Gli Incamminati si presenta in preziosi teatri nei luoghi più periferici, riscuotendo il meritato successo dal pubblico che mai si lascia scappare l’opportunità di godere della sua recitazione che con il Mercante di Venezia svela le pieghe intricate di temi ancestrali e sempre attuali, che portano l’accento su problemi sociali e interreligiosi mai completamente sanati, con digressioni su idealità quali la lealtà e l’amicizia.
In una Venezia al contempo dura e poetica Antonio (Piergiorgio Fasolo), il mercante agiato di alti principi, è contrapposto a Shylock, usuraio ebreo, vessato e quindi crudele. In quest’opera sono presenti molteplici personaggi, Bassanio (Stefano Scandaletti) che ha bisogno di tremila ducati per raggiungere Belmonte e cambiare vita; Porzia (Valentina Violo), contesa da molti pretendenti che aspetta Bassanio; Jessica (Mersila Sokoli), figlia di Shylock, che tradisce il desiderio del padre e fugge per unirsi a Lorenzo (Lorenzo Guadalupi) un cristiano; Graziano (Giulio Cancelli) e Nerissa (Dalila Reas), rispettivamente amico di Bassanio e cameriera di Porzia, che parallelamente declinano il loro amore in modo più popolare. Tutto però gira attorno al destino di Antonio, che perdute le navi si trova in balia dell’usuraio Shylock per aiutare l’amico Bassanio, e all’intransigenza di Shylock e del suo bisogno di riscatto e rivalsa, legittimati dalla legge della Serenissima.
È una partitura che non ha mai momenti calanti, in cui il cast che ha attorniato Shylock /Branciaroli ha recitato perfettamente la parte delicatissima di un’orchestra di altissimo livello che accompagna e sostiene il primo strumento. Shylock per parte sua è stato indagato negli anfratti più profondi del suo intimo, ossessionato dalla potente fisicità del suo riscatto (“sazierò l’antico rancore” è una delle prime asserzioni dell’ebreo) in risposta all’odio antico fra religioni e culture. La regia sottolinea la vocazione di Antonio al martirio, dichiarata in ogni battuta, presentandolo durante il processo a petto nudo e braccia aperte, come fosse crocifisso in attesa dell’esecuzione della condanna.
La contrapposta reazione brutale di Antonio, avuta salva la vita, ha posto l’accento fondamentale di questa regia sulla dialettica fra il mercante e l’ebreo, analizzata con attenzione e resa con straordinaria capacità istrionica da Franco Branciaroli che, pur svettando incontrastato, mai schiaccia gli altri componenti del cast. La scenografia di Marta Crisolini Malatesta, resa maggiormente incisiva dalle luci di Gigi Saccomandi e dalle musiche di Antonio Di Pofi, ha accompagnato il pubblico nell’atmosfera caratterizzata dai molteplici chiaroscuri della Venezia di fine ‘500 in contrasto con l’onirica Arcadia di Belmonte: una dialettica ben riuscita.
Visto il 28 ottobre 2022, Teatro Rossini, Lugo di Romagna, Ravenna