«La cruda dimostrazione
della vita del combattente in alta montagna, mostrata in questo museo, vuol essere una esortazione alla pace e all’amicizia tra i popoli»
«La storia di una guerra assurda combattuta tra uomini che erano amici e parenti, i quali non sapevano cose fosse l’odio e di essere nemici»
MARMOLADA (Provincie di Belluno e Trentino) – Siamo ad un altitudine di 3265, denominata come la “Regina delle Dolomiti”: la vetta più alta che tutti conoscono come Marmolada al centro della della Zona Monumentale Sacra di Punta Serauta, (la quota massima la raggiunge Punta Penia a 3343), facente parte delle Dolomiti dichiarate Patrimonio dell’Umanità È qui che sabato 27 giugno verrà inaugurato il museo più alto d’Europa (situato a 2950 metri nella stazione funiviaria di Serauta) e dedicato alla Prima Guerra Mondiale. L’evento denominato “Marmolada Grande Guerra” ha una rilevanza internazionale nell’ambito delle celebrazioni del Centenario. Lassù su quelle cime migliaia di soldati italiani e austriaci si fronteggiavano l’uni contro gli altri, in condizioni di vita disperate, sofferenti per il freddo, il ghiaccio perenne, la morte frequente causata dalle valanghe e dagli stenti. La “morte bianca” era la causa principale dei decessi. All’inaugurazione sarà presente l’Onorevole Franco Marini, Presidente del Comitato del Centenario, rappresentanti del Governo Austriaco, alti ufficiali delle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano, Alberto Curti dell’Associazione Onor Caduti del Ministero della Difesa, una delegazione dei Kaserjager austriaci dell’associazione Croce Nera d’Austria che collabora con il Ministero della Difesa Austriaca con lo scopo di mantenere viva la memoria dei militari caduti nei conflitti ed effettua visite periodiche nei sacrari militari che contengono spoglie di soldati austriaci anche all’estero.
Saranno presenti anche rappresentanti politici della regione Veneto del Tirolo e della Baviera. A fare gli onori di casa Mario Vascellari presidente della Società Marmolada che ha finanziato interamente il progetto di riqualificazione del museo. Il museo dispone di un’area espositiva di 300 metri quadri e un allestimento multimediale interattivo, curato dall’architetto Claudine Holstein di G22 Projects Srl con i grafici della Gruppe GUT, che consentirà di rivivere e comprendere la realtà del conflitto vissuto in alta montagna e le situazioni estreme dei soldati in trincea. Il Museo si trova in prossimità del fronte bellico e dei luoghi della Grande Guerra che vide tra il 1915 e il 1918 l’esercito del Regno d’Italia combattere contro le armate dell’Impero Austro-Ungarico. Un fronte di guerra lungo una linea di confine di 650 chilometri di montagne. L’accesso al museo è gratuito e per accedere è necessario acquistare solo il biglietto della funivia (in funzione nel periodo estivo dal 28 giugno al 13 settembre 2015), raggiungibile da Malga Ciapela anche per i diversamente abili. Dalle vetrate del museo dotato di 300 metri quadri di spazio si potranno anche ammirare le postazioni di guerra italiane e austro-ungariche recentemente rese agibili nonché le vette più belle delle Dolomiti. Nei pressi della stazione di Punta Rocca (3265 metri), è possibile anche visitare la terrazza panoramica e la grotta-cappella con la statua della Madonna consacrata da Papa Giovanni Paolo II.
