Recensioni — 22/01/2019 at 11:41

“Nettles” apre le sue stanze dove incontri la tua infanzia

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RUMOR(S)CENA – NETTLES – BMOTION – BASSANO DEL GRAPPA – Soli con le proprie emozioni: lo spettatore che entra in “Nettles”, un susseguirsi di stanze arredate con oggetti di vita quotidiana, ricordi e testimonianze, scarabei, un letto minuscolo, un cane che non abbaierà più, viene guidato attraverso gli anfratti più reconditi e bui del proprio inconscio e accorgersi come i meccanismi di difesa siano in grado di sopire se non rimuovere le nostre paure, tra cui quella della morte vissute nell’infanzia. La psicoanalisi è uno degli strumenti per affrontarli e risolverli; senza però dimenticare quanto sia importante la capacità dei processi creativi nel trasformarli in forme espressive e sensoriali più stimolanti e partecipativi per lo spettatore stesso. Diventa un “testimone – attore” come nel caso di Trickster -p, una delle realtà artistiche specializzate in questo tipo di ricerca mediata da una poetica che mette sempre lo spettatore (con un ruolo attivo agito tramite le sollecitazioni ricevute), al centro del processo creativo, dove la relazione tra spazio, luce e suono si fondono in un’esperienza immersiva e in maniera plastica.

Nettles Copyright-CCRZ

Fondata da Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl, Trickster-p opera nel campo della ricerca artistica scegliendo soluzioni in grado di contaminare tra loro più linguaggi espressivi. L’indagine condotta negli anni ha portato ad un’evoluzione delle scelte rappresentative: dal ruolo prettamente centrale della corporeità del performer, si è passati ad un’indagine sui sensi percettivi, con l’obiettivo di esplorare le reazioni e le visioni tra il mondo interiore e quello esteriore. La dialettica che si viene a creare è duplice e tocca un tema sensibile: i vissuti esperienziali dell’infanzia e l’immanenza della morte. Così come era accaduto con “h.g.” (allestimento del 2009 visto al festival bmotion di Bassano del Grappa), anche “Nettles” svela un immaginario del mondo infantile molto più complesso di quanto si possa credere. Le potenti metafore e simbologie ideate e realizzate nel dedalo delle stanze, in cui appaiono oggetti il cui impatto assume una valenza simbolica. Disposti con un rigoroso ordine e allineati a terra riportano ad una dimensione ignota ed inquietante. Quando ci si trova di fronte al perturbante la nostra coscienza subisce delle modificazioni tali da sentirsi indifesi, impauriti, colti di sorpresa, nell’affrontare esperienze a noi sconosciute.

Nettles Copyright CCRZ

Lo spettatore viene dotato da una cuffia audio guida che lo conduce dentro un ambiente algido, straniante, con il compito di gestire da sé le proprie emozioni. Incombe sulla sua presenza una sensazione di tragicità sospesa ma lo stupore viene elaborato mediante diversi livelli di lettura: da quelli sonori a effetti visivi più simili a sogni di color pastello. Aleggia quel senso di vulnerabilità della vista stessa in cui ci si ritrova nella fase dell’infanzia e le tracce materiali ricostruiscono un’identità biografica di chi non è più in vita. Un padre, un cane. La morte in Nettles vira in minuscole sfumature: è nei particolari apparentemente insignificanti che la si può trovare. La sollecitazione avviene per stimoli emotivi lasciati agire individualmente. Il successo di questo progetto è dato anche dalla libertà in cui il partecipante può gestire nel recepire, rifiutare, accogliere, ri-vivere le sensazioni percettive che il percorso riserva.

Nettles copyright CCRZ

Nettles ci permette di rivivere stati emotivi contraddittori, ambivalenti, dinamiche in cui ognuno si è dovuto confrontare. Il pensiero in quelle stanze si libera di sovrastrutture mentali tipiche dell’età adulta e la sensazione provata è quella di esorcizzare la paura della morte, ascoltando anche le storie sussurrate in cuffia. La dimensione spazio temporale si annulla con l’abbandono del proprio io e le voci raccontano storie come quella della bambina a cui «piaceva giocare con l’idea che il pavimento potesse improvvisamente spalancarsi sotto ai miei piedi facendomi precipitare in una lunga caduta. Giù, sempre più in basso fino a che – proprio quando sembrava non ci fosse più nulla da fare – nella mia testa potevo semplicemente fermare la discesa e tornare indietro al rassicurante calore della mia camera. È strano… e come se per tutta la vita il nostro cervello continuasse a fare le prove generali della sua morte… forse per capire come fermarsi giusto un attimo prima di spegnersi completamente. ».

 

Nettles Copright CCRZ

Nulla è come prima ma rivivere per un attimo la possibilità di abbandonarsi alle proprie emozioni istintuali fa apparire la morte come un’evoluzione naturale della vita, e i sentimenti che l’accompagnano ci permettono di sentirci ancora capaci di reagire, riuscendo a mantenere lo stupore che si può scorgere negli occhi di un bambino. Sono i sogni a metabolizzare le nostre paure e il sogno raccontato in Nettles dalla bambina che descrive una «seggiovia, nebbia e intorno tutto bianco»: un’immagine che non dovrebbe destare reazioni di paura ma l’onirico riserva sempre delle sorprese: « (…) indossavo un vestito troppo leggero. La seggiovia oscillava lentamente….» Con lei seduta accanto c’è una donna che la bambina non conosce: «in testa aveva un foulard marrone che teneva annodato sotto al mento. Come le contadine dei miei libri illustrati». È sul finale che si comprende, ancora una volta, come tutto sia legato alla morte: «La donna rimaneva lì immobile, piantata sulle gambe aperte. Ad un certo punto mi mostrava una croce di legno nella neve e mi diceva: “Lì è sepolta la mia bambina”».

Nettles copyright CCRZ

Nettles

creazione Trickster-p

concetto e realizzazione Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl; dramaturg Simona Gonella,collaborazione artistica Yves Regenass, Mamoru Iriguchi; spazio sonoro Zeno Gabaglio.

produzione Trickster-p, LuganoInscena Co-produzione Teatro Sociale Bellinzona, Theater Chur, ROXY Birsfelden, TAK Theater Liechtenstein, FOG Triennale Milano Performing Arts

Visto al Festival Opera Estate B.motion di Bassano del Grappa il 1 settembre 2019

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