Folli e teneri, sempre e comunque, i teatranti: riescono a dire in scena seriamente cose che, a dirle per strada, farebbero sorridere: possono interrogarsi – come se fosse la prima volta nella storia del mondo – sulla natura dell’amore, possono esplorarne la follia, possono impazzire di dolore e, appena un istante dopo, ridere, ridere a crepapelle, esattamente come gli innamorati, sono sinceri e bugiardi insieme, possono riscrivere l’universo intero delle passioni continuando a sentirsi e, soprattutto, restando davvero innocenti. Diciamo di “Borderline in love – uno studio oltre il confine”, l’ ultimo spettacolo realizzato da Silvio Laviano (questa volta non solo attore ma anche regista e drammaturgo) che s’è visto dall’8 al 16 marzo al Teatro del Canovaccio di Catania: in scena, oltre allo stesso Laviano, nelle vesti di un cupido demiurgo e narratore, ci sono Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Alice Ferlito, Nicola Alberto Orofino, Alice Sgroi, Vincenzo Spadaro, scene di Federica Buscemi.
L’idea è quella di assimilare il comportamento degli innamorati a quello di personalità “tecnicamente” borderline dal punto di vista della complessione psicologica: gente instabile, personalità disturbate tra psicosi e nevrosi, patologici narcisi sempre in balia del terrore d’essere abbandonati, capaci di dire “ti amo” in brevissimo tempo e, in brevissimo tempo, distruggere e distruggersi. Come poter esprimere tutto ciò? Ovviamente la letteratura sull’argomento è tanto sconfinata quanto impossibile da utilizzare concretamente per realizzare uno (un solo) spettacolo (in questo caso la forbice delle suggestioni e delle riflessioni si apre da Proust e Jung a Jan Fabre passando per Shakespeare) ed ecco allora che l’idea di Laviano è di smontare con – questa sì – folle leggerezza l’Amleto di Shakespeare e ricostruirlo, per frammenti, attraversamenti ed illuminazioni, come contemporanea tragedia di strada.
Una tragedia contemporanea che attraversa le vicende amorose di tre coppie e, come dentro un predefinito percorso ciclico e quasi stagionale, le fasi classiche dell’amore: dall’innamoramento al desiderio e al divampare della sessualità e, poi, dalla crisi fino alla rottura e all’abbandono, rimandando quasi per echi, citazioni e apparizioni fantasmatiche, alla tormentata vicenda amorosa di Amleto e Ofelia. Buona l’idea, interessante e ambiziosa (forse troppo), ma la realizzazione appare sfilacciata, non omogenea nel disegno e suscita non poche perplessità: non solo perché in scena il carico delle passioni può anche scoppiare ma non deve mai dare l’idea d’esser fuori controllo, ma soprattutto perché manca davvero quell’azione, unica e definita, capace di unificare e organizzare il tutto (motivi, parole, gesti, mimesi), laddove d’altra parte la straniata ed elegante narrazione /riflessione del cupido narratore non si fa azione e, più che narrare e guidare, sembra appunto commentare, ex post, quanto accade in scena
“Borderline in Love – Uno studio oltre il confine”, da W. Shakespeare, J. Fabre, Jung
ideazione e regia di Silvio Laviano, con Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Alice Ferlito, Silvio Laviano, Nicola Alberto Orofino, Alice Sgroi, Vincenzo Spadaro.
(crediti fotografici Antonio Licari)
Scena e installazione di Federica Buscemi. Assistente alla regia Alice Sgroi e Giada Caponetti. Progetto fotografico/grafica di Antonio Licari – Officina Fotografica. Produzione di Etna ‘Ngeniousa – XXI In Scena – Rassegna XXI In Scena. Teatro del Canovaccio, Catania, 8/9/14/15/16/23/24 Marzo 2014.