La Zona Monumentale di Punta Serauta è affidata alla tutela del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra (Ministero della Difesa) e ricorda ed onora gli Uomini che combatterono sulla Marmolada durante la Prima Guerra Mondiale. Sull’ammasso roccioso di Punta Serauta i soldati italiani scavarono grotte e camminamenti, recentemente riattivate e visitabili nei mesi estivi seguendo l’itinerario consigliato nella planimetria. Qui gli italiani vissero dal maggio 1916 al novembre 1917, in una guerra di posizione contro lo sbarramento austriaco Forcella V – Sasso delle Undic. Giuliana Boscheri è la coordinatrice per la Società Marmolada srl responsabile per l’inaugurazione e la riqualificazione del museo dell’Associazione Grande Guerra Marmolada. Il Comitato scientifico del Museo è composto dalla direttrice del Museo di Sedico, dalla conservatrice del Museo di Bassano e dal professor Romanato dell’Università di Padova.
«Il lavoro degli storici è stato quello di individuare e recuperare i reperti che sono stati scelti per essere esposti, questo grazie alla collaborazione di altri musei – spiega Giuliana Boscheri – e ora il Museo in origine creato da Mario Bartoli e finanziato da Bruno Vascellari della Società Marmolada. Qui si è combattuta la guerra più assurda dove morivano uomini a causa delle valanghe e non per ferite da armi da fuoco. L’obiettivo che vogliamo perseguire è quello di riconciliare la guerra con il museo e diffondere un messaggio di pace rivolto ai due popoli, l’italiano e quello austriaco. L’intento è stato quello di valorizzare non le armi e gli strumenti di guerra ma la relazione che si veniva a creare tra l’uomo e il soldato. La storia di una guerra assurda combattuta tra uomini che erano amici e parenti, i quali non sapevano cose fosse l’odio e di essere nemici».
Il tenente del 51° Reggimento Fanteria Brigata Alpi Flavio Rosso ( Lavagna 17 novembre 1869 – Rocca Pietore 26 novembre 1917) nelle sue lettere dal fronte ha lasciato scritto: «Non so cosa vuole dire guerra e noi eravamo come carne da macello. Non sapevamo perché si doveva combattere». A questo ufficiale decorato con la medaglia d’argento al Valore Militare è stata intitolata la galleria realizzata dalle truppe italiane per sorprendere le forze austro – ungariche sulla Forcella Vu della Marmolada. Lo scavo della galleria d’attacco fu iniziato il 4 luglio 1917, partendo dalla valle di Antermoia sotto la quota dei 3065 e finiva per sbucare nella galleria austro – ungarica. Il 26 settembre del 1917 quindici uomini guidati dal tenente Rosso, mentre erano impegnati nel tentativo di realizzare una galleria da mina nella grotta inferiore, al fine di far crollare la postazione nemica, furono sepolti dal crollo della galleria superiore fatta esplodere dagli austriaci per impedire l’avanzata degli italiani.
Per celebrare l’inaugurazione del museo la coordinatrice Giuliana Boscheri ha chiamato anche due attori molto conosciuti: Carlo Simoni conosciuto per essere stato per molti anni della sua lunga carriera il primo attore del Teatro Stabile di Bolzano e Roland Sölva, attore altoatesino e tra i protagonisti del film Der Stille Berg di Hernst Gossner. A loro due sono stati affidati per una lettura interpretativa brani di lettere e di diari dei soldati che hanno lasciato testimonianze scritte di come si svolgeva la loro vita di stenti e sofferenze nelle trincee e nelle gallerie scavate nel ghiaccio. Molto è stato scritto sulla Grande Guerra, e la Marmolada è ancora in grado di offrire ai visitatori una testimonianza approfondita e reale di quanto accaduto in cima alla maestosa montagna e nel suo ghiacciaio. I lamenti, le imprecazioni, le preghiere e le speranze sono riportate nel libro La città di ghiaccio. Guida agli itinerari e al museo della guerra 1915-18 in Marmolada, scritto da Mario Bartoli, Mario Fornaro, Gianrodolfo Rotasso.
Un altro testo di riferimento è “1915-1916 Kaiserjager in Marmolada” di Luca Girotto: «La storia fino ad oggi mai raccontata delle battaglie invernali sulla Marmolada per l’occupazione delle creste oltre tremila metri. Dall’autunno 1915 alla primavera del 1916 (il periodo meno noto della Grande Guerra nel settore “Marmolada”, torna a rivivere attraverso le memorie e le 250 foto inedite di Fritz Malcher, L’Alpen Referent, responsabile per la prima difesa della Regina delle Dolomiti. Un racconto testimonianza della lotta epica contro la natura e l’avversario che rese possibile la nascita della “Città di ghiaccio”. «Su questa montagna per via della sua sua quota superiore a quella delle altre cime, nel 1915, passava, attraverso il suo ghiacciaio, il confine con l’Austria, che da punta Penia, oltrepassando il Sasso delle Undici, scendeva a Passo Fedaia – scrive Mariano Moro nel suo “Le operazioni belliche durante la Grande Guerra 1915-1917”.
Con l’inizio delle ostilità il principale sforzo offensivo italiano fu diretto allo sfondamento del fronte verso la Val Pusteria, nell’intento di raggiungere Fortezza e il Brennero al fine di isolare le forze austriache in Trentino. Durante il primo inverno di guerra le abbondanti nevicate provocarono con il disgelo colossali valanghe che causarono, nel marzo del 1916, migliaia di vittime civili e militari. (…) Le gallerie scavate sotto la superficie del ghiaccio servirono a raggiungere le postazioni avanzate che esistevano sopra il manto gelato. In profondità furono realizzate anche delle caverne dove gli austriaci costruirono delle baracche di legno per adibirle a dormitori, infermeria, magazzini, e zone dove i soldati potevano radunarsi quando cessavano i combattimenti. Un insediamento abitativo di 300 soldati che fu denominato “Eisstadt” (Città di Ghiaccio), scomparsa nel 1922 a causa dello scorrimento verso valle del Ghiacciaio».Il programma degli eventi culturali che seguiranno all’inaugurazione del Museo inizieranno il 4 luglio e proseguiranno fino al 5 settembre.
Tra gli appuntamenti in calendario è previsto anche il racconto teatrale “Guerra Bianca – Fuoco sotto la neve” di Paola Rossi che racconta di un «…conflitto dove era difficile respirare in zone inospitali ma di incomparabile bellezza. Qui il conflitto non fu caratterizzato da grandi assalti, ma da una logorante guerra di posizione condotta tra le rocce, il ghiaccio e la neve. Azioni belliche dove protagonista incontrastata fu la natura. Dove la dimensione umana, grazie alle situazioni ambientali e climatiche estreme, prese il sopravvento. Alla ricerca di questa dimensione umana – scrive Paola Rossi – resa vivida dal contatto con la montagna, il racconto si sviluppa attraverso le parole dei protagonisti, tratte dalle lettere, ricordi e diari. (…) Testimoni muti sono gli oggetti che oggi non ci fanno pensare alla guerra, come una slitta o un paio di sci, utilizzati per il trasporto e lo spostamento di vettovaglie, armi, feriti, e che rappresentarono spesso la salvezza di molti». Il Museo della Grande Guerra della Marmolada intende rievocare proprio questo: la vita degli uomini e le loro gesta per la sopravvivenza come sinonimo di una pace da difendere sempre. Il
Marmolada: la leggenda
Il nome Marmolada dal latino marmor “marmo”, (ma non ci sono prove certe su questa origine) potrebbe derivare invece da una radice indoeuropea dal greco marmar-, che significa “splendere”, “scintillare”, riferito al ghiacciaio sulla cui origine e formazione esiste una leggenda che racconta di una vecchietta che veniva sgridata dai suoi compaesani, perché vista raccogliere il fieno il 5 agosto, giorno della festa votiva dedicata alla Madonna della Neve. A causa di questo gesto la notte seguente iniziò a nevicare, tanto da creare il ghiacciaio e sotto il quale giace ancora la povera vecchietta col suo fieno.
http://www.funiviemarmolada.com
http://www.museodellaguerra-marmolada.com